SELALUNA Incontra "La felicità è una lunga pazienza "di Maria Teresa Cusumano.
«Coltivare la Memoria è ancora oggi un vaccino prezioso contro l’indifferenza e ci aiuta, in un mondo così pieno di ingiustizie e di sofferenze, a ricordare che ciascuno di noi ha una coscienza e la può usare.»
Incontri - Presentazioni
quando | 07/12/2024 |
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orario | Dalle 16:00 alle 18:00 |
dove |
Treviso Presso la Sala Conferenze “V. Zanini ”del Museo Bailo, Borgo Cavour, 24 - Treviso |
prezzo | Ingresso gratuito |
info | info@selaluna.it |
organizzazione | SeLALUNA - Associazione di Promozione Sociale |
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SeLALUNA presenta:
Maria Teresa Cusumano
La felicità è una lunga pazienza
Introduzione e intervista di Fatima Bechini
Per le letture dai testi: le lettrici
Elena Galimberti e Francesca Pastrolin
La felicità è una lunga pazienza è il primo romanzo di Maria Teresa Cusumano. La prefazione del libro si apre con una citazione di Liliana Segre:
«Coltivare la Memoria è ancora oggi un vaccino prezioso contro l’indifferenza e ci aiuta, in un mondo così pieno di ingiustizie e di sofferenze, a ricordare che ciascuno di noi ha una coscienza e la può usare.»
Ed è proprio la forza della coscienza che spinge il capitano di fanteria Tommaso Melisurgo a rifiutare l’opportunità di salvarsi quando, dopo l’8 settembre 1943, gli fu prospettata l’alternativa: arruolarsi nell’esercito tedesco o essere deportato in Germania come ‘traditore badogliano’.
Divenne così uno dei tanti IMI, acronimo che significa Internati Militari Italiani (Italienische Militär-Internierten - IMI) e che era il nome ufficiale dato dalle autorità tedesche ai soldati italiani catturati, rastrellati e deportati nei territori del Terzo Reich nei giorni immediatamente successivi all'8 settembre 1943, data dell’Armistizio di Cassibile.
Come tali, furono obbligati al lavoro forzato e sottratti alla possibilità di controllo della Croce Rossa Internazionale e alla tutela della Convenzione di Ginevra del 1929, sottoscritta anche dalla Germania, che prescriveva un trattamento umanitario.
Nell’aprile del 1943 il capitano di fanteria Tommaso Melisurgo si trova a Coo, oggi Kos. La giovane moglie Maria è rimasta a Potenza e cerca di sopravvivere ai disagi della guerra provvedendo ai loro due figli Lidia e Mimmo e alle nipoti Vita e Donata rimaste orfane.
La tragedia di Tommaso comincia con la presa di Coo, un’isola del cosiddetto Dodecaneso, da parte dei tedeschi. Dei 148 ufficiali italiani catturati appartenenti al 10° Reggimento fanteria “Regina” sette passarono con i tedeschi, ventotto riuscirono a fuggire in Turchia, dieci furono ricoverati in ospedale per poi essere trasferiti prigionieri in Germania, mentre gli altri furono fucilati dai militari tedeschi. Tra i ricoverati in ospedale c’era Tommaso Melisurgo, quasi in punto di morte.
Mentre Maria lotta coraggiosamente per la salvezza dei suoi figli, affrontando dure privazioni e momenti drammatici, tra cui il bombardamento di Potenza, Tommaso viene imprigionato e trasferito in vari campi di prigionia. Affrontano entrambi terribili difficoltà, ma resistono, sostenuti da un forte legame affettivo e da una fede profonda.
La parola resistenza si declina anche così sul piano personale e diventa poi, con un’ulteriore presa di coscienza, resistenza civile.
Quando finalmente Tommaso potrà ritornare ad abbracciare la sua famiglia, dovrà affrontare ancora sofferenze prima della serenità, perché ‘la felicità è una lunga pazienza’.