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23 aprile 2024

Esteri

Siria, Onu ritira personale 'non essenziale'

Usa avvertono: armi chimiche linea rossa

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Siria, Onu ritira personale 'non essenziale'

DAMASCO - Le Nazioni Unite hanno deciso di ritirare dalla Siria tutto il loro personale "non essenziale" e di vietare i viaggi fuori dalla capitale Damasco al personale restante. Lo riporta la Irin, agenzia di informazione delle Nazioni Unite, che cita Radhouane Nouicer, coordinatore regionale per gli aiuti umanitari. "La situazione della sicurezza è diventata estremamente difficile, anche a Damasco - ha detto il dirigente Onu - Finché il diritto umanitario internazionale non sarà pienamente rispettato da tutte le parti del conflitto e finché la sicurezza degli operatori umanitari non è garantita, le agenzie Onu rivedono le dimensioni della loro presenza nel paese e il modo in cui distribuiscono gli aiuti umanitari".

Mentre sale la preoccupazione per le armi chimiche, dopo le notizie circolate circa il loro spostamento negli ultimi giorni. "Il presidente ha lasciato chiaramente intendere che l'uso di armi chimiche è una linea rossa" ha detto Jay Carney, portavoce della Casa Bianca, rispondendo nel corso del briefing con i giornalisti ad una domanda sul rischio che il regime di Damasco possa ricorrere a quel tipo di armi, un rischio "rispetto al quale abbiamo un'accresciuta preoccupazione". "Siamo preoccupati per il fatto che un regime sempre più assediato" possa usarle, ha affermato.

Ma il regime siriano non intende usare il suo arsenale chimico contro la popolazione, ha assicurato oggi il ministero degli Esteri di Damasco con un comunicato diffuso attraverso la tv di stato. "In risposta alle dichiarazioni del Segretario di Stato americano - si legge nella nota - che ha mandato un avvertimento alla Siria in merito al possibile uso di armi chimiche, la Siria ha più volte precisato che, in qualunque circostanza, non userà contro il popolo questo tipo di armi, ammesso che le abbia a disposizione".

Nel frattempo, fonti diplomatiche arabe citate dall'emittente 'al-Arabiya' sostengono che il portavoce del ministero siriano degli Esteri, Jihad al-Maqdisi, avrebbe disertato. In precedenza la tv del movimento sciita libanese, al-Manar aveva annunciato che al-Maqdisi "è stato rimosso dall'incarico dopo aver rilasciato alcune dichiarazioni che non riflettono la posizione ufficiale del governo". Alcuni siti libanesi sostengono che il portavoce ha già lasciato il paese e sarebbe partito per Londra dall'aeroporto internazionale di Beirut. Anche secondo gli attivisti dell'Osservatorio siriano per i diritti umani ha voltato le spalle al regime fuggendo verso Londra. A luglio il portavoce era finito nell'occhio del ciclone per aver affermato che il regime non intende usare le sue armi chimiche, di fatto ammettendo che ne possiede.

Intanto è di almeno 125 morti il bilancio delle vittime delle violenze di oggi in tutta la Siria. Lo affermano gli attivisti dei Comitati locali di coordinamento, spiegando che tra le vittime si contano otto bambini e sette donne.

Oggi le forze armate di Ankara hanno fatto decollare i loro jet militari dopo che questa mattina il regime siriano ha bombardato postazioni dei ribelli a Ras al-Ain, città sul confine con la Turchia. Lo riferiscono i siti turchi, spiegando che gli F-16 si sono alzati in volo dalla base di Diyarbakir. Da quando due mesi fa il territorio turco è stato raggiunto da alcuni colpi sparati da oltre frontiera, Ankara ha schierato aerei e carri armati lungo il confine.

Nuovi scontri tra i ribelli e l'esercito regolare siriano si sono registrati stamani nei pressi dell'aeroporto internazionale di Damasco. I caccia dell'aviazione hanno bombardato alcune postazioni dei ribelli situate nei dintorni dello scalo, mentre la tv di Stato siriana ha riferito che l'esercito ha colpito "le basi dei terroristi" vicino all'aeroporto e che la battaglia per "proteggere Damasco" prosegue.

La Syrian Arab Airlines, la compagnia di bandiera siriana, ha ripreso i suoi voli in partenza e in arrivo all'aeroporto internazionale di Damasco dopo tre giorni di stop dovuti ai violenti combattimenti.

(Adnkronos/Aki/Ign)

 



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