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28 marzo 2024

Treviso

Sovranità alimentare? Nella Marca siamo sicuri solo di poter sorseggiare bollicine

EDITORIALE - Zaia plaude alle intenzioni dell’Europa di cambiare le politiche agricole, putando sulla sovranità alimentare

| Ingrid Feltrin Jefwa |

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| Ingrid Feltrin Jefwa |

Prosecco

EDITORIALE - L’Europa scopre che le politiche agricole attuate fino ad ora ci rendono dipendenti da paesi come la Russia. Si profila quindi un cambio di tendenza per poter raggiungere una nuova autonomia alimentare che non ci renda sottomessi e magari anche ricattabili, sotto il profilo economico e della sussistenza. Il Commissario europeo all’agricoltura, Janusz Wojciechowski, di recente, ha reso noto che l’Europa attingerà alla riserva di crisi da 500 milioni di euro della Pac (Politica agricola comune). La decisione è volta a finanziare misure di emergenza sui terreni "a riposo", così da fronteggiare il caro prezzi energia e materie prime. Insomma, si corre ai ripari, per rimediare ad errori di pianificazione che ora emergono in maniera lampante, ma si tratta solo di un primo passo (che riguarda i terreni "a riposo"). Pare evidente che si dovrà però rivedere anche altri aspetti del settore.

Sulla questione ha detto la sua il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, in un comunicato stampa dello scorso 17 marzo: “Qualcosa si muove nella direzione giusta. L’Europa ha capito che, con questi prezzi e con questa terza guerra mondiale commerciale e finanziaria, bisogna tornare a investire nella terra, nell’agricoltura, nei contadini. Questa crisi dimostra ancora una volta che bisogna essere sovrani dal punto di vista alimentare”. Quindi riferendosi alla dichiarazione del Commissario europeo all’agricoltura, Janusz Wojciechowski, Zaia conclude: “Con questa decisione decine di migliaia di ettari torneranno produttivi, così da ridurre la dipendenza del nostro Paese dalle importazioni e da riconfermare il ruolo centrale dell’agricoltura”.

Va precisato che: “La sovranità alimentare è un indirizzo politico-economico volto ad affermare il diritto dei popoli a definire le proprie politiche e strategie sostenibili di produzione, distribuzione e consumo di cibo, basandole sulla piccola e media produzione. Secondo i sostenitori della sovranità alimentare, i Paesi devono poter definire una propria politica agricola ed alimentare in base alle proprie necessità, rapportandosi alle organizzazioni degli agricoltori e dei consumatori”. In parole povere: anche a scapito del maggior profitto, si dovrebbero attuare politiche volte a valorizzare le produzioni locali, con il fine ultimo di rispondere alle esigenze alimentari della popolazione. Quindi no alle coltivazioni intensive o alle monocolture, privilegiando metodi di coltivazione sostenibili, con l’obbiettivo di rispondere a quelle che sono le necessità di chi abita il territorio anche dal punto di vista della salubrità ambientale.

Quindi ciò che afferma il presidente della Regione è assolutamente condivisibile. Ma se fino ad ora l’Europa ha seguito una strategia dimostratasi errata a livello regionale le cose non sono andate poi molto meglio. Già, perché se dovessimo dipendere da quello che produciamo in Veneto, l’unica certezza sarebbe quella di poter sorseggiare bollicine. Eventualità che ovviamente a livello nutrizionale non è sufficienti a consentire il sostentamento della popolazione. Senza sindacare sulle responsabilità di questo stato di cose, vale la pena capire come, soprattutto negli ultimi anni, il nostro territorio agricolo sia cambiato. 

Uno studio di Matteo Basso, ricercatore dell’università Iuav di Venezia, ha anlizzato i dati sull'uso del suolo forniti da Avepa: “Tra il 2015 e il 2019 la superficie a vigneto è cresciuta, nella zona DOC, del 27,63% pari a 14.903,16 ettari”. Nello studio di Basso si legge poi che ben l'83,99% della nuova superficie a vigneto (stiamo parlando di Prosecco) è stata piantata in aree in precedenza a seminativo, quindi prosegue: “È la Provincia di Treviso - ovviamente quella con un maggior numero di nuova superficie a vigneto impiantata – a registrare la più grande concentrazione di trasformazioni (nell’uso del suolo, ndr). Il seminativo è stato maggiormente trasformato nella Provincia di Treviso e in quella di Venezia”.

Nel Trevigiano, così come nel resto del Veneto i terreni dove prima si coltivavano magari cereali, sono stati perciò convertiti in vigneti. Ma per fortuna Zaia concorda sull’opportunità di investire sulla sovranità alimentare: attendiamo quindi fiduciosi un’inversione di rotta delle politiche agricole attuate fino ad oggi anche con un rinnovato impegnno da parte del Veneto, su questo fronte economicamente strategico, auspicando nuove misure che possano garantire maggiori risorse alimentari alla nostra regione.

Leggi anche:

Quanto e come si espandono i vigneti? I risultati dello studio 

Sempre più vigneti nei centri abitati al posto dei terreni edificabili: il record a Susegana 

 

Studio di Matteo Basso, ricercatore dell’università Iuav di Venezia

 


 

 


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