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25 aprile 2024

Nord-Est

"E' stato qualcosa di surreale, come un tuono": la testimonianza del disastro bellunese

Intervista allo scultore Avio De Lorenzo

| Alberta Bellussi |

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| Alberta Bellussi |

Approfitto della Rassegna Prealpi in Festa di Cordignano dedicata al legno, ai boschi per intervistare lo scultore Avio De Lorenzo che proviene da Costalta in Comelico, a ridosso della Val Visdende. Una conversazione che parla di legno, di scultura, delle sue recenti soddisfazioni, chiamato a Pechino a scolpire animali dolomitici, insieme ad altri due amici scultori, per gli scenari delle Olimpiadi del 2022 ma inevitabilmente Avio, con la voce commossa, finisce a parlarmi del disastro che ha colpito 10 giorni fa i suoi boschi.

 

La scultura cosa rappresenta per te?

Una delle frasi più famose di Michelangelo recita: “Ogni blocco di pietra ha una statua dentro di sé ed è compito dello scultore scoprirla”. Se ci pensate la statua si trova già dentro il tronco; l’atto creativo sta nell’eliminare tutto ciò che di superfluo impedisce alla statua di venire alla luce e di manifestarsi. Lo scultore con il suo agire di sega, sgorbie e scalpelli “libera” la statua che è dentro quel tronco di legno o blocco di pietra. Lo scultore dà vita. Ogni tipo di legno ha una sua durezza e una sua plasmabilità ed è proprio quella che permette all’idea dell’artista di essere liberata. Il legno ha una sua vita nuova oltre l’albero ma ne conserva il profumo del bosco. Il legno più usato è il cirmolo o pino cimbro e anche qui lo usiamo. E’ un legno molto plasmabile ma soprattutto è un legno profumato che coinvolge e porta benessere.

 

 

Cosa è successo nella tua valle 10 giorni fa?

Ero appena tornato dalla Cina quel giorno, ed ero ancora un po’ confuso dal jet-lag, a metà pomeriggio sento un colpo forte tipo un tuono, qualcosa di surreale e il vento che comincia a soffiare fortissimo. Mi era venuto in mente di uscire ma per fortuna sono stato in casa. La furia del vento in pochissimo tempo ha spazzato i boschi che hanno sempre approvvigionato la Serenissima e i boschi di abeti rossi delle Val Visdende che poi diventano pregiati violini. Migliaia di piante rotte, quasi tutte spezzate a un metro da terra perché i pini hanno un apparato radicate molto forte; hanno un “perno” centrale che scende per metri e le radici laterali che nel bosco ogni albero si intrecciano uno con l’altro sostenendosi una con l’altra. Per questo non sono caduti ma si sono spezzati come stuzzicadenti. Erano boschi centenari bellissimi ci vorranno anni solo per togliere gli alberi rotti e secoli perché il bosco torni come un tempo. Nella Val Comelico esiste l’usanza della Regola forse quella darà una mano alla ricostruzione dei boschi.

 

Cosa sono le Regole Avio?

Nel Comelico ci sono sedici Regole di Comunione Familiare. Le Regole del Comelico sono la prova del forte connubio tra la popolazione locale e il proprio territorio. Le famiglie che hanno le Regole tramandano di padre in figlio le proprietà collettive di boschi e pascoli, insieme ai diritti di appartenenza alla Regola di Comunione Familiare, con lo scopo di preservare e migliorare la propria terra. Nelle Regole c’è una programmazione intelligente nel taglio del bosco in modo che non ci sia mai carenza di piante e il bosco sia sempre vigoroso; hanno saputo adattarsi nel tempo, cercando di incrementare il benessere nel territorio, ma in modo sostenibile. I beni che derivano dalle attività legate al bosco e al pascolo rappresentano da sempre la principale fonte di sostentamento della comunità e sono amministrati con direttive approvate democraticamente dall’assemblea dei regolieri e contenute in antichi codici rurali detti “Laudi Statuti”. Le Regole di Comunione Familiare, fino al 1971, facevano parte del diritto pubblico, poiché gestendo i beni del territorio, concorrevano al bilancio comunale. In seguito fu approvata una legge che concesse loro il titolo di azienda di diritto privato.

 

 

Cosa succederà ora?

La mancanza di copertura vegetale lascia il campo libero a frane e smottamenti in caso di forti piogge. E’ un vero disastro, si è rotto un’ ecosistema insieme ai pini spezzati se né andata anche una parte di fauna che li ci viveva, mammiferi, uccelli e molti altri animali. Poi ci sarà il problema della legna; i nostri legni avevano un grande valore e ora è bassissimo a cui si aggiunge, anche, la perdita di posti di lavoro, in aree spesso difficili. Senza dimenticare gli effetti paesaggistici e sul turismo. Insomma una montagna ferita in tutte le sue parti ma che noi amiamo visceralmente.

 


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