Strage a Sumy nella Domenica delle Palme: 34 morti, tra cui due bambini
L’Occidente condanna Mosca
| Redazione OT |

UCRAINA - Un lampo arancione, poi il caos. A Sumy, nel nord-est dell’Ucraina, la Domenica delle Palme è stata segnata da uno dei più gravi attacchi contro i civili dall’inizio della guerra. Due missili balistici Iskander, lanciati secondo Kiev dalle regioni russe di Voronezh e Kursk, hanno colpito il centro città alle 10 del mattino, seminando morte e distruzione: almeno 34 le vittime accertate, tra cui due bambini, e oltre 120 i feriti. Il primo missile ha centrato un centro congressi dell’università, dove era in programma uno spettacolo teatrale. Il secondo ha colpito un filobus a pochi isolati di distanza. Ventidue edifici sono rimasti danneggiati, comprese quattro scuole. Tra le vittime ci sono diversi minori. Le immagini circolate sui social mostrano corpi coperti da teli, colonne di fumo, passanti in fuga e ambulanze che trasportano i feriti negli ospedali della città.
“Solo un bastardo può fare una cosa simile”, ha dichiarato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, definendo l’attacco un atto deliberato di terrorismo e un affronto alla solennità della Pasqua. Ha poi chiesto una reazione dura da parte di Stati Uniti, Europa e della comunità internazionale. La condanna è arrivata rapida e unanime. Ursula von der Leyen ha parlato di un “attacco barbaro”, invocando misure forti per imporre un cessate il fuoco. La premier Giorgia Meloni ha definito l’attacco “orribile e vile”, aggiungendo che “queste violenze inaccettabili contraddicono ogni reale impegno di pace”. Parole simili da Friedrich Merz, Olaf Scholz, Keir Starmer ed Emmanuel Macron, che ha accusato Mosca di ignorare deliberatamente le offerte diplomatiche.
Anche l’amministrazione statunitense, finora prudente nei toni, ha alzato la voce. L’inviato speciale Keith Kellogg ha parlato di “limite della decenza superato”, mentre fonti diplomatiche hanno espresso frustrazione per una proposta di tregua che, di fatto, tutela solo le infrastrutture energetiche, lasciando campo libero agli attacchi contro la popolazione civile.
La città di Sumy, a 40 chilometri dal confine russo, era stata finora colpita da raid sporadici ma risparmiata dai combattimenti più intensi. Ora, Kiev teme che Mosca voglia aprire un nuovo fronte nel nord per proteggere il confine con Kursk e creare una zona cuscinetto. Sul terreno, intanto, tra le macerie è diventata simbolo di resistenza la bandiera ucraina rimasta intatta su un edificio colpito. Lunedì i ministri degli Esteri dell’Unione europea si riuniranno in Lussemburgo per discutere nuovamente della guerra in Ucraina. L’obiettivo: trasformare l’indignazione internazionale in un’azione concreta per fermare le stragi e garantire almeno una tregua duratura.
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