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19 aprile 2024

Esteri

Strage in Turchia

Fermate nove persone. Ankara punta il dito contro lealisti di Assad

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Strage in Turchia

ANKARA - Il ministro degli Esteri turco Ahmet Davutoglu punta il dito contro i lealisti del presidente siriano Bashar al Assad per le due autobombe esplose venerdì nella città di confine di Reyhanli che hanno provocato la morte 46 persone e il ferimento di altre 51.

 

''L'attentato non ha nulla a che vedere con i rifugiati siriani in Turchia, ma con il regime siriano'', ha detto Davutoglu in un'intervista all'emittente televisiva TRT precisando che identica firma porta l'attentato a Banias della scorsa settimana in cui sono rimaste uccise 62 persone. Le accuse di Ankara sono state respinte dal ministro dell'Informazione siriano Omran al-Zoubi: in una conferenza stampa a Damasco ha dichiarato che ''nessuno ha il diritto di fare accuse false''.

Per l'attentato sono state fermate in Turchia nove persone. Lo ha reso noto il vice premier turco Besir Atalay in una conferenza stampa. Due di loro, ha aggiunto, hanno confessato.

"Sono profondamente colpito e addolorato per la strage di civili e la devastazione causate dai barbari attentati nella Provincia di Hatay in Turchia - afferma il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in un messaggio inviato al presidente turco Abdullah Gul - La violenza terroristica continua a essere una grave minaccia alla pacifica convivenza delle nostre società e una sfida alla quale la comunità internazionale deve rispondere con rinnovata coesione e determinazione".

"A nome di tutti gli italiani, desidero esprimere - conclude il capo dello Stato - la più grande solidarietà e vicinanza ai parenti delle vittime e a tutto l'amico popolo turco".

(Adnkronos/Ign)

 


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