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24 marzo 2025

Esteri

Stuprate e arse vive: l'orrore senza fine nella guerra del Congo

La tragedia di centinaia di prigioniere ci racconta l'orrore di un conflitto che insanguina l'Africa centrale

| Carlo De Bastiani |

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| Carlo De Bastiani |

Congo stuprate e arse vive

Il sole non era ancora sorto su Goma quando l'inferno si è scatenato. Era il 27 gennaio, una data che rimarrà impressa a fuoco nella memoria di questa città congolese, già troppe volte testimone di atrocità indicibili. Ma ciò che è accaduto quel giorno ha superato ogni immaginazione, gettando un'ombra ancora più cupa su un conflitto che il mondo sembra aver dimenticato.

Tutto è iniziato con un'evasione di massa dal carcere cittadino. Quattromila detenuti in fuga, un caos indescrivibile che ha travolto ogni cosa. Ma per le donne rinchiuse in quella prigione, l'incubo era appena all'inizio. Centinaia di loro sono state brutalmente violentate, vittime di una furia bestiale che non ha risparmiato nessuna. E quando gli stupratori hanno finito, hanno dato fuoco al settore femminile, trasformando quella prigione in un rogo infernale.

Vivian van de Perre, vicecapo della missione ONU in Congo, ha descritto la scena con parole che gelano il sangue: "Tutte sono state stuprate, poi è stato incendiato il settore femminile. Sono tutte morte". Un'affermazione lapidaria che nasconde un dolore incommensurabile, una tragedia che si consuma lontano dai riflettori dei media occidentali.

 

Ma l'orrore di Goma non è un episodio isolato. È il sintomo di una malattia che affligge l'intera regione dei Grandi Laghi africani da decenni. Una guerra civile che ha già mietuto migliaia di vittime, solo negli ultimi giorni si contano 2.900 morti negli scontri per la conquista di Goma. Un conflitto che si nutre di antichi rancori etnici, ma che trova il suo carburante nelle immense ricchezze minerarie della regione.

Terre rare, cobalto, coltan: nomi che forse dicono poco al lettore, ma che sono il cuore pulsante della nostra tecnologia quotidiana. Smartphone, computer, batterie elettriche: tutto passa per questi minerali, e il Congo ne è uno dei maggiori produttori mondiali. Una ricchezza che invece di portare prosperità, ha attirato gli appetiti di potenze straniere e gruppi armati senza scrupoli.

Tra questi, il famigerato M23, un gruppo ribelle sostenuto dal vicino Ruanda. Proprio mentre il mondo cercava di elaborare l'orrore di Goma, i miliziani dell'M23 lanciavano una nuova offensiva nel Sud Kivu, conquistando la città mineraria di Nyabibwe. Una mossa che ha fatto a pezzi l'ennesimo, fragile cessate il fuoco, dimostrando ancora una volta come in questa guerra le parole di pace siano solo un'illusione.

 

E mentre i leader politici si preparano all'ennesimo vertice a Dar es Salaam, cercando una soluzione diplomatica che sembra sempre più lontana, sono i civili a pagare il prezzo più alto. Donne violentate, bambini strappati alle loro famiglie, intere comunità costrette a fuggire. L'ONU parla di centinaia di migliaia di sfollati, numeri che nascondono storie di disperazione e sofferenza.

Quello che è successo a Goma potrebbe sembrare per alcuni poco significante perchè lontano, ma in un mondo sempre più interconnesso, nessuna tragedia è davvero distante. Le donne arse vive in quella prigione congolese ci ricordano che la battaglia per i diritti umani, per la dignità, per la pace, non conosce confini. E che il silenzio, di fronte a tali atrocità, ci rende tutti complici.


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