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19 aprile 2024

Castelfranco

Sul grattacielo di via Romanina ora dovrà pronunciarsi il Consiglio di Stato

La vicenda di Castelfranco dove dei residenti si sono rivolti da prima al Tar per contestare l’edificazione di un grattacielo non è ancora chiusa

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Sul grattacielo di via Romanina ora dovrà pronunciarsi il Consiglio di Stato

CASTELFRANCO – La vicenda di Castelfranco dove dei residenti si sono rivolti da prima al Tar per contestare l’edificazione di un grattacielo tra via Romanina e via Giotto non è ancora chiusa. L’altezza dell’edifico contestata dai cittadini è stata autorizzata in virtù del Piano Casa regionale sul quale ora si è pronunciata la Corte costituzionale stabilendo che le norme introdotte con questo strumento urbanistico non sono incostituzionali. Adesso la questione passa perciò al Consiglio di Stato. Una vicenda molto sentita in città sulla quale il sindaco Stefano Marcon ha rilasciato delle dichiarazioni.

 

“Con la sentenza n° 30/2020 la Corte Costituzionale ha dichiarato inammissibili le questioni di legittimità costituzionale dell’art. 9, comma 8-bis, della legge della Regione Veneto 8 luglio 2009, n. 14 sollevate dal Consiglio di Stato con l’ordinanza del 1 marzo 2019. La genesi da cui scaturisce il provvedimento della Corte, è un intervento di demolizione e ricostruzione con ampliamento in via Romanina a Castelfranco Veneto, realizzato applicando le deroghe concesse dalla legge regionale, sia in termini di volume che di altezza, a cui è seguito un articolato dibattito in sede di ricorsi avanti al giudice amministrativo. Le questioni vertevano sulle modalità di applicazione delle deroghe previste dal “piano casa”, in un quadro interpretativo non sempre chiaro, con ricadute in termini di contenzioso che hanno investito non pochi Comuni del Veneto”.

 

Il sindaco prosegue: “Il Consiglio di Stato, chiamato a pronunciarsi sulla sentenza con cui il TAR Veneto aveva, in parte, accolto il ricorso delle ditte confinanti del complesso di via Romanina, non è entrato nel merito delle questioni del ricorso (modalità di applicazione delle deroghe in altezza), rinviando alla Corte Costituzionale la decisione in merito al più generale quesito circa la legittimità delle previsioni regionali laddove consentono di derogare a disposizioni statali, indipendentemente quindi dalle interpretazioni possibili sulle modalità applicative. Il Consiglio di Stato riteneva quindi che prima di entrare nel merito, dovesse essere chiarito se la Regione poteva prevedere un qualsiasi tipo di deroga al Decreto Ministeriale del 1968 che disciplina le altezze massime degli edifici in determinate zone di Piano Regolatore”.

 

Quindi le conclusioni: “La Corte Costituzionale non si è espressa, ritenendo le questioni poste non supportate da idonea motivazione. Quanto apparso nella stampa locale in questo giorni dà una lettura della sentenza che va oltre all’effettivo dispositivo: la Corte non ha dato nessun giudizio di merito sulla sentenza del TAR Veneto, su cui peraltro non era chiamata ad esprimersi avendo come valutazione da effettuare quella di portata più generale in cui il contenzioso specifico si innesta. Si è limitata a dichiarare inammissibili le questioni di legittimità costituzionale poste dal Consiglio di Stato, che dovrà a questo punto esprimersi sul ricorso pendente”.

 



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