04 ottobre 2024
Categoria: Altro - Tags: Coldiretti, Ue, Alimentazione
“Ma che bontà, ma che bontà… Ma che cos’è questa robina qua?”, canterebbe Mina. La risposta al suo quesito la conosciamo tutti.
In questi giorni mi ha sgomentato il tam-tam di notizie circa le presunte "sofisticazioni" alimentari concesse dall’UE ai danni dell’ignaro(?) consumatore italiano in particolare ed Europeo in generale.
Coldiretti ha giustamente lanciato l’allarme mediante una serie di notizie in proposito, fruibili sull’omonimo sito, segnalando fra le altre “leccornie” in arrivo nei nostri supermercati la bistecca in provetta, pecora Dolly docet, il concentrato di pomodoro dalla Cina con furore senza etichetta di origine, il miele realizzato con polline “D.O.C.”, da leggersi “Di O.G.M. controllata” e, udite udite, il cioccolato a base di cacao meravigliao nel senso che di cacao all’interno non ce n’è (il dio Quetzalcoatl, che secondo il mito donò la pianta agli aztechi, i primi a trarne la celeberrima bevanda, si starà mangiando il cappello come Rockerduck).
Ciò che in verità mi “perplime”, come direbbe Rokko Smithersons, non è la triste prospettiva in sé che del resto non è una novità (senza contare che con l’UE ho un conto in sospeso da quando ha tentato in tutti i modi di sabotare il nostro parmigiano), bensì la dabbenaggine del cittadino medio che questa ingiustificata reazione di panico mette spietatamente in luce.
Seguire l’etichetta sarebbe un’ottima dimostrazione di bon ton, quantomeno alimentare: da eoni è cosa nota che se i prodotti ne presentano una non è per soddisfare il nostro edonismo, con buona pace del filosofo greco Aristippo. Da altrettanti cicli cosmici è risaputo che spesso le etichette non ce la raccontano giusta (basterebbe guardare una puntata di Report ogni tanto per rendersene conto).
Personalmente quando mi reco al supermercato mi sento come nel film Men in black, certa che da un momento all’altro salti fuori un alieno dal barattolo di cipolline sott’olio, poiché sono conscia della lordura che fa bella mostra di sé sugli scaffali, magari spacciata come prodotto italiano quando non lo è affatto.
Ogni qual volta preparo un dolce, cerco mio malgrado di evitare quelli che presentano la scorza di limone o di arancia nella ricetta, perché più gli agrumi che vedo in giro sono perfetti e lucidi più mi vengono i sudori freddi: Dio solo sa attraverso quali sostanze hanno raggiunto quell’apparente impeccabilità.
Se poi comincio a pensare alla contaminazione delle falde acquifere, allo smog e ai pesticidi che incombono come una scure sulle nostre teste, la mia inquietudine aumenta a dismisura e, non senza sdegno, mi vengono dei dubbi perfino riguardo i meravigliosi frutti che vedo pendere da inconsapevoli rami nei giardini privati.
Da qui alla paranoia il passo è breve: per associazione di idee mi arrovello il cervello sulle mozzarelle blu ed è a questo punto che la mia espressione è identica a quella di Axl Rose nel video Welcome to the jungle mentre si dimena legato come un salame davanti agli schermi televisivi.
Psicosi a parte, questa realtà, badate bene, non è nata dall’oggi al domani: sono decenni che le cose stanno così. La macchina si è messa in moto con clangore e fragore, ma in tanti, troppi hanno fatto finta di niente turandosi gli orecchi e i risultati sono sulla tavola di tutti.
“Come possiamo fare”, vi chiederete voi, come del resto me lo domando io, “Per difenderci?”. L’unica arma a nostra disposizione è il buon senso, che a volte se non ci salva del tutto ci mette perlomeno nella condizione di scegliere il male minore.
Informarsi con qualsiasi mezzo, in primo luogo: un consumatore consapevole è a metà dell’opera. Leggere con attenzione le etichette, in secondo luogo, privilegiando i nostri prodotti e lasciando a marcire lì dove sono quelli ambigui. Che altro? Creare orti, orticelli, nicchie da adibire a un qualsiasi prodotto alimentare, avendone la possibilità: anche una pianticella di basilico sul balcone può fare la differenza. Acquistare dal produttore al consumatore, alla faccia dei supermercati e degli ipermercati che a colpi di prodotti dalle origini oscure e tante, troppe volte nemmeno nostrani affossano l’economia tricolore oltre che demolire la dignità del Bel Paese. Anche in vacanza le nostre scelte possono essere significative, comprando tre barattoli di miele dall’apicoltore per esempio, oppure facendo scorta di formaggio di malga e così via.
Se l’UE dà il via libera alla commercializzazione delle peggiori nefandezze, io, cittadina, non sono obbligata a comprarle. Certo, al ristorante o in pizzeria non posso controllare in prima persona gli ingredienti, ma io sono fiduciosa e mi auguro che soprattutto in questo delicato momento storico i ristoratori si mettano una mano sulla coscienza e comincino ad adoperare, se già non lo facevano, prodotti esclusivamente ITALIANI alla faccia dell’UE.
Ma chi lo vuole, dico io, il similgrana estone o lettone? Resti pure dove sta, perbacco. Se noi abbiamo un clima che ci consente di cogliere il meglio che la natura possa offrirci, perché abbassare la testa fino a rimpinzarci dell’altrui spazzatura? Eh no, lor signori, non ci sto affatto.
Il discorso sembra ed effettivamente è alquanto complicato, d’altra parte il mercato comprende solo un concetto, fin troppo facile da recepire, quello del vile denaro: tutti ci dobbiamo impegnare a non comprare questi alimenti-Frankenstein, nessuno mi può costringere a farlo, perdiana. Ma se non cambiamo repentinamente la nostra forma mentis, se il nostro carrello trabocca quotidianamente di alimenti-zombie è inutile che ci strappiamo i capelli battendoci il petto in segno di lutto, piangendo la prematura scomparsa di una dieta sana: chi è causa del suo mal pianga se stesso. Saranno lacrime collettive più amare di quel che pensiamo, però.
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MarcoM
22/05/2014 - 13:56
ottimo...
Anche se qualcuno sicuramente scriverà le solite minchiate pro UE... w l'europa w l'euro che ci fanno bene. Quello che fanno lo fanno per il proprio portafoglio. E poi noi siamo i complottisti?
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Valentina Piovesan
22/05/2014 - 14:45
Non se ne può più!
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Michele Bastanzetti
22/05/2014 - 14:45
VOTA PER L' EUROPA !
Oppure dovremmo fare scorta di formaggi di malga?
Dunque, a parte che mi risulta che i malgari non possano più caseificare, i disea... che l'era un che vendea formajo de malga poc prima dea Crosetta che lo comprea al supermercato e prima de meterlo sul so banco a fianco dea strada, ghe fea far un fià de mufeta nea cantina de casa...
I disea anca che par darghe pì colòr ae puine (ricotte) el ghe dea un colpo de fum brusando covertoni..
Meglio la UE.
ANDATE A VOTARE PER L'EUROPA UNITA!
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Valentina Piovesan
22/05/2014 - 15:41
Vota Antonio, vota Antonio, vota Antonio, vota Antonio!
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Michele Bastanzetti
22/05/2014 - 18:10
FURIBONDA VERVE
Dunque, oltre al celebratissimo basilico del suo balcone ed al formaggio che dice essere puro Malga DOP (dove lo recupera, precisamente?) vuole dirci di cos'altro si alimenta ? Lei è in grado di coltivare un orto? di far crescere il frumento -mieterlo e macinarlo per farsi il pane? di allevare animali da macello? di mungere una vacca? E' in grado di darci assicurazioni assolute sulla genuinità dei prodotti di cui si nutre o potrebbe nutrirsi se non ci fosse la malvagia UE?
Sentiamo la Maestrina Nutrizionista Autarchica...
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Valentina Piovesan
23/05/2014 - 9:19
Ground control to major Bastanzetti
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Michele Bastanzetti
23/05/2014 - 11:21
SVENEVOLEZZE COMPIACIUTE
Poi il titolo prosegue col ..."che l'UE non ti aiuta". E qui vien da dedurre che la causa delle magagne alimentari che ci affliggono e ci hanno afflitto, dal mercurio nelle sardine ai pomodori contaminati della terra dei fuochi, alla mucca pazza - mozzarelle blu-aviaria, vino al metanolo, taroccamenti vari, ecc ... tutto dipenda dalla perfida UE che non vede l'ora di avvelenarci tutti (complottismo).
E così, infatti, il sig. MarcoM già noto per la sua acutezza, ha interpretato l'intero i blog in chiave preelettorale- antieuropesita e lei, guarda un po' il caso, lo ha ricoperto di svenevolezze compiaciute.
Vogliamo continuare?
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Anonymous
23/05/2014 - 11:44
Ma la UE non dovrebbe servire
No, manco per il binocolo, e non dovrebbe proprio essere possibile produrre porcherie del genere, o al limite dargli un nome DIVERSO.
L'UE serve, è necessaria, ma perchè sia più facile integrare i punti di forza, e non diluire la "cacca"!
Il problema dell'italia in UE è al 99% politico, abbiamo dei rappresentanti che a bruxelles hanno voce in capitolo zero, perché sono poco preparati e, in sintesi, non sanno fare il lavoro per cui sono parecchio bene pagati.
Dovremmo esere molto preoccupati per chi mandiamo/non mandiamo li, perché la differenza sta proprio in questo.
E pur essendo più difficile, i nostri agricoltori con i loro rappresentanti dovrebbero cercare di organizzarsi per andare a protestare a bruxelles, altro che a milano! Chi se ne frega delle proteste fatte a milano!!!
Poi che in italia ci sia gente da mettere in gabbia causa frodi alimentari, beh, questo è un'altro problema, ma proprio un'altro che si aggiunge a quello di una UE che legifera così male.
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Michele Bastanzetti
23/05/2014 - 12:18
BROCCOLETTI A BRUXELLES
D'accordissimo che i rappresentanti che mandiamo a Bruxelles sono dei broccoletti.
D'accordissimo che i nostri agricoltori e produttori di eccellenze dovrebbero andare a protestare a Bruxelles e non a MIlano.
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Valentina Piovesan
23/05/2014 - 11:44
Svenevole, sic:
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Valentina Piovesan
23/05/2014 - 12:13
Delirio
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Michele Bastanzetti
23/05/2014 - 12:23
STREGHETTA A LA FLAMME
PS: però aveva ragione il suo Prof. di Italiano a dirle di essere meno prolissa e più concentrata sull' essenza delle questioni.
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Politicamente Scorretto
23/05/2014 - 13:02
Detti popolari
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Michele Bastanzetti
23/05/2014 - 13:51
GABINA ELETTORALE
Da quando mi frequenta il suo sense of humour s'è notevolmente affinato, Sior Scorretto! Pronto per la Gabina ? o andrà al mare anche domenica?
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Politicamente Scorretto
25/05/2014 - 10:08
Oggi bella giornata di sole
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MarcoM
23/05/2014 - 13:58
ho smesso
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Michele Bastanzetti
23/05/2014 - 14:24
ALLE VOLTE RITORNANO
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Denisio
23/05/2014 - 16:44
due indizi fanno una prova
ad ogni modo sarebbe bello capire se fa tifo per la UE, per la NATO per i poteri sovranazionali che hanno fatto di tutto per abbattere il walfare, gli ammortizzatori sociali, la sovranità energetica, le imprese, il diritto al lavoro la sovranità alimentare, i diritti civili, la costituzione italiana antifascista producendo poverta, fame guerre manifestazioni e conflitti in tutto il continenete ....... in favore di cosa ?
cioè tutto questo ampiamente provato non da letteratura astratta o come piace a lei gomblottista ma da analisi su analisi che vantaggio avrebbe ?
e poi mi sfugge veramente il senso logico del presunto vantaggio di accentrare i poteri che dovrebbero tutelare produttori e consumatori quando è risaputo che sono i sistemi piccoli , quelli in cui c'è il contatto diretto tra produttore e consumatore quelli che garantiscono gli ideali astratti di qualità e convenienza paventati dalle forze egemoni in EU, ovvero le multinazionali. Qual'è la logica che sottende le attuali politiche se non il mero profitto come è sempre stato altrove anche quando da noi si stava meglio ....lo so chiedo troppo e la domanda verrà sviata .
Complimenti all'autrice del post, la natura per come la vedo io è quella di una persona che fa del sano giornalismo: "meglio conoscere una dura verità che un'edulcorata menzogna"
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Anonymous
23/05/2014 - 17:46
Sovranità energetica? Questa
E che roba sarebbe???
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Michele Bastanzetti
23/05/2014 - 18:58
THE COMPLOTT BROTHERS
Solo non capisco.... ma che c'azzecca la NATO evocata dal Denisio col basilico che la Streghetta colitva sul balcone e col formaggio di malga (che però non vuol dirci di che malga è? ?
PS: Malga Cadoro forse?
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Valentina Piovesan
23/05/2014 - 20:06
Identità annacquata? No grazie!
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Valentina Piovesan
23/05/2014 - 20:43
Concordo con la sua analisi
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Denisio
23/05/2014 - 19:30
...
Ancora una volta interesse privato Vs interesse pubblico.
Ma attenti che a parlar male si sveglia la moderna divinità alla quale tutti devono chinarsi: lo spread !
@bisticetti: meglio sviare neh ;-)
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Michele Bastanzetti
23/05/2014 - 20:12
PENSIERO BITUMINOSO
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Denisio
24/05/2014 - 6:25
Europa degli interessi = Europa della schiavitù
Giusto per ricordarvi cos'è il parlamento europeo..e chi decide..
Giusto che vi ricordiate quando penserete di mettere in atto un vostro diritto...
che in realtà di Voi lassù non se ne fotte NESSUNO!!!
https://www.youtube.com/watch?v=VSv5SRzSG9E&feature=youtube_gdata_player
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Anonymous
24/05/2014 - 9:37
@Denisio: stica, che
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Denisio
25/05/2014 - 1:07
zero
e ho scritto " giusto per ricordare " .... poichè
... di fatti argomentati sui vizi e disfunzioni UE ne possiamo elencare diciamo .. più di un paio..
..invece le motivazioni per cui questa istituzione garantirebbe produttori e consumatori meglio di un sistema a km-zero per ora :
>zero assoluto<
o meglio solo slogan e pro-paganda.
saluti
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Anonymous
25/05/2014 - 10:04
Un sistema a km 0 è per
Capirai che non si può campare in questo modo, anzi, forse si potrebbe tagliando un po' la popolazione. Pensare di avere un'economia che sta in piedi solamente grazie alla soddisfazione del mercato interno è un attimo un'utopia, l'export è necessario, e tu pensa che l'italia fino ad ora è andata avanti proprio grazie all'export.
Passiamo da un estremo all'altro, da una UE che deve aver per forza ragione sempre a una UE che ha sempre torto, quando c'è la via di mezzo da inseguire che vede una UE necessaria per i motivi scritti nell'altro commento ma verso cui bisogna mandare gente competente e preparata soprattutto a livello politico (dove noi siamo scarsi...)
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Denisio
25/05/2014 - 18:19
...
Kilometro Zero non è un un ritorno alle origini in senso stretto, non significa proprio l'orticello sotto casa ma in linea generale un'area limitata, diciamo 500-1000km di raggio per produrre il 70-80% del fabbisogno alimentare. Sarebbe una soluzione intelligente in termini di costi e di giustizia sociale se applicato su scala globale che permetterebbe comunque un buon ventaglio di scelte di cibo a buon mercato e una percentule di prodotti esotici che ogni stato decide di importare e di dedicare alle esportazioni. Si crea un equilibrio su un fattore fondamentale quale l'alimentazione a livello globale, che insieme alla casa sono diritti che ai rentiers interessano solo a livello personale non certo per gli abitanti della UE o del resto del mondo, anzi i fatti dimostrano proprio il contrario, ovvero che i loro affari si reggono tanto meglio quanto più è marcata la disparità sociale tra le nazioni.
Sarei pure per una netta restrizione degli allevamenti intensivi come quelli olandesi dove i maiali vengono stipati in strutture multipiano che vedono la cacca dei loro simili colare dal piano di sopra per tutta la loro miserabile vita...povere bestie! stressate e costipate al punto che gli si contorcono le interiora ma naturalmente a nessuno frega niente, tranne qualche associazione considerata dai più troppo zelante.
In nome del profitto, gli alimenti degli animali da allevamento contengono mangimi a base di soia OGM, di antibiotici e i soliti pesticidi per un mix di salute che renderà la carne priva di consistenza e incapace di rimaner attaccata all'osso, ma questo dal punto di vista della maggior parte dei consumatori è considerato un pregio.
Non è una questione di dire tutto male o tutto bene della UE, ma si tratta intanto di vedere che è nata sotto la guida di una commissione nella quale emendamenti e proposte vengono guidati (imposti) proprio dai gruppi di potere economico di cui sopra, con un parlamento dal potere molto limitato fondato su dei trattati firmando i quali si è contavvenuto proprio ai principi della nostra cara costituzione. Infine si tratta di dire che la politica deve riprendere il primato sull'economia , mettere da parte il profitto fine a se stesso che sta producendo una miseria peggiore della fame, una miseria culturale, di salute e di valori che è a mio parere la peste sociale del periodo attuale; La politica deve riprendere il suo primato e i gruppi economici devono sottostare alle leggi promulgate dal parlamento che sia esso nazionale o continentale poco importa.
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Valentina Piovesan
24/05/2014 - 16:16
Mettiamo i puntini sulle "I" e sulle "A" (di formaggio e malga)
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Michele Bastanzetti
24/05/2014 - 18:06
E CON QUESTO
Simpaticissma, comunque, con quel baschetto da caseifico che-guevarista. Permane la curiosità su quante pezze di formaggio si porti a casa dalle vacanze asiaghesi, cosicché le possa bastare per tutto l'anno; sapientemente integrato dal basilico piantumato nel balcone di casa, s'intende!
Lei dovrebbe ringraziarmi, invece di simulare il broncio, Streghetta. Magari invitarmi ad un poenta e schìz party! Ha visto, infatti, che movida le ho portato al blog?
E CON QUESTO NON HO ALTRO DA AGGIUNGERE.
PS: mai detto che acquisto e men che meno che consumo ricotta affumicata coi Pirelli. Questa è diffamazione aggravata da futili motivi :-)
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francescocecchini
05/08/2014 - 11:01
Bastanzetti delirante.
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francescocecchini
07/08/2014 - 13:17
A QUANDO UN BASTANZETTI' S BLOG?
COME APRIRE UN BLOG. CINQUE LIBRI CONSIGLIATI.
di ALBERTO CAROLLO da Sul Romanzo del 7.08.2014.
«Come potrei aprire un blog?» e «Puoi consigliarmi dei libri ad hoc?». Almeno cinque, essenziali e di riferimento li posso rimediare, anche se basterebbe fare un giro su qualche motore di ricerca per comprendere come, sul tema, esista una bibliografia sterminata. Ho creato il mio primo blog nel 2003, sulla (ormai leggendaria) piattaforma di Splinder. Non ho mai bloggato con grande dedizione e investimento di energie ma posso dire che, pure a voltaggio alternato, la mia attività di blogger è una costante nella mia vita da un decennio a questa parte.
Vediamo, prima di tutto di capire (se sei un neofita), cos’è un blog. La parola blog è una contrazione di due termini: web e log, dove web sta per la rete e log, nel termine inglese, si riferisce al registro nel quale vengono annotati i fatti. Una sorta di diario di bordo, per rimanere nella metafora della navigazione. Solo che del diario, ovvero di una versione digitale del diario personale e “intimo”, che riferisce pensieri e ricordi personali, il blog così come lo concepiamo oggi ha ben poco a che fare. È piuttosto un luogo virtuale di condivisione e aggregazione di contenuti: interpretazioni degli eventi più disparati, dalla cronaca alla politica, dall’economia allo spettacolo, sino alle riflessioni e approfondimenti sulle discipline più diverse, su temi e argomenti di interesse comune.
Aprire un blog è facile per chiunque. L’estrema semplicità e duttilità dei blog è quella di automatizzare tutti gli aspetti tecnici e specialistici. Il contributo minimo richiesto è quello di scrivere un testo, o di caricare un’immagine. Ci sono ampie possibilità di personalizzare il tuo blog, d’accordo, e può essere utile avere dei rudimenti di HTML (Hyper Text Mark-up Language), ma questo non inficia la tua capacità di pubblicare sul web. Non avrai che da registrarti su una piattaforma digitale di blogging (ce ne sono a palate!): sono applicazioni dinamiche che fanno capo a un server, dotate di database, e forniscono degli strumenti per l’editing del testo e tutto quanto è necessario per una pubblicazione immediata.
Per familiarizzarti con queste procedure di “avvicinamento” al blog, inizio la mia personale “biblioteca minima” di cinque libri consigliati con:
1. Blog per negati, di Susannah Gardner e Shane Birley (Mondadori, 2009). È il classico manuale che puoi trovare ovunque, in autogrill come in qualunque libreria online che si rispetti. Ha il vantaggio di affrontare ogni argomento o dubbio che potrebbe avere chiunque intenda aprire e gestire un blog, in maniera molto schematica e intuitiva, adatto a ogni tipo di lettore. Potrebbe scoraggiarti per il sovradosaggio di informazioni esposte, ma cerca di assumerlo per gradi.
Potresti, giustamente chiederti a cosa vai incontro nell’aprire un tuo blog. Non ti voglio demotivare, anzi, ma è giusto che tu sappia che richiede tempo e impegno. Potresti saltare molti momenti di distrazione: che so, uscire per un gelato, un telefilm in Tv, una telefonata con la tua ragazza. Perché lo fai? Chieditelo. Ti fornisco in parte la risposta di Mattia Marasco, blogger e web strategist: «Non vi dirò che lavoro faccio, non vi racconterò il mio curriculum. Perché? Perché tutto questo non ha nulla a che fare con il blogging o almeno non per me. Penso che il blogging sia passione, né più né meno, sta a voi, qualora lo vogliate, riuscire a trasformarlo in professione». La nostra visione del mondo migliora nel confronto e nella capacità di confrontarci con visioni e linguaggi differenti dal nostro. E il blog, in questi termini è una grande opportunità.
È meglio un blog tematico di un blog da “tuttologi”. Il mio consiglio è quello di scrivere di argomenti che rivelino le tue competenze e la tua passione in materia. È questo un aspetto da non sottovalutare per crearsi una certa notorietà e credibilità, nonché una fetta di affezionati lettori. Interagisci con altri blogger, leggi e commenta i loro lavori.
2. Fai di te stesso un brand: Personal branding e reputazione online, di Riccardo Scandellari (Dario Flaccovio, 2014). Il testo si rivolge a tutti quelli che hanno l’esigenza di crearsi un’identità online e vogliono conquistare visibilità. Riccardo Scandellari (conosciuto nel mondo del web come Skande) illustra le potenzialità dei maggiori social network, come ottenere il massimo da essi.Imparerai come utilizzare al meglio il tuo blog per raccontare te stesso, la tua azienda e i tuoi servizi o i tuoi prodotti. I concetti di personal branding e web reputation infatti sono sempre più fondamentali nella vita professionale e non solo.
Potresti prendere in considerazione anche aspetti come il guest blogging. Si tratta, in parole povere, di strategie di marketing, volte ad aumentare il traffico del proprio sito o blog, ad affermare un marchio o entrare in contatto con nuovi blogger che trattano argomenti affini al tuo, proponendo loro delle collaborazioni vicendevolmente vantaggiose sia in termini di visibilità e aumento di prestigio, sia in termini di confronto e crescita.
Un blog “ben vestito” fa la sua figura, ma ti leggeranno per quel che scrivi (i contenuti) e per come lo scrivi (il tuo stile). Cerca di essere essenziale e concreto; la tua scrittura deve essere fluida e diretta. È importante leggere molto, distante dal web, devi essere “vorace” e “onnivoro”; cerca di conoscere alcune regole base sia della scrittura tradizionale che di quella online. Sii conciso perché il lettore della rete perde facilmente l’attenzione, “velocità” è il suo imperativo e non starà a lungo sulla tua pagina se non lo sai accalappiare. Potrebbe risultarti utile questo testo:
3. Lavoro, dunque scrivo. Creare testi che funzionano per carta e schermi di Luisa Carrada (Zanichelli, 2012).È bene trovare le parole giuste per comunicare quello che vogliamo dire: nel verbale di una riunione, nella lettera di accompagnamento di un curriculum, in un elenco di istruzioni, sull’intranet, i social media e il sito web dell’azienda, e nelle tante email che scriviamo ogni giorno. In questo libro la Carrada approfondisce gli argomenti più classici dei manuali di scrittura (come la sintassi e il lessico) insieme a quelli più nuovi (le liste, i numeri, i microcontenuti), con tanti esempi ed esercizi di riscrittura, consigli puntuali e precisi, ma anche con l’invito a lasciarsi andare e a giocare con le parole. Un testo per tutti coloro che intendono comunicare, per diletto e per lavoro, perché se oggi abbiamo tutti una cosa in comune è trovarci sempre più spesso nella necessità di scrivere: per presentare noi stessi e la nostra attività, per informare, spiegare, convincere.
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francescocecchini
08/08/2014 - 7:16
Appello a Bastanzetti.
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