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29 marzo 2024

Treviso

Terziario, in un mese già chiesti ammortizzatori per oltre 7mila lavoratori

Capraro (Confcommercio): "Va subito previsto un anticipo di denaro ai lavoratori a casa, in ballo la tenuta sociale del territorio"

| Isabella Loschi |

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| Isabella Loschi |

Federico Capraro

TREVISO - Oltre 800 pratiche per la cassa integrazione in deroga e altre 500 arrivate solo oggi, venerdì, per circa 2400 lavoratori, e 340 accordi stipulati per il Fondo integrazione salariale che riguardano 4500 lavoratori. Sono i numeri dell'Ascom Confcommerio Treviso.

Nell’insieme stiamo parlando di oltre 7000 lavoratori attualmente sospesi tra turismo e commercio al dettaglio non alimentare: sono questi i numeri del report del primo mese di coronavirus per commercio, turismo, servizi. In pieno lockdown, il terziario sta facendo ricorso in massa agli ammortizzatori. Tra i settori il maggior numero di pratiche è riferibile ai pubblici esercizi, al turismo, alla ristorazione, alla moda.

Il Fondo integrazione salariale prevede 9 settimane di contributo per imprese con numero di dipendenti tra 5 e 50, mentre la cassa integrazione in deroga)prevede, anche per microimprese sotto ai 5 dipendenti, i 30 giorni ordinari più 9 settimane per un totale di 13 settimane di contribuzione. Grazie agli accordi tra Confcommercio e parti sociali, per la provincia di Treviso, l’Ente bilaterale (EBiCom) facilita la procedura di accesso, ed è diventato il riferimento di consultazione per tutte le pratiche per aziende che applicano i contratti del terziario e del turismo. In questo momento EBiCom è anche osservatorio privilegiato della crisi per il settore terziario. “E’ una marcia in più della nostra provincia” – spiega il presidente di Confcommercio Federico Capraro- che, con i propri uffici, si rende disponibile per tutto terziario, non solo per gli associati, ed anche in questo momento di emergenza dimostra l’importanza di poter snellire la burocrazia, ma non toglie nulla alla drammaticità dei numeri e della crisi che si è già aperta”.

“Sei stipendi su dieci, in provincia” - afferma Capraro – “sono pagati da imprese del terziario. Di queste, lavorano solo quelle dei beni essenziali alimentare e pochi altri generi, tutti gli altri settori, aperti al pubblico, sono chiusi, ancora purtroppo privi della possibilità di programmare, alle prese con una gestione dei costi fissi e del lavoro dipendente “congelato”.

“E se Cigd e Fis sono soluzioni- tampone che offrono una sopravvivenza temporanea” - afferma Capraro - resta il problema, gravissimo, di cui nessuno o ancora pochi si rendono conto, dell’anticipo del denaro ai lavoratori a casa per decreto. Se non si trova una soluzione immediata, vedo a rischio dal prossimo mese la spesa delle famiglie ed i consumi essenziali, c’è in ballo la tenuta sociale del territorio, oltre che economica. Senza contare come ha già affermato dall’assessore Donazzan , i fondi regionali e il riparto fatto dal Ministero per la Regione Veneto sono assolutamente inadeguati. Serve molto di più.

"Il fattore tempo è strategico: vista la storia della crisi 2008-2014, pur con tutti gli sforzi messi in campo, i tempi di erogazione dell’ammortizzatore sul conto corrente del lavoratore, potrebbero sfiorare qualche mese: una follia per famiglie alle prese con le spese correnti".

"Il terziario privato ha subito uno shock, le imprese non recupereranno i fatturati perduti ed i lavoratori hanno una perdita di reddito enorme. Sono a rischio chiusura migliaia di imprese: occorre un’assunzione di responsabilità immediata da parte delle banche e da parte dello Stato. Serve un cambio di passo ed un nuovo approccio economico: lo stesso che, in campo sanitario, ha consentito di allestire le camere di terapia intensiva in pochi giorni e di riallestire gli ospedali in disuso in una settimana. Anche le imprese sono in guerra”.

 


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