Treviso, al Del Monaco tutto esaurito per "L'Elisir d'amore" di San Valentino
Grande successo ieri sera per la prima del capolavoro di Donizetti a firma di Bepi Morassi. Si replica domani, domenica 16 febbraio, alle 16
| Isabella Loschi |

TREVISO – Un San Valentino da tutto esaurito ieri sera al Teatro Mario Del Monaco con “L’elisir d’amore” di Gaetano Donizetti. Dopo il successo della prima, il capolavoro di Donizetti torna in scena domani, domenica 16 febbraio alle ore 16, per una seconda rappresentazione che si preannuncia, anche questa, già sold out. Collaborazione del Comune di Treviso - Teatro Mario Del Monaco e Comune di Rovigo con allestimento del Teatro La Fenice di Venezia, l’opera vede alla regia Bepi Morassi e Tiziano Severini alla testa dell’Orchestra Regionale Filarmonia Veneta e del Coro Lirico Veneto, mentre scene e costumi portano la firma di Gianmaurizio Fercioni.
Nel ruolo di Adina Giulia Mazzola, vincitrice nel 2021 del Concorso Toti Dal Monte nel ruolo di Norina in Don Pasquale e già Musetta ne La bohème della scorsa stagione lirica del Del Monaco, mentre nei panni del tenore innamorato, ci sarà Liparit Avetisyan. William Hernandez sarà Belcore, Daniel Giulianini il Dottor Dulcamara e Judith Duerr Giannetta.
L’elisir d’amore è l’opera di Donizetti più rappresentata: al suo debutto fu un tale successo che l’autore stesso ne rimase sbalordito. All’indomani del freddo consenso per “Ugo, conte di Parigi”, Alessandro Lanari, ‘il Napoleone degli impresari’, commissiona al compositore bergamasco un lavoro per la metà di maggio 1832, a causa di un buco in cartellone. La scelta cade su un soggetto dell’inesauribile ditta Scribe-Auber che Felice Romani traduce quasi alla lettera con l’aggiunta del quartetto Adina credimi, l’aria Prendi, per me sei libero e, su imposizione di Donizetti, Una furtiva lagrima. Scritta ad un anno di distanza da La Sonnambula, L’elisir d’amore, capolavoro della fretta, diventerà uno dei grandi titoli di repertorio dell’opera ottocentesca.
Può ancora avere un senso la favola di un imbonitore, trafficante di amori in un mondo sempre più apparentemente cinico? Esistono gli illusionisti finché sopravvivono gli illusi, sembra ricordare Dulcamara. Da sempre l’uomo ha bisogno di soddisfare il suo bisogno d’amore, ma anche una necessità più profonda: il bisogno di credere nel miracolo. Il miracolo è un meccanismo teatrale perché descrive un modello che sfugge alla logica delle cose. Imprevisto e inaspettato. Ma i miracoli non esistono. La principale strategia umoristica della storia, infatti, deriva proprio dal fatto che non esiste alcun Elisir ma solo la credulità di un giovanotto innamorato e una serie di divertenti coincidenze che convincono l’ingenuo Nemorino di essere davvero in possesso di un tonico portentoso.
“L’elisir d’amore è divenuto un classico dell’opera ottocentesca: un classico, in verità, un po’ atipico, giacché non condivide con la stragrande maggioranza delle grandi opere d’epoca romantica l’appartenenza al genere serio – racconta il regista Bepi Morassi –. L’impianto scenico, in continua evoluzione, cita dall’inizio alla fine, però decontestualizzandoli e togliendoli dal loro originario compito descrittivo, i fondali dipinti della prima rappresentazione del 1832 e rimanda alla necessità di una sorta di complicità con il pubblico a cui si propone un gioco mascherato ma complice, in un doppio binario di narrazione, una sorta di “cartolina animata” che lascia anzi invita alla più approfondita percezione, senza per questo doversi negare il piacevole divertissement.”
Domenica 16 febbraio ad anticipare lo spettacolo, alle 19.15, al Ridotto del Teatro si terrà un incontro di introduzione al programma nell’ambito della rassegna “Oltre la scena”, ciclo di incontri a cura di Elena Filini, promosso dal Comune di Treviso, stagione lirica e concertistica, e Teatro Stabile del Veneto - Teatro Nazionale.
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