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28 marzo 2024

Treviso

Treviso, in due mesi e mezzo 745 morti per Covid

Sono 208 gli anziani deceduti nelle case di riposo, il sindacato Spi Cgil:"Necessario chiarire che cosa non ha funzionato per ricorrere ai ripari"

| Isabella Loschi |

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anziani

TREVISO - Nel 2020, anno che passerà alla storia per lo scoppio della pandemia Covid, in provincia di Treviso sono stati registrati 8.607 decessi, il 9% in più rispetto all’anno precedente, erano 7.881 nel 2019. L’aumento registrato è certamente dovuto al Covid-19.

Solo nel periodo da novembre 2020 a metà gennaio 2021 sono state ben 745 le vittime da Covid-19 nella Marca. Tra queste, 208 sono i deceduti registrati nelle 54 case di riposo trevigiane, pari al 27,9% (un dato che si colloca sotto la media regionale pari al 36,3%).

Un numero che “fa rabbrividire” il sindacato dei pensionati della Cgil che ora chiede di capire “che cosa non ha funzionato per ricorrere presto ai ripari, non solo in termini di tutela della salute bensì della stessa tenuta del sistema di residenzialità, oggi più che mai in crisi”.

“Se, da novembre a gennaio, nella Rsa della provincia di Treviso, i decessi sono stati oltre 200, bisogna forse porsi delle questioni. Qualcosa è sfuggito di mano nella gestione dell’emergenza sanitaria?” chiede il segretario generale dello Spi Cgildi Treviso, Vigilio Biscaro.

“Sono 54 le strutture residenziali per anziani nella Marca, praticamente nessuna è stata immune dall’epidemia da Covid 19 e l’Ulss2 conferma che le persone decedute solo negli ultimi due mesi, al massimo del picco della cosiddetta seconda ondata, sono circa il 5% dei 4.605 ospiti. Un numero sul quale è bene aprire delle riflessioni con tutti i soggetti coinvolti”. “Ritardi nel monitoraggio con tampone, e forse una percentuale di errore proprio dei tamponi rapidi, strutture non preparate a gestire numeri considerevoli di contagiati, scarsità di personale. Tutti elementi che hanno portato a dove siamo oggi - sottolinea Biscaro - Consideriamo solo che l’ultimo piano nazionale per fronteggiare una pandemia risale al 2006”.

“Abbiamo tutti il dovere di trarre una lezione dall’accaduto e agire subito di conseguenza – afferma il segretario dei pensionati– per andare verso un sistema di assistenza agli anziani maggiormente integrato tra Ulsse Rsa, non nel senso del controllo ma della funzionalità, e tra Rsa e territorio, attraverso una diretta gestione dei servizi domiciliari in accordo con i Comuni e Ulss. Siamo a un punto di svolta del sistema, innanzitutto servono investimenti duraturi, sia in termini di personale, più professionalizzato e meglio pagato, sia di infrastrutture, più grandi e più moderne per garantire servizi”.

“È necessario allora che la Regione sostenga le nostre residenze per anziani, da subito con forme di ristoro per la totalità delle impegnative non erogate in questi mesi. Per le case di riposo, infatti – sottolinea Biscaro –, le perdite economiche rappresentano una grandissima difficoltà che potrebbe presto impattare su servizi e organico”.

 


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