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11 dicembre 2024

Treviso

Treviso, il vangelo in lingua ucraina e canti per la pace alla messa dei popoli

Molto partecipato il tradizionale appuntamento con le comunità cattoliche straniere della diocesi

| Isabella Loschi |

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| Isabella Loschi |

Messa dei Popoli

TREVISO - Ieri in cattedrale a Treviso la tradizionale Messa dei Popoli dell’Epifania. Un momento di preghiera solenne animato dalle comunità cattoliche di immigrati di lingua straniera presenti nella diocesi di Treviso. Una celebrazioni molto partecipato con bandiere, lingue, canti e musiche di diversi paesi che si sono alternati per letture e preghiere.

Il Vangelo, ad esempio, è stato proclamato in lingua ucraina da padre Michail, che ha concelebrato insieme agli altri sacerdoti stranieri che accompagnano le comunità e a diversi sacerdoti trevigiani. Presenti anche il prefetto Angelo Sidoti, il sindaco Mario Conte, il presidente e la vicepresidente del consiglio comunale, Giancarlo Iannicelli e Maria Tocchetto e il presidente della “Trevisani nel mondo”. Nel saluto iniziale, la cooperatrice pastorale Nadia Scabello ha letto le parole di don Bruno Baratto, direttore dell’ufficio diocesano Migrantes, che non ha potuto essere presente: “Chiediamo di lasciarci provocare, Chiesa di Treviso, da questi arrivi, quelli dei padri e delle madri, ma pure quelli dei figli e delle figlie, nati ormai tra noi, insieme figli e figlie anche nostri. E grazie a voi migranti, perché portate a questo territorio che invecchia la forza di vita e di futuro che chi è più giovane sa generare”.

Il vescovo Michele Tomasi, nell’omelia, commentando la pagina del Vangelo di Matteo che narra la visita dei Magi a Betlemme, ha sottolineato che essi provarono una gioia grandissima, la “gioia di una promessa mantenuta. Vedono la luce della stella, vedono un luogo, uno spazio, la casa, il bambino e Maria sua madre. Ecco dove si realizza la profezia di Isaia, il luogo verso cui “cammineranno le genti alla tua luce, i re allo splendore del tuo sorgere”. È qui a Betlemme che i Magi dall’oriente sono parte della promessa che si realizza. È qui che tutta Gerusalemme può tornare a credere, e ad obbedire all’Autore della promessa antica”.

"Carissimi, carissime, la storia sta facendo ancora il suo corso, e noi ci troviamo ancora in cammino, accanto ad Erode e ai suoi concittadini della Gerusalemme di allora - ha sottolineato il Vescovo -. Accanto ai Magi che ancora pongono domande, e cercano, e gioiscono per la luce e perché le promesse non sono solamente vuote parole. Ci troviamo ancora, nella storia, a dover scegliere quale sia il nostro movimento, la nostra ricerca, la fonte del nostro timore e della nostra gioia più profonda. Perché il nostro mondo - ha ricordato mons. Tomasi - è ancora insanguinato dalla violenza e dalla guerra, è insozzato dalla prepotenza, è ingrigito dal male, dalla sfiducia reciproca, dalla cattiveria che troppo spesso ci fa giudici implacabili delle fragilità degli altri, timorosi perché qualcuno da lontano viene a chiederci dove stia nascendo qualcosa di nuovo nei nostri cuori, nelle nostre società, nelle nostre economie e culture”. Ecco, allora, l’auspicio del Vescovo: “Io vorrei tanto che noi qui potessimo essere profezia e promessa che si realizza. Bellezza di suoni, di colori, di voci da tutte le nazioni, luce che fa diradare la nebbia fitta che avvolge i popoli. Anche noi nella casa del Signore e casa del suo popolo, e non nei meccanismi che fanno di tutto per farci sospettare gli uni degli altri, impedendoci di guardarci negli occhi, per conoscerci ed amarci”.

 


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