Trump Junior a caccia di specie protette nella laguna di Venezia: formalizzata la denuncia ai Carabinieri forestali di Mestre Venezia
La denuncia è stata sottoscritta dal Consigliere regionale Andrea Zanoni di Europa Verde che sull’accaduto ha presentato anche un’interrogazione in Regione

VENETO - “Ieri mattina ho proceduto col deposito di una denuncia presso il comando dei Carabinieri Forestali di Mestre Venezia in merito alla questione della battuta di caccia di Donald Trump Junior. Due le questioni principali sollevate e sottoposte al vaglio degli inquirenti: la verifica circa il possesso o meno della documentazione utile per poter cacciare, come il tesserino venatorio di caccia, e l’abbattimento di un esemplare protetto di Casarca (Tadorna Ferruginea), un’anatra rarissima in tutta Europa protetta dalla Direttiva “Uccelli” e dalla legge statale, la L.157/1992, che sanziona penalmente il suo abbattimento o detenzione (art. 30 c.1 lett. B et H)”: dichiara il Consigliere regionale Andrea Zanoni di Europa Verde. La vicenda ha destato clamore, giacché si tratta del figlio del presidente degli Stati Uniti d’America, ed è stata riportata nei principali media. La questione è seria e come spiega Zanoni: “Ricordo che il tesserino può essere rilasciato solo a cittadini residenti in una regione italiana: non si tratta, infatti, di un adempimento puramente formale, perché questo strumento serve a verificare il rispetto dei limiti carniere previsti dal calendario venatorio, tanto che la normativa vigente dispone che ogni singolo cacciatore vi registri tutti gli animali uccisi, suddividendoli per singola specie. Considerata l’immagine del video, che mostra decine di uccelli uccisi e posizionati in fila, mi chiedo se chi li ha abbattuti abbia adempiuto a questa procedura”.
Il consigliere regionale quindi prosegue con un ulteriore precisazione: “Nelle Aziende Faunistico Venatorie dell’area lagunare e valliva, autorizzate dalla Regione del Veneto, dove, sulla base della documentazione in mio possesso, i fatti denunciati sarebbero avvenuti, si svolgono attività di caccia nel demanio dello Stato, con consistenti abbattimenti di centinaia di migliaia i animali selvatici appartenenti alla fauna selvatica, che la legge statale definisce “patrimonio indisponibile dello Stato”. A dispetto di questa classificazione e condizione giuridica, è da notare che tali aree sono tutte recintate e non risultano direttamente accessibili alle forze di polizia incaricate ai controlli sul rispetto delle norme dell’Unione Europea e dello Stato italiano; si tratta, inoltre, di aziende che insistono in Zona Speciale di Conservazione e pertanto appartenente alla Rete Natura 2000 UE: all’interno di tali zone vigono tutele particolari come il divieto di utilizzo di munizioni contenenti pallini di piombo per prevenire l’inquinamento delle acque e l’avvelenamento degli uccelli acquatici, e la ragione di tali tutele è determinata dal fatto che in tali zone sono presenti maggiori contingenti di uccelli acquatici provenienti dal Nord Europa che qui vengono a svernare, si tratta, in sostanza, di aree delicatissime per la protezione degli uccelli migratori di tutti gli stati europei”.
“Il caso in oggetto è particolarmente grave perché vengono superate delle barriere normative per uccidere decine di uccelli, anche protetti, senza aver superato gli esami di riconoscimento delle specie europee previsti per l’ottenimento della licenza di caccia da parte della Questura di residenza – prosegue Andrea Zanoni -. Dunque, come Trump J poteva riconoscere le decine di specie di anatre europee tutte diverse da quelle del continente americano? La domanda è stata posta agli inquirenti, ma direi che l’uccisione della Casarca sia un buon punto di approfondimento per comprendere se si sia trattato di pura ignoranza delle leggi europee o la volontà di sparare a tutto quello che si muove. Ricordo che il 30 marzo 2017 la Conferenza Stato-Regioni ha approvato il Piano d’Azione nazionale per il contrasto degli illeciti contro gli uccelli selvatici in seguito ad una procedura di infrazione aperto contro l’Italia dalla Commissione Europea. In questo piano viene individuato tra i vari punti caldi del bracconaggio in Italia uno hot-spot proprio sulle aree umide del Veneto. Serve pertanto un reale impegno dello Stato e della Regione Veneto per togliere i limiti e gli ostacoli al controllo dell’attività di caccia all’interno delle Aziende Faunistico Venatorie, per tutelare concretamente, e non a parole, un bene transnazionale come gli uccelli migratori. Confido nel lavoro della magistratura e delle autorità preposte”.
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