Tutto lo IOV a Castelfranco? “Il sogno di Marcon, il nostro incubo”
Opposizioni sul piede di guerra dopo le dichiarazioni del sindaco di Castelfranco
CASTELFRANCO VENETO – Portare lo IOV, vale a dire l’Istituto Oncologico Veneto, tutto a Castelfranco è quanto ha auspicato il primo cittadino Marcon, con il nuovo anno. Una dichiarazione che non ha tardato a destare forti reazioni, vista la grande sensibilità sul tema. Da tempo infatti lo IOV si divide tra Padova e la Città del Giorgione, dove si trova una sede distaccata nella quale di recente è stata posta la prima pietra per i nuovi bunker di radioterapia: ciò detto la sede principale a oggi è confermata a Padova. Sulle dichiarazioni del sindaco Stefano Marcon, il gruppo di minoranza Noi La Civica, guidato dall’ex sindaca Maria Gomierato, commenta caustico: “Il sogno del nostro sindaco rischia di diventare l’incubo dei suoi cittadini. E non solo dei castellani”.
Ma ecco come spiegano la totale bocciatura all’ipotesi del sindaco: «“Tutto lo IOV qui”, dichiara sulla stampa: il che significa letteralmente “fine dell’Ospedale di Castelfranco”. E non crediamo che Marcon non ne sia consapevole. Fine del Pronto soccorso, fine della Pediatria, fine del Punto nascite, fine della Medicina e così per tutti i reparti o pezzi di reparto superstiti dopo l’occupazione dello IOV. Dove andremo a curarci e a ricoverarci noi cittadini della Castellana e dell’Asolano? A Montebelluna c’è posto per tutti i 250.000 abitanti di questa vasta area? Ci manderanno negli ospedali di Conegliano, Vittorio, Oderzo o Treviso che ci accoglieranno a braccia aperte se arriviamo vivi? Abbiamo fatto un Consiglio Comunale il 18 dicembre scorso dove abbiamo preso atto che anche il Direttore Generale dell’ULSS ammette le criticità già presenti e continua con le promesse senza dare le risposte concrete che aspettiamo sui reparti a rischio».
«Abbiamo chiesto allora – come gruppi di opposizione – la convocazione di un nuovo Consiglio Comunale che dovrà tenersi entro gennaio con chi decide il futuro della sanità in quest’area, cioè la Politica: quindi per lo meno l’Assessore alla sanità Emanuela Lanzarin e il Dirigente Regionale della Sanità del Veneto. A meno che non decida di venire Zaia in persona. Ma Marcon ha comunque già deciso da solo. Senza tenere conto di quanto affermato in passato con un Ordine del Giorno del Consiglio, senza tenere conto del pensiero della metà dei cittadini che non lo hanno votato ma forse neanche di quelli che lo avevano fatto. Castelfranco secondo Marcon può rinunciare al suo Ospedale per diventare “la Aviano del Veneto”. Evidentemente lui non soffre per le liste d’attesa, per i ricoveri sofferti, per gli interventi rinviati, per l’incertezza continua sul futuro dei reparti».
Quindi il gruppo Noi La Civica conclude: «Ha la “recondita speranza” che tutto lo IOV si concentri a Castelfranco lasciando a Padova solo la parte amministrativa. Mah, secondo noi Marcon avrebbe bisogno di un bagno di realtà per svegliarsi dal sogno che per i Castellani rischia di essere l’incubo di un futuro senza l’assistenza e le cure della sanità pubblica. Castelfranco aveva una alta qualità della vita nel 2009, quando anche il suo Ospedale era pienamente efficiente, un gioiello che ha fatto gola alla Regione. E oggi, proprio chi dovrebbe difenderne e salvaguardarne i servizi rimasti, pensa di rinunciarvi gratis e definitivamente. Speriamo che Marcon si svegli».
Già prima delle dichiarazioni del sindaco Stefano Marcon, in occasione del consiglio comunale che ha ospitato il Direttore generale dell’Ulss 2, anche il Partito Democratico aveva considerato approfonditamente la situazione sanitaria della città. Certo, i dem avevano auspicato a loro volta che lo IOV potesse crescere e diventare un importante polo oncologico di riferimento regionale ma, al contempo avevano anche precisato in maniera inequivocabile che questo non avrebbe dovuto compromettere la parte generalista del nosocomio castellano. Nei social il gruppo politico ha pubblicato un volantino del 2019 (vedi sotto), che riassumeva già all’epoca queste posizioni e concludeva asserendo che: “Nel nostro grande ospedale c’è spazio per tutto questo”.
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