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25 aprile 2024

Vittorio Veneto

UCCELLINI, UCCELLETTI E CORINNE

L'artista dei bambini

| Emanuela Da Ros |

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| Emanuela Da Ros |

UCCELLINI, UCCELLETTI E CORINNE

VITTORIO VENETO - Corinne Zanette ha i capelli rossi e gli occhi verdi. Come Giulia Beccaria. Mi piacerebbe tanto dire che ho tirato in ballo un paragone letterario-biografico perché ho trovato una parentela illuministica tra le due protagoniste. Ma non è così.

Corinne mi ricorda Giulia (descritta da Natalia Ginzburg) per una sorta di fisionomia cromatica, ma mi ricorda anche Alice nel paese delle meraviglie di Lewis Carrol, per il modo in cui prende per mano il mondo.

Prendete il non-compleanno di Alice. Ve lo ricordate? Se la risposta è no, non corrucciatevi: Alice non lo farebbe. I non compleanni – vi direbbe – sono fatti apposta per non essere ricordati. E, del resto, neppure Corinne ha un non compleanno o – servito all’inglese – un no-birthday.

Corinne ha un birday. Un sito, un portale, un logo, un marchio di genio che ha al centro non un compleanno, ma un uccellino. E poi ha una caratteristica che è solo sua. Ha la pelle talmente sensibile da poter essere incisa, segnata, disegnata solo sfiorandola. Corinne ha una pelle-pergamena: un supporto prezioso su cui “fissare” temporaneamente sogni e segni. Cosa che ha fatto. Ma solo una volta.

Chi è Corinne Zanette? Sono un’artista di 25 anni, originaria di San Giacomo. Dopo l’Istituto d’Arte, ho frequentato l’Accademia di Belle Arti di Venezia dove mi sono diplomata in pittura.

Aspirazioni? Insegnare arte! E’ il mestiere che mi ha spinto a iscrivermi all’Accademia; è ciò che sogno di fare in futuro, anche se sembra così difficile…al momento sono in quest’attesa, in un limbo tra sogni e concretezza aspettando di prendere quota.

Il tuo stile artistico richiama quello elementare, apparentemente infantile, dei bambini. Perché questa scelta? E’ uno stile diretto, spontaneo che tende alla sintesi e alla semplificazione delle forme. Un modo di disegnare semplice, apparentemente facile, un segno minimo ed essenziale, un processo di sintesi: si leva il superfluo, ciò che non aggiunge nulla al totale, ed emerge il necessario.

Parliamo di uccelli(ni). Questi soggetti sono sempre al centro delle tue illustrazioni. Il motivo? E’ un animale simpatico che può alzarsi in volo e andarsene indisturbato qua e là, libero. Mi attrae la duplice possibilità che un uccello può avere: lo stare in gabbia – luogo di chiusura ma anche di protezione – e il librarsi nel cielo, una volta aperta la porticina, alla ricerca di nuovi spazi.

Quali sono gli altri animali che ami? In questo periodo sono molto a contatto con i bambini e quindi mi piace dare vita al loro immaginario: piogge di caramelle, lupi e lupetti, coccinelle con miriadi di pallini, lotte fra robot.

Se dovessi rappresentare la società in cui viviamo sotto le spoglie di un animale, quale sceglieresti? Forse la vedrei come una balena con la pancia grossa grossa che mangia valanghe di cibo in un solo boccone, senza nemmeno masticare. Alla fine le viene un gran mal di pancia, perché in questo enorme boccone c’è dentro di tutto, cibo buono e spazzatura.

Secondo te, secondo l’esperienza di animatrice che porti avanti da alcuni anni, i bambini – nella nostra società (occidentale) – sono privilegiati o soffocati da modelli imposti, estranei alla spontaneità che li caratterizza? Non mi sembrano soffocati: ogni bambino deve trovare lo spazio e il modo per esprimere la propria creatività, e ciò non implica necessariamente carta e colori! La creatività credo sia sopratutto cercare sempre nuovi modi per trasformare la realtà, darle un aspetto nuovo e agire su di essa in maniera originale: in questo i bambini sono grandi maestri. In questi giorni, con gli occhi e la fantasia dei piccoli, ho visto un giardino diventare una gelateria, un salone di acconciature, un cantiere navale, uno zoo, e molto molto altro!

Nel tuo sito oltre alle illustrazioni, hai ricavato uno spazio dedicato alle performance artistiche con cui hai vinto premi prestigiosi. Tra tutte però colpiscono le opere ”disegnate” sulla tua pelle. Eri a corto di supporti grafici quando hai deciso di tracciare sul ventre o sulle spalle uno dei tuoi “paesaggi minimi”? Diciamo che ho scelto il supporto più sensibile. La mia pelle reagisce al contatto con un segno visibile, una sorta di cicatrice temporanea che mi dicono si definisca “dermografia”. E’ interessante sperimentare le reazioni al contatto proprio con la superficie incaricata dello scambio di sensazioni e informazioni tra interno ed esterno, tra il corpo e l’ambiente. La mia tesi di laurea verteva sul tema della pelle come confine, diaframma tra mondi continui, separati e uniti nello stesso tempo. Durante la discussione, a sostegno delle mie argomentazioni, ho portato dei disegni tracciati sulla mia pelle. Un’esperienza circoscritta e che non aveva, non ha, nulla a che vedere con le performance spesso devastanti tipiche della cosiddetta Body art.

Programmi futuri? Ho appena partecipato alla manifestazione “Chocolate” , allestita allo spazio Ex Gill a Vittorio Veneto. Altri impegni, altri progetti vedranno la luce giorno per giorno.

 

 


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Emanuela Da Ros

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