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20 aprile 2024

Valdobbiadene Pieve di Soligo

UN REQUIEM PER ZANZOTTO? PER FAVORE, NO

L’amarezza della vedova del poeta di Pieve di Soligo per l’iniziativa organizzata a quasi un anno dalla morte del poeta nel suo paese natale

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PIEVE DI SOLIGOMentre tutto il mondo fa rivivere l’opera letteraria di Zanzotto, il suo paese natale si appresta a celebrarne la morte. In chiesa.

Marisa Michieli Zanzotto, vedova del grande poeta di Pieve di Soligo, è delusa e amareggiata. “A quasi un anno dalla scomparsa di Andrea (avvenuta il 18 ottobre 2011) – spiega Marisa Zanzotto - si moltiplicano in Italia, ma soprattutto oltre confine, le iniziative tese a diffondere e a dare lustro all’imponente opera letteraria di mio marito. In America stanno per essere pubblicati gli haiku, la Svezia ha appena dato alle stampe una selezione di poesie zanzottiane, importanti editori tedeschi stanno per ripubblicare diversi testi del poeta e l’Istituto di cultura italiana di Parigi sta organizzando un convegno sulla sua opera in versi e in prosa. Diverse università italiane stanno inoltre portando avanti studi monografici sulla produzione zanzottiana, alcuni dei quali verranno pubblicati entro i prossimi mesi. E mentre la poesia, la letteratura e l’intuizione critica di Zanzotto continuano a echeggiare in forme prestigiose un po’ ovunque, il suo paese natale, Pieve di Soligo, organizza, nel duomo, un requiem. Un evento che anziché far vivere la voce del suo grande poeta, ne celebra la scomparsa. In un contesto che nessuno dei suoi familiari apprezza”.

La polemica, incisiva, che accompagna le parole di Marisa Zanzotto non è scevra di amarezza. “Ciò che si fa, o meglio che non si fa, nel luogo che ha ispirato le liriche e le prose più appassionate di Andrea rispecchia il degrado culturale dentro cui la nostra società da tempo si è arenata. L’eco della grande poesia e del messaggio irrinunciabile di Andrea non può confondersi, nell’anniversario della sua scomparsa, con le note di un requiem. Non è la fine di un uomo o di un personaggio che va ricordata, ma la sua grandezza, vivida e viva, le sue parole e le opere che continuano a essere presenti e dare a ciascuno di noi indicazioni, moniti, intuizioni profonde. Oltre che bellezza.”

Marisa Zanzotto si dichiara delusa anche per ciò che sta avvenendo a pochi passi dall’abitazione di Andrea (oggetto essa stessa di un lungo, splendido racconto in prosa). “Accanto alla casa di via Mazzini – spiega Marisa – sta sorgendo un condominio che, a causa delle sue dimensioni, snatura il profilo edilizio del quartiere, di una porzione di paese che sembra anelare alle colline. E l’aspetto più tristemente paradossale della faccenda è che quel condominio si chiamerà Filò, come una delle opere più celebri di Zanzotto, come una delle tradizioni più autentiche della vecchia cultura contadina”.

Emanuela Da Ros

Andrea Zanzotto con la moglie Marisa

 



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