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29 marzo 2024

Treviso

Università all'Appiani: il 95% degli studenti boccia la linea di Cassamarca

Un sondaggio rivela le preoccupazioni per una sede poco agevole

| Davide Bellacicco |

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| Davide Bellacicco |

Università all'Appiani: il 95% degli studenti boccia la linea di Cassamarca

TREVISO- Un risultato che non lascia spazio a interpretazioni: l'affermazione di una chiara volontà da parte degli studenti. Si potrebbe commentare così l'esito del sondaggio sul trasferimento della sede di giurisprudenza dal Quartiere Latino all'Appiani, realizzato questa mattina all'ingresso di Palazzo San Leonardo. A promuovere l'iniziativa, l'associazione Università Punto Zero, realtà politica legata al centro-destra locale e che si presenterà alle elezioni per il rinnovo delle rappresentanze studentesche dell'ateneo in programma per il 18 maggio.

 

La rilevazione, effettuata registrando il numero di matricola dei votanti, a garanzia dell'unicità del voto esprimibile, a mo' quindi di referendum consultivo, ha visto i NO prevalere per il 95,55%, con una percentuale di affluenza di poco al di sotto della media registrata durante le ultime tornate elettorali, nonostante l'esiguo preavviso, segno che per gli universitari il tema è assai sentito. Un sondaggio, dunque, dalla credibilità piuttosto solida, stante la vasta base campionata. In particolare i timori degli studenti e del personale sono rivolti ai servizi: se da una parte si garantisce la continuità dei corsi, dall'altra permane molta confusione sul tema parcheggi, biblioteca, aule studio e spazi associativi. Attualmente chi studia in riva al Sile raggiunge la sede in treno, autobus (entrambe le stazioni sono limitrofe) o in auto, per quanti provengono da destinazioni poco servite. Questi ultimi utilizzano prevalentemente gli stalli gratuiti della Chiesa Votiva e quelli lungo le vie che conducono all'ospedale: un trasferimento presso l'Area Appiani condurrebbe i frequentanti a fruire del parcheggio sotterraneo a pagamento, considerata la limitata capacità del parcheggio del vicino supermercato in orario di apertura.

 

Criticità per l'operazione che, stando alle dichiarazioni di queste settimane, dovrebbe avvenire entro un anno, giungono anche dalle attività commerciali per le quali la presenza di oltre 800 studenti in quella zona del centro storico costituiscono da anni un discreto indotto, in particolare per quanto concerne il settore della ristorazione (allo stato attuale sussiste anche una convenzione stipulata dall'Ente per il Diritto allo Studio Universitario, per il servizio mensa con una nota trattoria nei pressi della Loggia dei Cavalieri). Il tema aveva sollevato anche gli interrogativi dell'amministrazione comunale, desiderosa di non privare il centro storico di uno degli ultimi punti di aggregazione rimasti. Ascoltando la voce degli studenti interessati dall'eventuale trasferimento emerge, poi, una diffusa e più ampia preoccupazione: gli iscritti presso la struttura decentrata di Treviso sono da tempo in caduta libera, una situazione già all'attenzione dello stesso ateneo che ha tentato quest'anno un rilancio diversificando il piano di studi da quello padovano, diversificazione che non sembrerebbe per ora aver portato frutto. Ebbene: il sentire comune, specie fra gli studenti più distanti che avevano scelto il Quartiere Latino per via dei facili collegamenti, sarebbe quello di riservarsi di rivalutare quella opzione scelta al momento dell'iscrizione, anche considerato che se pure dovesse essere messo a disposizione un servizio navetta come per le scuole, gli universitari avrebbero orari decisamente più dinamici e quella soluzione si rivelerebbe poco utile. Se, però, le iscrizioni dovessero crollare sensibilmente dopo l'addio al San Leonardo, tutto lascerebbe pensare ad una possibile scelta radicale da parte dell'Università di Padova, una chiusura per ora scartata sia per la disponibilità di Cassamarca a credere nel rilancio, sia per una evidente complessità nel ricollocamento dell'organico, anzitutto docente.

 

In un recente passato la chiusura della sede di Treviso era stata una ipotesi ventilata anche da una delle liste di studenti padovane che vedevano nel rapporto fra costi di gestione (cui tuttavia come risaputo contribuisce in maniera determinante Fondazione Cassamarca) e numero di studenti una distrazione di risorse più efficacemente investibili presso la sede centrale. Ad ogni modo, ad oggi la volontà degli studenti trevigiani di restare in centro è manifestata all'unisono da tutte le sigle in corsa per delle elezioni che a tutti i livelli, dal Consiglio di Corso di Laurea al Senato Accademico sono sempre più monopolizzate dall'interesse per la salvaguardia della sede.

 

Resta da capire, obiettivamente, quali possano essere i margini di manovra ancora consentiti per evitare un'operazione, a sentire il clima all'ex Dogana, invisa a tutti meno che a Cassamarca (che pure come noto le sue motivazioni le ha, contando anche l'affetto filiale del Presidente De Poli per un polo universitario che altrimenti mai avrebbe ritenuto di toccare). Da parte degli studenti sembrerebbe farsi strada una moderata rassegnazione, unita alla volontà, per chi resterà, di battersi per la salvaguardia dei citati servizi, ma non tutti la pensano così. La Bocconi del Nordest, come la chiamano i fautori del rilancio, avrebbe dovuto vedere la compresenza di Ca' Foscari e Padova sotto l'unico tetto di uno dei grattacieli Appiani, sviluppando le mai sopite velleità di generare finalmente una realtà trevigiana integrata che prendesse il posto delle tante strutture separate che si affacciano oggi sul fiume. Un accordo in extremis con Ca' Sugana avrebbe evitato la completa smobilitazione. Per ora a traslocare sarà solo Padova, con Venezia che si trasferirà nella sede attuale di giurisprudenza nonostante le perplessità di chi studia abitualmente in quegli immobili e sa che spazio per un numero sensibilmente più cospicuo di quello dei giuristi non ce n'è, almeno nella maggior parte delle aule, cosa che contribuisce a scaldare gli animi: da una parte i "veneziani" che temono di dover seguire le lezioni in piedi, dall'altra i "padovani" che stentano a comprendere il senso di un doppio trasferimento quando basterebbe, eventualmente, far migrare all'Appiani direttamente Ca' Foscari. Su un concetto, per ora, in questa campagna elettorale fatta di diatribe sul numero di appelli, sull'assenza di corsi del centro linguistico di ateneo e del cus e sulle immancabili polemiche sulle tasse universitarie, tutti concordano (e il sondaggio di oggi lo certifica ulteriormente, suonando come un invito a Cassamarca a fare più informazione diretta e a rendere gli studenti e non solo più partecipi): l'università all'Appiani, come direbbe il buon Manzoni, «non s'ha da fare, né ora, né mai».

 


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Davide Bellacicco

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