VACALEBRE PORTA L'AMORE A CANALE CINQUE
Il vittoriese Giovanni Vacalebre a "Pomeriggio Cinque" rende autentica la fiction
| Emanuela Da Ros |
Sono le cinque e cinquanta e io ho appena spento la tivù. L'ho spenta per necessità: perché io, la tivù, non la ospito volentieri; perché - a dirla tutta - io la tivù non so nemmeno accenderla (e quindi non l'accendo mai); perchè presumo che la tivù mi deluderà (smentitemi); perché ne avevo abbastanza.
Eppure. Eppure, in questo assurdo e improbabile palinsesto (letteralmente: riscrittura) di Canale Cinque, un'ora fa ho visto Giovanni Vacalebre e la moglie Giuseppina e la figlia Paola e io mi sono commossa fino alle lacrime.
Mi sono commossa perché di fonte a tante, troppe, troppissime chiacchiere vuote e a tante troppissime rughe riempite e espressioni impostate, lui, Giovanni Vacalebre, 90 anni, vittoriese, maresciallo in pensione, campione del mondo di marcia Master, parlava d'amore, di affetto, e ricordava che la sua mamma - quand'era bambino - gli diceva di non tradire mai una donna.
E sarà che io ho avuto la fortuna (strepitosa, ne sono consapevole) di conoscere Giovanni Vacalebre, sua moglie Giuseppina e sua figlia Paola (che insegna all'Istituto d'Arte di Vittorio Veneto); sarà che io che del canto quinto dell'Inferno dantesco ho fatto un feticcio ("Amor, ch’a nullo amato amar perdona, mi prese del costui piacer sì forte); sarà (forse) per questo, ma un fatto è certo: io mi sono emozioanata di fronte al viso, alle lacrime (reali, non programmate) di Giovanni. E tutto mi è parso migliore.
E persino a Barbara D'Urso, la presentatrice del pomeriggio televiso di Canale Cinque, Vacalebre ha fatto un'impressione fatale. Tanto che Giovanni e la sua incredibile famiglia, la prossima settimana, potrebbe(ro) tornare a Canale 5.
D'altronde chi, come Giovanni Vacalebre, campionissimo di marcia, riesce a marciare sin dentro il nostro cuore; attraverso i lead del palinsenso di Canale Cinque; a smuoverci lacrime e sorrisi e piccoli, inafferrabil, autentici, indispensabili palpiti ha il diritto/dovere di parlarci anche attraverso il piccolo schermo.
Quando la D'Urso ha letto la lettera d'amore che Giovanni Vacalebre aveva scritto alla moglie Giuseppina per i suoi 80 anni, io mi sono sciolta. Per cui, quelle che leggete non sono parole, ma lacrim(ucc)e. Per cui, quello che sentite (se è così, è pure fra le righe) non è imbarazzo: è commozione pura.