Vacanze in paesi a rischio Covid, imprese trevigiane in difficoltà a causa delle quarantene
L'allarme lanciato da Confartigianato Imprese Marca Trevigiana, attraverso il proprio presidente Vendemiano Sartor
Le imprese trevigiane in difficoltà a causa delle ferie all’estero dei propri dipendenti. Già, perché nell’anno della pandemia succede anche questo: chi infatti si reca in vacanza in paesi classificati “a rischio Covid” dovrà affrontare l’isolamento fiduciario per i canonici 14 giorni, e sarà quindi impossibilitato a tornare sul luogo di lavoro.
L’allarme lo ha lanciato Confartigianato Imprese Marca Trevigiana, attraverso il proprio presidente Vendemiano Sartor. Con la proroga dello stato di emergenza fino al 15 ottobre, la imprese potrebbero infatti “non disporre di tutto il loro personale perché obbligato a sottoporsi a quarantena, dopo soggiorni in Paesi a rischio Covid”. Il provvedimento, infatti, individua i paesi a elevato rischio sanitario: in caso di ingresso o rientro in Veneto scatta l’obbligo, sanzionato se omesso, di isolamento fiduciario per 14 giorni.
“La criticità è tanto più elevata quanto più il datore di lavoro ha alle proprie dipendenze collaboratori aventi nazionalità facente capo a paesi a elevata pericolosità, per i quali la pausa estiva generalmente coincide con un momento di ricongiungimento con la propria famiglia nel paese di origine”, dichiara Sartor.
Su un campione di 3500 imprese artigiane e pmi, monitorate nei settori metalmeccanico, tessile e calzaturiero, edilizia, legno e trasporto merci, che occupano complessivamente 14.600 dipendenti, ben 1.900 (13%) provengono da paesi a rischio Covid: Romania 30%, Albania 13%, Macedonia 8%, Marocco 7%, Cina 6%, Kosovo 5%, Senegal 4%, India 3%, Moldavia 3% Bosnia Erzegovina 2%, altri Stati 20%.
“L’isolamento al rientro da ferie, oltre a compromettere la produttività dell’azienda, si traduce in un costo importante stimato, su un salario medio di un operaio, in non meno di 600 euro tra integrazione salariale all’indennità Inps e altri oneri, poiché l’assenza si giustifica come malattia – dichiara Sartor -. Chiediamo che sia al più presto operativo il fondo di 380 milioni di euro previsto già nel marzo scorso”.