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29 marzo 2024

Cronaca

"I vaccini aggiuntivi di Zaia: iniziativa azzardata o messinscena mediatica?"

I dubbi del CoVeSap che ha chiesto la documentazione della trattativa

| Tommaso Colla |

| Tommaso Colla |

VENETO - Andamento insufficiente del piano vaccinale. Paura di una rapida diffusione delle varianti. Timore di un nuovo lockdown. Va così la pandemia in Veneto, e non solo. Malgrado i dati delle ultimissime settimane su contagi e ricoveri siano incoraggianti, permangono forti incertezze sulla possibile evoluzione per il rischio concreto di una terza ondata. In altre parole: va meglio ma non bene. Con il dott. Maurizio Manno del CoVeSaP, il Coordinamento Veneto per la Sanità Pubblica, facciamo il punto della situazione.

Le varianti ci terranno ancora sotto scacco?

La variante inglese è ormai molto diffusa, con una prevalenza in tutto il territorio nazionale vicina al 20%, ed è facile prevedere che diventi il virus più diffuso.

Ma questa variante cos’ha di diverso?

È circa del 40% più diffusiva, anche se di per sé non più aggressiva o letale delle precedenti. Essendo più contagiosa aumenta comunque il numero di casi e di ricoveri e, di conseguenza, anche la mortalità (non la letalità) per Covid-19, che è quello che più ci preoccupa.

E i vaccini non la combattono?

Pfizer-BioNTech, Moderna e AstraZeneca, dovrebbero, fortunatamente, dare copertura anche rispetto a questa variante. Ecco perché diventano assolutamente importanti l’ampiezza e la velocità della campagna vaccinale, anche rispetto alla probabile formazione e diffusione di nuove varianti che invece ai vaccini potrebbero non rispondere.

È un buon segnale

Non proprio con i ritmi attuali di somministrazione del vaccino: i tempi previsti per il raggiungimento dell’immunità di gregge - ovvero del 70% circa della popolazione vaccinata - sono troppo lunghi, circa due anni.

La Regione Veneto però si è già mossa per acquistare un numero aggiuntivo di vaccini direttamente dalle case farmaceutiche o da intermediari

Al di là dell’evidente valore mediatico e propagandistico dell’idea, pur in assenza di dati certi sulla sua liceità ed eticità, la Regione sta procedendo comunque, quantomeno ad una fase conoscitiva sulla fattibilità dell’operazione.

E a che punto siamo?

Il presidente Zaia e il direttore della sanità veneta Flor hanno spiegato con come intendono procedere per l’acquisto di partite importanti di vaccini - fino a 27 milioni - tra quelli approvati dall’EMA, l’Agenzia Europea sui Farmaci. Ma c’è un ma...

Ma?

Una buona metà è stata scartata per scarsa affidabilità, dubbia liceità o sospetto di truffa. A sei proposte, tuttavia, la Regione ha risposto, chiedendo informazioni sul tipo e numero di vaccini offerti, sui tempi e le modalità per ottenerli nei depositi della Regione e sui costi.

Quali risposte ha ricevuto?

In due casi è stata inviata una seconda lettera per chiedere informazioni sui lotti - ovvero i numeri identificativi per la tracciabilità - e la scadenza dei vaccini disponibili. Una volta ottenute queste informazioni la Regione pare intenda procedere alla richiesta dell’autorizzazione ministeriale all’importazione dei vaccini e, in base a questa, alla negoziazione di costi e tempi della possibile fornitura.

Un iter corretto

La procedura segue apparentemente le normali prassi previste per un approvvigionamento aggiuntivo di farmaci o di strumentazione sanitaria, come ad esempio già accaduto nella prima fase della pandemia coi respiratori svizzeri o l’apparecchiatura olandese per processare migliaia di tamponi. Ma non è la stessa cosa.

Ci spieghi meglio

L’iniziativa, pur tecnicamente fattibile, solleva forti perplessità sia di carattere giuridico-legale, che etico-politico ma, soprattutto, di natura tecnico-scientifica, per non parlare degli aspetti economico-commerciali.

C’entrano gli accordi presi con l’Unione europea?

Le compagnie farmaceutiche, che hanno firmato un contratto vincolante con l’Unione Europea (UE), affermano di non avere in corso trattative con singoli Stati membri o Regioni dell’UE, ma non è chiaro se e quante ne abbiano con eventuali fornitori privati, nella UE o al di fuori di essa. Oltretutto l’eticità storica delle case farmaceutiche, in simili circostanze, troppe volte è stata gravemente macchiata da prevalenti interessi economici.

Sta dicendo che il rischio truffa è elevato?

Il rischio concreto di subire una truffa nell’approvigionamento parallelo di farmaci o materiale sanitario in genere è molto alta. Non a caso la Procura di Perugia sta già indagando.

Qualcuno in ogni caso già paventa una “guerra tra poveri”, cioè tra Regioni

Sul piano etico è evidente che una disparità di trattamento vaccinale fra Regioni sarebbe difficilmente accettabile dall’opinione pubblica e, soprattutto, dal nuovo Governo, il quale risulterebbe incapace di assicurare una fornitura di vaccini quantitativamente adeguata ed equilibrata per territorio.

Senza contare la probabile speculazione che se alcuni potrebbero fare…

Verosimilmente si verrebbe a produrre un effetto speculativo sul rialzo dei costi qualora vi fosse una competizione nella contrattazione per l’accaparramento diretto dei vaccini da parte di Stati, Regioni e altre entità pubbliche o, perché no, addirittura da strutture sanitarie private.

Non sarà politicamente corretto sostenerlo però se fosse questo il prezzo da pagare per fermare la curva dei contagi e dei decessi....

L’incertezza sulla sostenibilità tecnico-scientifica dell’operazione, come già dichiarato da alcuni scienziati e recentemente anche dalla Presidente della Commissione europea, è totale.

Torniamo quindi in alto mare?

Quali le garanzie della reale esistenza e qualità del prodotto? Quale la sicurezza nel trasporto e per la conservazione ? Ma soprattutto quale certezza del mantenimento della catena del freddo? Documentata e certificata da chi?

Troppo ottimismo in Regione?

Ma davvero il presidente Zaia pensa che garanzie sufficienti potrebbero essere fornite da intermediari o commercianti sostanzialmente anonimi, al di fuori di ogni controllo, contro gli accordi ufficiali e coi limiti etico-legali di cui dicevo poc’anzi? Come fanno le Autorità regionali a non porsi domande sull’origine di questi vaccini e sulla liceità di questo mercato parallelo che aggira le regole e condiziona il diritto alla salute alla disponibilità di risorse economiche?

CoVeSaP cosa suggerisce a questo punto?

Di trasmettere alle autorità competenti le informazioni sui lotti necessarie per rintracciare l’origine dei vaccini su cui è in corso la trattativa e che potrebbero essere stati distratti o sottratti illegalmente. Non solo.

Cos’altro?

Che la Regione renda subito pubblica e accessibile ai cittadini veneti tutta la documentazione e gli atti relativi alla trattativa in corso. In particolare quelli relativi alle certificazioni di provenienza, qualità e corretta (crio)conservazione. Quello che è certo è che un vaccino senza tutte le garanzie sopra elencate è inaccettabile e che CoVeSaP non lo riterrebbe comunque accettabile, qualora le certificazioni di cui sopra fossero fornite da intermediari commerciali.

 


| modificato il:

Tommaso Colla

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