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24 aprile 2024

Vittorio Veneto

IL VICTORIA SPORT&CITY. DOPO 13 ANNI, ECCOLO QUA

"Abbiamo rispettato il progetto originario". Ivan Cervellin assicura che la struttura darà un futuro alla città

| Emanuela Da Ros |

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| Emanuela Da Ros |

VITTORIO VENETO - Non è mica tanto facile. Voglio dire: un giornalista che si metta a scrivere un pezzo sul Victoria sport di Vittorio Veneto dovrebbe investirci almeno sei-sette-otto ore della sua vita. E non esagero. Io sono sincera fino alla nausea (di solito: la mia).

Un giornalista, prima di fare il pezzo sul Victoria sport, dovrebbe leggersi tutto quanto è stato scritto sul tema dal 1997 a oggi. Dovrebbe capirci qualcosa, intervistare i protagonisti, (ri)visitare la struttura, uscire dal ginepraio dei corsi, ricorsi, petizioni, pronunciamenti, dicerie; dovrebbe sintetizzare la saga in poche righe comprensibili e possibilmente scevre da (pre)giudizi.

E – nel frattempo – fare pipì. Perché avrà pure dei bisogni suoi, no? D’accordo: questa potevo risparmiarvela ma serviva a far capire che scrivere del Victoria Sport non è un lavoro, è un’impresa. Epica. Per cui se io-giornalista arrivo alla fine vorrei o un clap clap (leggi: applauso) generalizzato o (l’opzione in questione me gusta) un vertiginoso aumento di stipendio. O far capire che ci ho provato. A far capire, appunto.

Storia. La storia del Victoria sport dura 13 anni: se volete leggerla mettevi comodi e spegnete il cellulare. La creaturina nasce da un’idea del giornalista Luigino De Nadai. Lui è un grande. Una bella persona. E’ un vittoriese che scrive (soprattutto) di sport, (soprattutto per la Tribuna di Treviso). Luigino crede che Vittorio abbia una vocazione sportiva. E crede che a Costa in un’area sottoutilizzata urbanisticamente possa nascere una struttura-volano in grado di dare a Vittorio Veneto una chance forte. Luigino si mette in gioco. Ci mette la faccia. E la firma. Trova degli imprenditori vittoriesi ( non si è mai saputo quali) in grado di sostenere il suo sogno. E al momento del concepimento dell’idea Bruno Da Re, Michele De Conti, Pietro Gallonetto, Bruno Dall’Anese, Ivan Carminati e Franco Dal Cin si dichiarano pronti a dargli una mano.

Tutto a posto? Macché. Di mezzo c’è il fattore Destino. Luigino De Nadai muore – giovanissimo – nel 1998. Quelli che lo hanno conosciuto lo ricordano con affetto. Ma il Victoria, il suo sogno, la sua creatura, gli sopravvive? In 13 anni di visite ginecologiche (cioè: architettoniche-urbanistiche) il complesso voluto da Luigino De Nadai ha modificato nome, connotazioni, forme restando sostanzialmente una “tesi” su cui innestare polemiche e petizioni mai sondate.

Tanto per dire: lo storico vittoriese Ido Da Ros, nel suo secondo Libro dei sogni, ricorda che il Victoria sport avrebbe dovuto trasformare Vittorio Veneto in “una capitale sportiva nazionale” dato che sorgeva nei pressi di piscine e pista di atletica, su un’area di 24 mila metri quadrati, dove avrebbero trovato posto non una, ma quattro palestre, una pista di pattinaggio (destinata a ospitare almeno i campionati del mondo della specialità), sale di rieducazione funzionale e alloggi per atleti di fama. Lo stesso complesso avrebbe ospitato un pattinodromo della lunghezza di 200 metri con curve paraboliche da brivido e una sala congressi da mille posti. Al momento del vagito il Victoria sport avrebbe dovuto avere introno a sé un megaparcheggio in area Borca (per ospitare le migliaia di atleti e pubblico che sarebbero confluiti nella struttura), una stazione ferroviaria extralusso con una linea a doppio binario tra Conegliano e Calalzo e una metropolitana di superficie con fermate a san Giacomo, Casello 5 e Gai.

Che è successo? Che il 4 settembre, dopo 13 anni di gestazione, il Victoria Sport & city nasce. Non possiamo sapere se è conforme al desiderio che su di lei aveva formulato papà Luigino De Nadai. Ma sappiamo che una sua vita questo complesso ce l’ha. Ed è quella che emerge in quest’intervista a Ivan Cervellin, amministratore delegato della Victoria sport srl, la società che possiede l’immobile.

Ivan Cervellin, cerchiamo di fugare i dubbi: il Victoria Sport è una struttura pubblica o privata? E’ una struttura privata da sempre. Lo era anche 13 anni fa. E’ pubblica solo per le convenzioni che può fare. Il Victoria sport & city è un complesso sul quale si sono investiti due milioni di euro privati. E’ una struttura sportiva e di intrattenimento, affidata a 18 gestori diversi. La vocazione è rimasta la stessa di quella originaria. Entrando dall’ingresso principale si trova Piazza Luigino de Nadai sulla quale si aprono dieci negozi commerciali e uno spazio ristorativo. Nella parte seminterrata ha sede il centro benessere, che sarà attivo da Natale, e la palestra. L’esterno della struttura è attrezzato per il calcetto, il basket e la pallavolo.

Ma i 200 metri di pattinodromo con curve paraboliche dove sono finti? La struttura in 13 anni si è adeguata alle richieste del mercato. Lo spazio sportivo è stato sostituito da altre esigenze.

Il Victoria sport non ha ricevuto compensi o agevolazioni pubbliche per nascere? Neppure una lira. I terreni acquistati dai privati li abbiamo pagati profumatamente. L’unico esproprio fatto dal comune riguarda un pezzo di strada di via Corder che noi abbiamo sistemato a nostre spese.

La vocazione culturale del centro? Al primo piano della struttura è stata ricavata una sala congressi che può ospitare sino a 1200 persone. L’acustica è buona, Il palco modulare si presta a diversi intrattenimenti. A latere della sala c’è una zona ristorativi in grado di offrire mille coperti. Inoltre c’è una zona del Voctoria Sport & cit dedicata alle mostre che viene offerta gratuitamente ad artisti o musicisti locali. Insomma: il centro è aperto sette giorni su sette dalle sette e mezzo del mattino alle due di notte. E’ uno spazo aggregativi. Non darà i problemi dell’ex Fleming perché avrà del personale utile a garantire sicurezza e pulizia della struttura.

Che altro c’è? Se si vuol polemizzare sulla struttura lo si faccia con cognizione di causa.

Perplessità residue. Il Victoria sport ospiterà negozi, una palestra e un’area intrattenimento. Ma che ne è stato degli alloggi per i 300 atleti previsti dal progetto originario? La foresteria con 300 posti letti doveva essere costruita in quello spazio verde che delimita l’attuale struttura. Purtroppo il progetto originario ha subito delle amputazioni per cui non si è riusciti a edificare quanto stabilito. L’attuale struttura è solo metà di quanto predisposto. Ma è comunque un’area di riferimento per la città. Io ci credo. Che la Costantini venga pure a vedere con i suoi occhi quello che si è fatto…

 


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