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23 dicembre 2024

Esteri

Eitan Biran, mandato di arresto per il nonno materno che ricorre a Riesame

L'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip di Pavia. Fonti ministero Giustizia: "Israele non estrada propri cittadini"

| Irene Zorzenoni |

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funivia mottarone

ISRAELE- Paolo Sevesi, legale del nonno materno di Eitan Biran, Shmuel Peleg, ha depositato un ricorso al tribunale del Riesame di Milano contro l'ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip di Pavia Pasquale Villani, a carico dell'uomo accusato del rapimento del nipote, unico sopravvissuto alla strage del Mottarone. Il ricorso è stato depositato "con riserva di motivazioni" visto che la difesa non ha ancora avuto accesso all'ordinanza.

 

Su Shmuel Peleg sono puntati gli occhi di tutti, dopo che il gip ha emesso l''ordinanza di custodia cautelare in carcere - attivata la procedura internazionale con conseguente estradizione - per sequestro di persona, sottrazione e trattenimento di minore all’estero e inosservanza dolosa di provvedimento del giudice che ha nominato la zia paterna Aya tutrice del bambino. La richiesta di arresto riguarda anche Abutbul Gabriel Alon, l'autista assunto dai nonni materni del piccolo "per assisterli e aiutarli nel loro progetto di trasferimento del piccolo Eitan in Israele".

 

La nonna Esther Athen Cohen resta invece indagata. Il quadro che emerge dalle indagini degli uomini della squadra Mobile di Pavia, coordinate dal procuratore Mario Venditti e dal sostituto Valentina De Stefano, è di un rapimento "messo in atto con lucida premeditazione e meticolosa organizzazione dagli indagati". Lo dimostrano "i numerosi viaggi in Svizzera effettuati nelle giornate immediatamente precedenti l’11 settembre", giorno del sequestro, quando su un'auto a noleggio i due uomini - capaci di muoversi in modo "ombroso" usando più auto a noleggio e utenze telefoniche estere - e il bambino raggiungono l'aeroporto di Lugano e prendono il volo, a bordo di un charter privato pagato 42mila euro, per Israele.

 

Un piano che potrebbe essere ripetuto - da qui la richiesta di arresto - e che nasce da "un sentimento di ostilità" maturato nel tempo "nei confronti della zia paterna" vista la decisione del giudice tutelare di affidare a lei, che vive alle porte di Pavia, il nipote. Decisione contestata dai nonni, che stanno lottando per tenere il piccolo in Israele. Sull'affido si gioca una doppia battaglia giudiziaria in Italia: il primo dicembre a Milano si discute dell'opposizione al provvedimento concesso alla zia, mentre ieri a Pavia i legali dei nonni materni hanno chiesto al tribunale che Aya venga rimossa dall'incarico di tutrice con immediata sospensione e che venga nominato pro-tutore un avvocato 'terzo'.

 

La famiglia Peleg, ovvero i nonni e gli zii materni del piccolo Eitan Biran, hanno deciso di non commentare il mandato di arresto internazionale spiccato dalla procura di Pavia. Il portavoce della famiglia Peleg, Gadi Solomon, contattato da Adnkronos ha risposto con un ''no comment'', anche in vista della prima udienza del processo d'appello in programma domani a Tel Aviv, per decidere in base alla Convenzione dell'Aja se il piccolo Eitan debba tornare in Italia.

 

La famiglia Peleg spera che arrivino buone notizie dal processo di appello. Nel dettaglio, Solomon ha detto di ''non voler rispondere su questo'', ma con le ''mani giunte'' ha espresso il desiderio che arrivino buone notizie sul futuro di Eitan. La famiglia Peleg chiede che il bambino possa vivere in Israele.

 

FONTI MINISTERO GIUSTIZIA: "ISRAELE NON ESTRADA SUOI CITTADINI"

 

Con Israele, si applica la convenzione europea di estradizione del '57 di Parigi. Israele, però, ha apposto una riserva alla Convenzione, in base alla quale non estrada i propri cittadini. E' quanto si apprende da fonti del ministero della Giustizia, in relazione al caso di Shmuel Peleg.

 

La procedura in casi del genere, spiegano le stesse fonti, prevede che, dopo un'ordinanza di custodia cautelare, la Procura generale chieda al ministero della Giustizia di diffondere le ricerche internazionali e di inserire il nominativo del destinatario della misura nella banca dati Interpol. Nel momento in cui la persona viene localizzata, la polizia o lo arresta o comunica al ministero la localizzazione.

 


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