Aurora: una mamma nel decimo arrondissement parigino
A Parigi, difficile ritorno a normalità di una famiglia italiana
(di Danila Clegg)
PARIGI - Colazione chiusi in casa con i bimbi in un silenzio surreale dopo una nottata di spari e il suono incessante delle sirene. Questo e' stato il risveglio nel quadrilatero della morte del decimo arrondissement parigino di una famiglia italiana, padre madre e due bimbi, dopo la notte di terrore, quando un commando di terroristi ha preso d'assalto locali e ristoranti di questo quartiere conosciuto per la sua 'mixitè', come la chiamano i francesi. E' proprio questo uno degli aspetti che più colpisce Aurora Sanseverino, bolognese, da qualche anno residente nella capitale francese.
"Il venerdì sera si anima di ragazzi giovani, come tutti i locali di rue Bichat. A scuola avevamo appena parlato di piani di sicurezza in caso di problemi gravi, ma anche di integrazione e di accoglienza di bambini le cui famiglie sono in grandi difficoltà. Un bel quartiere il mio, nel decimo arrondissement. Un quartiere dove i cittadini si mobilitano concretamente per dare una mano a chi ha bisogno. Dove genitori aiutano altri genitori a inserirsi in Francia, ad avere i documenti necessari e a dare ai loro figli una vita il più normale possibile. Un quartiere dove convivono barbe lunghe, capelli rasati, pantaloni col risvolto, veli, tacchi e copricapi tondi".
Stamattina è calato il silenzio. La scuola del figlio è a pochi metri da uno dei ristoranti che il venerdì sera si riempiono di clienti, in gran parte giovani, e che in questo venerdì di terrore è stato uno degli obiettivi colpiti. Sui marciapiedi ancora i segni della battaglia e le scie di sangue. Da stamattina sono al lavoro le squadre della scientifica. "Nel quadrilatero fra rue de la Fontaine au roi, rue Bichat e rue du Faubourg du temple il tempo é sospeso", continua il racconto di Aurora. "Il perimetro é delimitato dalle strisce di plastica rosse e bianche della scientifica. Tute bianche e tute nere armate, fianco a fianco insieme". Gli agenti, cortesi e rassicuranti, controllano i documenti anche dei residenti e invitano a non uscire di casa.
"Abbiamo sentito tutto: gli spari e poi le sirene, incessanti. Ci ero passata davanti poco prima, tornando dalla riunione della scuola di mio figlio, lì vicino c'è il bar dove spesso prendo un caffé con le altre mamme", racconta Aurora. "Noi abitiamo a pochi metri da questa follia. Ed é successo qui. Ora penso a lunedì, quando dovrò portare i miei figli a scuola", dice, ripensando al clima dopo l'attacco alla redazione di Charlie Hebdo. "Ma qui c'è sensibilità e attenzione da parte di tutti", commenta quasi per darsi coraggio.