ROMA - Espresso un messaggio chiaro: “ Vogliamo dar corso a un processo di autentica trasformazione del Paese “.

Questa l’indicazione che, attraverso il prof. Stefano Zamagni, hanno lanciato i sottoscrittori del Manifesto per dare vita a un “ nuovo” soggetto politico d’ispirazione cristiana e popolare.

A un mese dalla presentazione ufficiale del cosiddetto “Manifesto Zamagni”, (http://www.oggitreviso.it/cattolici-politica-219415), presso la sede di Confcooperative si è svolta, infatti, l’Assemblea dei firmatari, sabato 30 novembre.

Nel corso dell’incontro nazionale (in foto durante i lavori), è stata esaminata e quasi radiografata l’evoluzione positiva che si è registrata finora.

Sono confluiti da tutte le regioni d’Italia a Roma per ribadire la loro adesione al Manifesto, per dare vita a un ” nuovo” soggetto politico d’ispirazione cristiana e popolare, senza individuare nessun nome alla futura “Cosa Bianca”, che dovrebbe concretizzarsi in seguito sul piano strettamente politico.

“Anche quella della scelta del nome - sostiene Giancarlo Infante- assieme a altre questioni, dev’essere frutto di un coinvolgimento collettivo, basato sulla partecipazione dei territori e di tutti i gruppi coinvolti nel progetto”.

Prima di arrivare al dunque, ossia alla costituzione di una nuova forza intenzionata a modificare la politica, continuerà il confronto tra il numeroso insieme di gruppi, associazioni, singole persone, che hanno deciso di portare un metodo originale in un sistema che vive di ” leaderismo”, di dirigismo e centralismo.

Il padre nobile di questa iniziativa, il prof. Stefano Zamagni, ha parlato di “fenomeno emergente”, figlio e frutto dell’aggregazione spontanea di una parte della società civile che intende “uscire dalle catacombe”, per superare la lunga stagione di divisione, puntando al superamento della distinzione tra chi finora ha messo l’accento sulle questioni sociali e quanti hanno sottolineato maggiormente gli aspetti della morale.

Esclusa l’ipotesi del partito unico dei cattolici, si punta a creare la “spina dorsale della democrazia”, capace di evitare le radicalizzazioni e favorire la “ centralità” con contenuti e metodo in grado di operare una trasformazione radicale del quadro politico istituzionale.

“L’incontro ha fatto emergere l’esistenza di una fetta del Paese intenzionata ad affrontare le sfide poste dalle trasformazioni economiche, sociali e tecnologiche secondo nuovi modelli e diversi comportamenti rispetto a quelli espressi dall’attuale classe politica e dirigente”, ha confermato Infante.

Il fondamento di questa nuova esperienza in fieri poggia sulla Costituzione e sul messaggio del Pensiero sociale della Chiesa.

In attesa di nuovi sviluppi, oggi si guarda con interesse a radicarsi nei territori regionali.

Dev’esserci un autentico coinvolgimento di tutti sul piano della definizione dei contenuti politici programmatici destinati a trarre ispirazione e sono conseguenza del Manifesto.

Insomma si va costruendo una rete già presente in tutto il Paese col chiaro intento di favorire una partecipazione autentica, evitando i rischi del centralismo e del verticismo.

Bisogna superare vecchie abitudini della classe politica italiana nei confronti della quale s’intende marcare una distanza netta, a partire dalla pratica e dai comportamenti.

 

Questa la strada tracciata per i prossimi passaggi:

a) creazione di gruppi di studi permanenti aperti ai “talenti” presenti al centro e in periferia;

b) definizione di un documento politico programmatico;

c) organizzazione di circoli regionali in cui saranno coinvolti tutti i gruppi, le associazioni e i singoli che hanno aderito al Manifesto.

Chi fosse interessato all’iniziativa può seguirla sul sito www.politicainsieme.com ed eventualmente mettersi in contatto scrivendo a redazione@politicainsieme.com

pietro.panzarino@oggitreviso.it