Da Negrisia a Gerusalemme, in Israele l'ultima tappa
I ciclisti-pellegrini hanno già pedalato per oltre 1000 Km e ora li attende l’ultima fatica che da Nazareth li condurrà alle porte della Città Santa di Gerusalemme
PONTE DI PIAVE - Sono arrivati in Israele il 14 agosto, dopo aver attraversato l’Italia in sei tappe fino a Bari e percorso due tratte impegnative in Grecia, da Patrasso a Corinto e poi fino ad Atene, affrontando con successo un dislivello totale di 1600 metri.
Hanno già pedalato per oltre 1000 Km e ora li attende l’ultima fatica che da Nazareth li condurrà alle porte della Città Santa di Gerusalemme. I sei ciclisti-pellegrini Mauro Tomasella (ideatore e organizzatore del progetto), Denis Ruffoni, Fabrizio Rizzo, Massimo Sartori, Silvano Carrer e il campione italiano ed olimpico Angelo Ciccone stanno tenendo duro e sembrano non accusare segni di cedimento.
A tenerli saldamente sul pezzo, l’affetto della gente - tantissima - incontrata lungo il percorso, e rimasta costantemente in contatto, e i fans della pagina FaceBook @negrisia.jerusalem, aggiornata in tempo reale con foto e filmati sulle peripezie del loro viaggio verso oriente. A Tel Aviv i sei ciclisti, accompagnati da parenti e amici giunti dall’Italia il giorno di Ferragosto per sostenerli, sono stati accolti da Monsignor Giacinto Boulos Marcuzzo, Vescovo Ausiliare Emerito del Patriarcato Latino a Gerusalemme che, dopo la celebrazione della Santa Messa a nella Chiesa di San Pietro a Jaffa, si è intrattenuto con la comitiva italiana per parte della giornata dell’Assunta.
Il gruppo di Negrisia-Jerusalem si sta ora godendo un breve tour tra le meraviglie dello Stato ebraico, che include le città simbolo della cristianità: Cesarea Marittima, Aifa, San Giovanni D’Acri (patrimonio Unesco), Tiberiade, Nazareth, il Monte Tabor e per l’appunto Gerusalemme, dove i sei ciclisti-pellegrini giungeranno in sella alle loro inseparabili biciclette alla fine di una tappa di 150Km, che lambirà i confini della Giordania. Ai piedi delle antiche mura, il 18 agosto - data dell’evento conclusivo -, li attenderanno i loro cari, che durante la stessa giornata avranno visitato Gerico e sostato qualche ora lungo le affascinanti coste del Mar Morto. Ma non è finita qui! Presi dall’enfasi e dalla voglia di superare se stessi fino in fondo, i sei ciclisti-pellegrini stanno ponderando l’idea di aggiungere due uscite extra. Nello specifico si tratterebbe di due scalate - sempre su due ruote - del Monte Tabor, che si eleva sulla pianura circostante fino ad un’altezza massima di 588 metri e dove secondo i Vangeli avvenne la trasfigurazione di Gesù e del Monte degli Ulivi, o Monte Oliveto, ai cui piedi si trova il Getsemani (l’orto degli ulivi) e nel quale, sempre secondo i Vangeli, Gesù si ritirò in preghiera prima della Passione.
I giorni antecedenti il rientro, previsto il 22 agosto, la comitiva visiterà la Città Santa e avrà modo, tra l’altro, di ammirare la Chiesa di Sant’Anna, la Basilica dell’Agonia, il Santo Sepolcro; ripercorrere qualche tratto della Via Crucis, rendere omaggio alla Tomba della Vergine Maria e infine avrà l’opportunità di assistere allo Shabbat, la festa settimanale ebraica, presso il Muro del Pianto. Un’escursione a Betlemme concluderà definitivamente l’avventura di Negrisia-Jerusalem. Mauro Tomasella si dice pienamente soddisfatto di quest’esperienza nata dal desiderio di commemorare la figura carismatica di Don Giuseppe Querin - mancato nel novembre del 2021 - sacerdote noto nella Comunità dell’Opitergino-Mottense, che nella vita ha organizzato oltre centoquaranta pellegrinaggi in Terra Santa. “È stato un crescendo di emozioni” dichiara Mauro. “Non eravamo preparati a tanto affetto e al di là dell’aspetto ludico, legato alla passione per il ciclismo che ci accomuna, questo è stato veramente un viaggio nel viaggio, ché oltre ad averci messo a dura prova fisicamente e psicologicamente, ha dato un senso profondo al valore dell’amicizia, fortificandola.
E poi c’è la Fede, l’aspetto mistico e intimista del nostro essere cristiani, vissuta ognuno a modo proprio, ma pur sempre nel pieno rispetto del prossimo. Insieme, noi sei, abbiamo superato le fatiche, gli imprevisti, le difficoltà. Abbiamo discusso, come è normale accada in un gruppo, ma i momenti di tensione li abbiamo affrontati attraverso il confronto diretto e l’onestà. Ed eccoci qui oggi, più uniti di quando abbiamo lasciato Negrisia”, continua Tomasella, schiarendosi la voce, sensibilmente commosso. “Penso di esprimere il pensiero dei miei compagni nel dire che il bello di quest’avventura, quello che ci porteremo dentro per sempre, sono i volti, i sorrisi, le strette di mano e l’affetto della gente finora incrociata nel nostro cammino. Tutto ciò ha amplificato la percezione del bello insisto nella nostra natura umana. Sembra strano doverlo ammettere, ma spesso ce ne dimentichiamo. Dovremmo sorridere più spesso agli altri, perché la luce negli occhi di chi sorride, è una miracolo al quale non ci si abitua mai. Ed è sempre meraviglioso assistervi.”