A "LETTURE D'ESTATE" E' LA VOLTA DI MIRKO ARTUSO
Appuntamento il 10 luglio, alle 21.15, presso il Giardino pubblico di Parè in via Einaudi
Conegliano - Giovedì scorso il pubblico nel chiostro dell'ex-Convento di San Francesco per ascoltare la lettura di Licia Maglietta ( un reading tratto da Pazza è la luna di Silvana Grasso) è stato numeroso: oltre trecento persone. Conegliano Estate Festival ritona con Letture d'Estate giovedì 10 luglio, ore 21.15, presso il Giardino pubblico di Parè in via Einaudi (in caso di pioggia Auditorium Dina Orsi) con ingresso libero. Il tema della lettura è "Giro d’ombra" ed il suo protagonista è Mirko Artuso, che ha iniziato la sua attività di attore-narratore col Laboratorio Teatro Settimo di Torino. È stato ideatore e regista di numerosi progetti teatrali e performance multimediali; negli ultimi anni, in collaborazione con l’Università di Ferrara e il Centro di Neuropsichiatria Infantile di Torino, ha intrapreso il Progetto T&H, un percorso teatrale tra disagio e sociale. Giro d’ombra è una mescolanza di racconti tratti dalla bibliografia di Luigi Meneghello che offrono una divagazione ironica e acuta sul mondo dell’infanzia.
È come se la memoria rispondesse ad un richiamo ... un piccolo paese con i suoi esilaranti e talvolta tragici personaggi, la vita paesana, il duro lavoro, le bande, le bambine poi donne, le zie e gli zii, i matti, i professori, le generazioni che arrivano e quelle che vanno, il vecchio e il nuovo che si affrontano, è il luogo in cui prende vita la lettura in forma scenica. L’autore racconta di un tempo in cui tutto aveva un profilo definito e del suo dialetto; nel racconto gli anni passano e intanto il paese cambia, si espande e muta la natura delle cose insieme ai loro nomi, passando dal “dialeto” all’italiano, e poi mutano ancora con l’assimilazione dei vocaboli inglesi che entrano nel quotidiano attraverso la radio e la televisione.
Un autore veneto che ha saputo tradurre in parole ciò che siamo stati e che ancora oggi siamo, in pagine lievi e profonde. Uno scrittore, Luigi Meneghello, in “Libera nos a Malo“ e “Pomo pero”, ricorda la propria infanzia a Malo fra gli anni venti e trenta. Con una lingua intessuta di dialetto, che diventa una sorta di voce del paese, ricrea non solo la vita e la cultura di un piccolo borgo di provincia, ma fotografa l’entrata della modernità nella civiltà contadina, le accelerazioni e le fratture della trasformazione sociale.