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02 febbraio 2025

Treviso

PET THERAPY, SEMPRE PIÙ UTILIZZATA NEGLI OSPEDALI

I medici chiedono minor burocrazia per facilitare la terapia

| Laura Tuveri |

| Laura Tuveri |

PET THERAPY, SEMPRE PIÙ UTILIZZATA NEGLI OSPEDALI

Treviso/Pieve di Soligo - Soprattutto cani, ma anche maialini, pesci in acquario, animali da cortile. I gatti, invece, per le loro caratteristiche, sono meno adatti ad essere impiegati nella Pet Therapy, ovvero in quella tecnica terapeutica che utilizza la relazione uomo-animale in campo medico e psicologico per apportare ai pazienti benefici di ordine terapeutico e assistenziale.

Ma accarezzare i nostri felini domenstici non è assolutamente controindicato, ben si intende. Medici, veterinari, psicologi ed educatori, stamani, venerdì 16 aprile, si sono riuniti al Ca’ Foncello di Treviso per prendere parte ad un work shop intitolato "Pet Therapy e sinergie territoriali".

Obiettivo dell’incontro fare il punto e confrontarsi sul progetto della Regione Veneto “Net Pet Therapy - Una Rete sinergica nel Veneto”, nato per promuovere le possibili applicazioni della Pet Therapy e per conoscere i contesti nei quali si possono utilizzare queste terapie complementari in ambito medico.

Le finalità del progetto sono la creazione di un network regionale attraverso la costituzione di tavoli di lavoro provinciali, che coinvolgano soggetti del pubblico e del privato operanti nel contesto della Pet Therapy; l’organizzazione di eventi tematici per favorire la condivisione di esperienze e conoscenze già in atto; l’implementazione e lo sviluppo della Banca dati regionale relativa ai soggetti pubblici e privati che si occupano di Pet Therapy, ma anche la definizione di un percorso che - attraverso le linee guida regionali - implementi le attività assistite dagli animali per giungere allo sviluppo di terapie assistite dagli animali.

Nel reparto di pediatria dell’ospedale Ca’ Foncello di Treviso è da una decina di anni che vengono portano animali in corsia per aiutare i piccoli pazienti a superare al meglio momenti difficili e di sofferenza legati al periodo di degenza.

L’ex primario di pediatria, la dott.ssa Silvana Agostini, in quiescenza solo da qualche settimana, ha detto che il giorno in cui il veterinario parta in reparto gli animali, il mercoledì, “è un giorno speciale coccoloso, atteso con impazienza e trepidazione anche dal personale”, medichi, neuropsichiatri, educatori, genitori, volontari, per la valenza ludica e per il clima che si viene a creare in reparto.

L’ex primario Agostini prendendo a prestito una citazione del Piccolo Principe dice che se gli uomini addomesticano gli animali è vero anche il contrario. In questi dieci anni di “animali in corsia” Agostini ha detto che è stato anche “addomesticato” l’ospedale. “Adesso – ha detto il sanitari – ci auguriamo che venga addomesticata anche al burocrazia perché è necessario, visto che è scientificamente dimostrata l’efficacia terapeutica della Pet Therapy, che vengano stabiliti dei codici ufficiali per richiedere la terapia”.

Un’esperienza positiva di uso di animali per curare bambini con problematiche comportamentali la sta portando avanti anche l’Ulss 7 di Pieve di Soligo, fermo restando che l’accarezzare animali domestici e prendersi cura di loro, si è efficacemente dimostrato utile anche per la cura di disabili, anziani e persone affette da patologie psichiatriche anche meno gravi, per esempio l’ansia, per non parlare, poi, dell’effetto benefico che ha, per chi vive da solo, l’avere in casa un affettuoso gattino o cagnolino da poter accarezzare.

Nel 2001 è stato avviato il progetto nato dalla sinergia del Servizio veterinario e del Servizio età evolutiva dell’Ulss 7. Ogni anno vengono costituiti dei gruppi a cui partecipano bambini seguiti che presentano problemi di comunicazione e relazione seguiti dal Servizio età evolutiva.5-7 bimbi al massimo che secondo la valutazione di medici e psicologi possono trovare giovamento dalla Pet Therapy.

“L’attività spiega - Maria Segat, psicologa dell’Ulss 7 - viene svolta presso una fattoria convenzionata con l’azienda sanitaria di Pieve dei Soligo per una durata di 20-25 incontri annui. I benefici sono riscontrabili ed evidenti: c’è, infatti, la possibilità di approcciarsi all’animale, di interagire e comunicare con l’altro che in questo caso è un animale che ben si presta allo scopo.

La terapia – prosegue la psicologa - ha effetti positivi per i bambini che seguiamo, che in prevalenza presentano disturbi d’ansia, disturbi di attaccamento. Su di loro riscontriamo effetti positivi sull’incremento dell’autostima. Il fatto, poi, di potersi prendere cura di un altro rispetto a sé, ha degli effetti positivi anche per apprendere nuove modalità di relazionarsi con il prossimo”.

“La Pet Therapy – chiarisce Alessandra Carraro, responsabile del progetto e veterinario dell’Ulss 7 – non è a se stante, fa parte di una terapia molto più ampia denominata zooantropologia, disciplina che è nata negli anni Novanta e che si occupa in particolare della relazione che intercorre fra uomo e animale con la differenza che l’animale viene visto all’interno di quella che è la relazione di tipo terapeutico e che non riveste un ruolo passivo ma viene percepito come interlocutore, assumendo un ruolo attivo.

L’animale può fare molto in una terapia per la sua alterità, per l’essere appunto diverso dall’uomo. Quindi è proprio questa diversità che è catalizzatrice nei confronti di chi entra in contatto con lui, vuoi il bambino, l’anziano, la persona comune. L’animale, poi, non esprime giudizi e questo innesca sia un processo di accettazione che di incremento di stima del paziente. Dal punto di vista del pet, ovvero del’accarezzamento, vi sono poi situazioni di benessere immediato.

L’accarezzare il pelo di un animale crea, infatti, un aumento di endorfine, che stimola il buonumore, l’animale poi gioca per cui ha una capacità distraente. Quali gli animali più indicati per questo tipo di terapia? “In Pet Therapy – spiega Carraro – il più indicato è il cane in quanto è in grado, più di ogni altro animale di stabilire una relazione con l’uomo.

Può anche essere adatto il maiale. L’importante è non utilizzare un cucciolo, un animale cioè sotto l’anno di età, in fase evolutiva. Deve poi aver compiuto un percorso educativo adeguato, vale a dire che non tutti gli animali, sono adatti allo scopo. Non esiste, infatti, una situazione standard in questo tipo di terapia che varia a secondo del tipo di utenza.

Il progetto – spiega la veterinaria - prevede la presenta di un’equipe multidisciplinare che studia il caso specifico e assegna l’animale più idoneo allo scopo. Sono tutte situazioni che vanno progettate con cura e che prevedono una seduta e una valutazione iniziale e finale ed è proprio questo che assicura la scientificità del progetto.

 


| modificato il:

Laura Tuveri

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