Sciopero delle donne in Islanda. Il paese dei ghiacci si ferma al grido di "uguaglianza!"
Un richiamo per l'uguaglianza di genere. Anche la premier ha incrociato le braccia con diverse ministre.
ISLANDA — Ieri, la premier dell'Islanda, Katrin Jakobsdottir, insieme a diverse ministre del suo governo, ha aderito a uno sciopero generale delle donne, un atto coraggioso e simbolico per ribadire l'urgenza di raggiungere una piena uguaglianza di genere nel Paese nordico. In un'intervista rilasciata venerdì al portale di notizie mbl.is, Jakobsdottir ha dichiarato senza esitazioni il suo sostegno alla protesta, annunciando che non avrebbe lavorato quel giorno e sperando che molte altre donne avrebbero fatto lo stesso. La sua partecipazione sottolinea la serietà della questione e l'impegno personale nella lotta per i diritti delle donne.
La premier ha criticato il fatto che nonostante l'Islanda sia stata a lungo considerata il leader mondiale nell'uguaglianza di genere, gli obiettivi desiderati non sono stati ancora raggiunti. "È inaccettabile nel 2023", ha sottolineato, evidenziando un aumento delle differenze salariali tra uomini e donne in tutto il Paese. L'Islanda, che nel 1975 ha fatto la storia con uno sciopero femminile in cui il 90% delle donne si è rifiutato di lavorare nel "kvennafrí" (giorno di riposo delle donne), continua a lottare per un progresso significativo. La riduzione del 90% del gap salariale e sociale negli ultimi tre anni, secondo i dati ufficiali del 2022, è un successo, ma l'attuale aumento delle differenze salariali dimostra che la strada verso la piena uguaglianza è ancora lunga.
Lo sciopero di ieri non è solo un segnale di protesta, ma anche un richiamo alla storia dell'Islanda e ai successi ottenuti attraverso azioni simili. Il "kvennafrí" del 1975 portò a cambiamenti significativi, tra cui l'elezione della prima donna presidente del Paese. Questo nuovo sciopero femminile mette in luce la necessità di continuare a lottare per garantire che le conquiste del passato non siano dimenticate e che il cammino verso un'uguaglianza di genere completa e duratura rimanga al centro dell'agenda politica. La partecipazione attiva della premier e del suo governo è un segno di impegno nel perseguire la giustizia sociale e di genere, sperando che questa azione possa ispirare cambiamenti significativi non solo in Islanda, ma anche a livello globale.
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