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05 novembre 2024

Treviso

La Scuola al tempo del coronavirus

Intervista ad Alfonso Rubinacci

| Pietro Panzarino - Vicedirettore |

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| Pietro Panzarino - Vicedirettore |

La Scuola al tempo del coronavirus

TREVISO - Il mondo dell’istruzione scolastica da marzo sta vivendo una situazione, che il coronavirus ha stravolto completamente e sostanzialmente. Sopratutto la scuola soprattutto la scuola media e superiore ha messo in campo, dapprima con circospezione e col passare del tempo nuove modalità educative, che nel dibattito nazionale cominciano ad essere considerate come il nuovo che avanza e con le quali bisognerà ripensare il sistema storico dell’istruzione in Italia e nel mondo.

 

TUTTOSCUOLA, la rivista nazionale fondata nel 1975 da Alfredo Vinciguerra, con tutta la sua autorevolezza, ha favorito la riflessione, aprendo un dibattito tra gli addetti ai lavori, destinato a segnare il futuro della scuola in Italia. Di tutto questo abbiamo parlato con il dr. Alfonso Rubinacci, già Capo Dipartimento a Viale Trastevere e Coordinatore del Comitato Scientifico della rivista.

 

Come si può inquadrare l’insegnamento da remoto, che ha segnato l’attività scolastica durante il periodo del lockdown?

 

La didattica a distanza è un tema di forte interesse nel mondo della scuola, che chiede di saperne di più. L’acceleratore non è solo il Covid, quanto la digitalizzazione pervasiva che caratterizza il nostro tempo. Il Covid ha fatto emergere le insuf icienze di una scuola incentrata su paradigmi ormai fuori tempo, fondati emblematicamente sullo strumento-libro (educativo cartaceo) intorno al quale si è organizzato tutto il sistema- scuola: classi, orari, organizzazione del sapere, valutazione, rapporto docente-discente e così via.

 

Ovviamente la tecnicalità è una modalità per favorire in questa fase la crescita educativa degli studenti, ma potrebbe contenere in nuce il rischio di considerarla il momento essenziale della formazione....

 

Il processo di digitalizzazione nella società esige di fatto una rifondazione della scuola su altro “emblema”: l’educativo digitale, che non è il semplice uso delle tecnologie, quanto piuttosto l’organizzazione flessibile, non standardizzata, personalizzata e in grado di personalizzare. Certamente non è la semplice implementazione, anche se massiva, delle tecnologie nella struttura vigente. Con tutti i suoi danni, la pandemia spinge a ripensare con maggiore sollecitudine le istanze pedagogiche e didattiche, che includono, concretamente, la riarticolazione degli spazi fisici, degli orari, della suddivisione disciplinare, delle risorse didattiche e della loro fruizione.

 

Dovendo cominciare a ridisegnare questa fase nuova, con modifiche e cambiamenti, come si potrebbero impostare le sostituzioni alle prassi consolidate da sempre?

 

a) al principio delle classi quello delle “zone di apprendimento”, in cui gli ambienti sono strutturati in funzione dei tipi di operazione da compiere;

 

b) all’ora di lezione il tempo di lavoro da dedicare per il completamento delle proposte del docente con apprendimenti individuali;

 

c) alle classi i gruppi di apprendimento fondati sull’alternanza del lavoro individuale e collaborativo;

 

d) al libro di testo le fonti culturali, la cui ricerca potrà stimolare la responsabilità e la creatività degli studenti.

 

Questo scenario alimenta spazi di riflessione e sollecita un serrato confronto con gli esperti...

 

E’ necessario aumentare la conoscenza sul valore della didattica a distanza, per accrescere la consapevolezza di quanto la stessa possa aggiungere qualità agli esiti formativi degli studenti. E’ un processo complesso, che impone uno sforzo non solo a livello organizzativo, ma didattico e culturale con il coinvolgimento dei diversi beneficiari: scuola, giovani, imprese, Paese.

 

In questo scenario, il corpo docente attende da Tuttoscuola risposte concrete e in tempi brevi, per essere pronti all’inizio del nuovo anno scolastico.

 

Sicuramente, stiamo alimentando un dibattito a cui Tuttoscuola vuole dare un significativo contributo di informazione e documentazione, per concorrere e definire nuove e moderne politiche formative, che devono porre al centro la sfida dell’innovazione tecnologica, della centralità della persona, per of rire una formazione in servizio, che divenga supporto indispensabile per i docenti, per creare sempre più alleanze strategiche, che coinvolgano il mondo del lavoro, dell’impresa, per ascoltare la società e i suoi fermenti e unire il Paese in una visione condivisa del futuro.

 

Naturalmente durante la fase di lockdown Tuttoscuola non ha atteso gli eventi, ma si è fatta promotrice di iniziative importanti... Ci dà qualche flash?

 

Nella prova senza precedenti dell’emergenza sanitaria, Tuttoscuola ha aumentato l’impegno e ha assunto un ruolo centrale nell’of erta di formazione a sostegno dei docenti e della scuola, giocando un ruolo importante. Nell’ambito dell’iniziativa #LaScuolaAiutaLaScuola ha messo a disposizione 600 ore di formazione, di cui hanno beneficiate oltre 35 mila docenti.

 

E nel prossimo futuro?

 

A sostegno delle esigenze della scuola, nell’ambito delle attività di documentazione e formazione del personale portata avanti, con ottimi risultati, da Tuttoscuola, si metterà a disposizione in articoli, che verranno pubblicati in più “puntate”, il documento “Una crisi da non sprecare: Partire, invece che ri-partire” di Roberto Franchini. Il racconto di Franchini si presenta ricco, articolato nel fornire al lettore le diverse dottrine epistemologiche sul Debate del digitale nella scuola e negli ambienti di apprendimento. Un’analisi bilanciata, nonostante la propensione che si rileva da parte dell’autore per un “ottimismo” digitale, riuscendo tuttavia anche a mantenersi in equilibrio con la “controparte” analogica che ancora è fortemente presente nella scuola italiana.

 

Alla luce delle considerazioni espresse, ci può sintetizzare il nocciolo della “Didattica digitale”?

 

Dal contributo si ricava che “Didattica digitale” è il processo di insegnamento/apprendimento che si realizza in questo contesto nuovo, modificando le tradizionali metodologie didattiche basate sulla centralità del docente e sulla trasmissione dei contenuti e promuovendo il ruolo attivo degli studenti e l’acquisizione di competenze. Franchini sottolinea che per rendere più ef icace, attraente e attuale la didattica è decisivo che gli insegnanti siano preparati ad utilizzare le tecnologie digitali. Il concetto che ora dovrebbe diventare un ‘mainstream’ metodologico è che per realizzare una didattica digitale di qualità le tecnologie più profonde dovrebbero essere quelle che scompaiono, assorbite completamente nel tessuto della nostra quotidianità tanto da non distinguerle più da essa. Ciò sta a significare che dovremo metterci nell’ordine di idee di non considerare più le tecnologie mobili (smartphone, tablet) come strumenti ‘distoglienti’ dalla dialettica insegnamento-apprendimento ma piuttosto come settings per accompagnarne l’integrazione nel nostro ambiente digitalizzante, considerandole parte di esso. A maggior ragione quando esse diventano il fulcro intorno a cui si articolano le pratiche educative della cosiddetta “scuola digitale”.

 



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Pietro Panzarino - Vicedirettore

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