"Stanca e vuota, Treviso ai minimi storici. Noi qui a fare da presidio con le nostre vetrine accese"
Lo sfogo del barista del centro Andrea Penzo Aiello: "Tanti proclami ma gli eventi del fine settimana non bastano più"
| Isabella Loschi |
TREVISO - “Stanca, inquinata, "rumorosa" nelle pagine della cronaca nera e poco sicura”. Così viene descritta oggi Treviso da chi la vive e ci lavora, tutti i giorni, da almeno 15 anni. Il duro sfogo è di Andrea Penzo Aiello, titolare del bar Filò di viale Cadorna.
“La nostra Treviso (o chi la amministra?) si fa bella con il Natale Incantato, la Deejay Ten, la Città degli Innamorati, il Tiramisù Day, il Giro d'Italia, viale Battisti messo a nuovo, una vera chicca per i turisti dei fine settimana. Ma la città per noi commercianti ed esercenti è ai minimi storici. Ubriachi di lavoro e di chiacchiere per quei 30/35 weekend all'anno ci troviamo gli altri 300 giorni dell' anno a fare impresa in una città stanca, inquinata, "rumorosa" nelle pagine della cronaca nera e poco sicura”. L’esercente critica l’amministrazione e mette nero su bianco, attraverso i social, il sentiment di molti negozianti. “E' sempre stato facile avere qualcosa da ridire, perché in questi 15 anni di apertura in centro a Treviso, ho vissuto il graduale svuotamento dagli uffici, un ulteriore calo dei residenti, l'arrivo delle baby gang e molto altro. Ma mai la situazione è stata drammatica come in questi ultimi due-tre anni, forse neanche durante la pandemia”, scrive Penzo Aiello. “Il corso principale con sempre più serrande abbassate, la mia zona che negli ultimi tre anni ha perso tre attività di cui la più "giovane" aveva più di trent'anni di storia e la più "vecchia" puntava ai sessant'anni di attività. In zona pescheria molte attività preferiscono chiudere i pomeriggi dal lunedì al mercoledì piuttosto che stare lì a fissare la porta. E in tutto questo proliferano degrado, vandalismo, aggressioni, furti”.
"Gli amministratori - continua - vanno in tv a rivendicare di avere la città più sicura del Veneto e intanto ogni giorno viene fuori almeno un fatto di cronaca nera, da semplici furti di scarpe a un omicidio in pieno giorno tra adolescenti nel cuore del centro storico. E noi intanto siamo qui, a cercare di fare da presidio con le nostre vetrine accese, a cercare di sminuire i commenti dei clienti che continuano a dirci "ma hai letto il giornale? Certo che in una Treviso così poco sicura non mi fa mica più tanta voglia venire a passeggiare!", a cercare di resistere e sopravvivere in attesa che nei prossimi anni si avveri il "Riporteremo gli uffici in centro e porteremo migliaia di studenti con l' università". Ma i mesi e gli anni passano, le spese corrono, la gente in settimana è sempre meno, la gente dei weekend e degli eventi non basta più, la paura di trovarti una vetrina sfondata dal vandalo di turno la mattina è sempre più grande e molti iniziano a pensare che forse l'unica alternativa sia veramente chiudere e arrendersi”.
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