Lo ‘spumante’? Anche per i musulmani
Zaia e un’azienda di Mareno di Piave promuovono il vino zero alcol. I primi riconoscimenti? Nei paesi arabi
| Emanuela Da Ros |
MARENO DI PIAVE - Va a finire che i musulmani sdoganano lo ‘spumante’. Anche perché ora può essere a zero alcol. Anche perché è compatibile con l’alimentazione Halal. Siamo più forti dei russi. Loro non hanno mai pensato a creare una vodka analcolica. Noi sì. Noi della terra del prosecco ci siamo arrivati.
Siamo arrivati a fare uno spumante a zero alcol, oppure un succo d’uva che sembra uno spumante. Scegliete l’opzione. L’azienda Iris di Mareno di Piave ieri ha aperto la prima vendemmia analcolica della storia. Con un testimonial d’eccezione: il governatore Luca Zaia. Lo ‘spumante’ zero alcol che Zaia ha tenuto a battesimo si chiama Bella ed è protetto da un brevetto internazionale .
”In Veneto - ha detto Luca Zaia - siamo regione leader nel settore vitivinicolo e oggi dimostriamo di essere già avanti guardando a quanti vogliono brindare ma oggi non possono, non solo per un motivo religioso, ma penso anche ai luoghi del divertimento per i giovanissimi, al mondo dello sport, a chi è astemio”.
Il ‘vino’ analcolico - parola di Isabella Spagnolo di Iris - punta a raggiungere in tempi brevi il milione di bottiglie nel Mondo e le referenze alcohol free rappresentano i prodotti di punta e distintivi per l’azienda, affermando temi come benessere e salute che sono riconosciuti alla qualità del territorio Prosecco”.
Questo prodotto - si legge nel lancio pubblicitario - ha ricevuto i primi riconoscimenti internazionali nei Paesi Arabi: è infatti compatibile con alimentazione Halal poiché, rispetto ad altri prodotti, l’acol è totalmente assente. Ma c’è interesse crescente anche nel mercato statunitense ed europeo sempre più attento all’healty style.
Perché Bella non contiene alcol ma dimezza anche le calorie. Per ottenere il prodotto, che ha avuto il plauso dell’Associazione Altre Parole che opera in Veneto per l’umanizzazione delle cure verso i pazienti oncologi, Isabella Spagnolo ha dovuto lavorare: “Abbiamo depositato il brevetto - dichiara - nel 2010 e sono serviti sette anni di ostinazione e coraggio, ma abbiamo resistito di fronte soprattutto alle difficoltà burocratiche per riconoscere e affermare prima in Italia e poi nelle dogane internazionali, un prodotto che prima non c’era.”