“Vietato fare il bagno al lago Morto e in Fondon”: il regolamento di polizia urbana non si rinnovava dal 1931
Ieri sera in consiglio comunale è stato approvato, dopo 89 anni
VITTORIO VENETO - Ci sono cose che rimangono tali per un secolo: una di queste è il regolamento di polizia urbana di Vittorio Veneto, che è stato approvato ieri sera in consiglio comunale e su cui non si metteva mano dal 18 dicembre del 1931. Il testo, redatto dal corpo di polizia locale intercomunale di Vittorio Veneto, Tarzo, Revine Lago e Protezione Civile di Vittorio Veneto, si pone come “strumento di disciplina dei comportamenti e delle attività influenti sulla vita della comunità cittadina, al fine di salvaguardare la convivenza civile e la sicurezza dei cittadini, oltre che il decoro urbano e la qualità dell’ambiente sociale”. Tra le moltitudine di regole scritte salta all’occhio il divieto di fare il bagno nei fiumi, nei laghi e nei torrenti. Ma come - ci si chiede - se il lago Morto, il lago di Revine, il Fondon a Savassa in estate si riempiono di bagnanti? Se è vietato, cosa succede a chi fa il bagno?
“Si tratta di una norma generale - riferisce il sindaco di Vittorio Veneto Antonio Miatto -, per dichiarare balneabile un posto servono attrezzature e personale specifico, un bagnino. Sulla spiaggia del lago Morto è da tempo installato il cartello con il divieto di balneazione e magari provvederemo ad installarne degli altri. Non ci sono le condizioni di sicurezza per fare il bagno lì, come altrove”. Come in Fondon? ”Non c’è salvaguardia, ma come nel caso uno decida di attraversare la strada fuori dalle strisce pedonali, può tuffarsi in quei posti senza essere multato, ma a suo rischio e pericolo - continua Miatto -. Se i ragazzi vogliono farsi il bagno nel Fondon, sono loro i responsabili di sé stessi”. Miatto spiega che la balneazione nei laghi e nei fiumi può essere autorizzata solo in particolari casi, e purché siano garantite le condizioni di sicurezza per i bagnanti. “Al Lago morto non ci sono queste condizioni, e magari provvederemo a segnalarlo con ulteriori cartelli di divieto di balneazione”, conclude.
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