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28 marzo 2024

Conegliano

Arianna, e la sua storia d’amore

Non è una vicenda di cronaca nera o bianca, o rosa quella che trovate qui. E’ la storia di un grande amore.

| Emanuela Da Ros |

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| Emanuela Da Ros |

Non è una vicenda di cronaca nera o bianca, o rosa quella che trovate qui. E’ la storia di un grande amore. Ed è (forse) una storia tra tante. Ma è anche, e soprattutto, un invito alla vita

CONEGLIANO – Quella che state per leggere è una storia d’amore. Non esce dalle pagine di un romanzo. E non la raccontiamo perché ha le connotazioni di un giallo irrisolto, di una violenza scomposta o di un fatto amplificato dal dramma di un’azione violenta.
La raccontiamo perché uno dei protagonisti ci ha chiesto di condividerla. Così com’è stata.

 

Lucio. Lucio Covre, bibliotecario di Santa Lucia di Piave, e Arianna Zanatta si sono conosciuti circa vent’anni fa. Per caso. Lucio, allora, lavorava presso una biblioteca e aveva un matrimonio fallito alle spalle. Era un ragazzo disorientato, che cercava in ogni donna una persona con cui stemperare la sua inquietudine. Il lavoro però lo aiutava, e tra le persone che incontrava tra scaffali e romanzi c’era una ragazza che gli aveva ispirato simpatia. Tra i due c'era una semplice conoscenza.

Un giorno però, (erano gli anni Ottanta, il contesto era il teatro Accademia e il pretesto di un’uscita serale era uno spettacolo di Piero Chiambretti) Lucio si imbatte proprio nella ragazza che frequenta la sua biblioteca. “E’ lei!", pensa Lucio. Con altri amici comuni, vedono lo spettacolo e si concedono una pizza. Ed è chiacchierando, che Lucio scopre che la ragazza con cui ha familiarizzato quella sera non è quella che pensava, non è la stessa per cui aveva provato un’istintiva simpatia: è la sua gemella.

“Arianna – racconta Lucio – aveva la stessa voce di Federica, la ragazza che avevo incontrato più volte, e gli stessi lineamenti, ma aveva una dolcezza diversa. Un qualcosa che mi colpì nell’animo”.

Lucio e Arianna, quella stessa sera ridono pensando all’equivoco. E Arianna propone a Lucio di accompagnarlo a casa. Ci sono pochi chilometri da percorrere tra via Colombo e via Cavour a Conegliano, ma la sorte vuole che i due abbiano un incidente. Un’auto piomba sull’utilitaria dove Lucio e Arianna stanno viaggiando e loro sono costretti a un ricovero ospedaliero. Si conoscono da poche ore, ma sembrano così intimi che l’infermiere del Pronto Soccorso chiede a Lucio di accompagnare Arianna in ambulatorio, di prendersi cura di lei.

Arianna. Arianna ha 32 anni quando incontra Lucio a teatro. Per otto anni è stata sottoposta a dialisi e due anni prima ha subito un trapianto di rene. La sua salute è fragile, ma la sua voglia di vivere è incondizionata, totale, assoluta. Arianna lavora come impiegata all’Electrolux, dove ha un ruolo di responsabilità: è intelligente, colta. Conosce perfettamente l’inglese. E ha la sensazione che ogni istante vissuto sia un regalo a cui dire “grazie”. Ha la convinzione che ogni incontro sia un dono. E Lucio, Lu (come lo chiama familiarmente), diventa presto il dono più bello. Quello inaspettato. Quello che trasmette una felicità e un’allegria senza tregua.

Lucio e Arianna. Non è un’amicizia superficiale quella che unisce Arianna e Lucio da quella prima sera passata a teatro, in un ristorante e poi in ambulatorio del pronto soccorso. I due ragazzi scoprono un’affinità elettiva. Hanno gli stessi gusti, gli stessi interessi, lo stesso modo di percepire il mondo, Arianna e Lucio. La loro empatia diventa amore. E il loro amore si istituzionalizza. Lucio e Arianna si sposano e prendono casa a San Pietro di Feletto, tra il verde merletto delle colline. Nel frattempo, l’Electrolux va in crisi, Arianna è messa in mobilità. Subisce un secondo trapianto di rene. L’appuntamento con la dialisi per lei diventa una condizione di vita improrogabile. Tre volte alla settimana deve recarsi in ospedale. Ma non le pesa, e non fa mai pesare a nessuno questa sua fragilità fisica. Arianna sorride. A tutto, a tutti. Fa un paio di concorsi all’Usl 7. Li vince, e per due giorni alla settimana lavora presso gli uffici di Pieve di Soligo. Gli altri tre giorni non può essere presente, perché saltare una dialisi per lei sarebbe una condanna. Ma questi sono dettagli. Arianna e Lucio si amano. Condividono la bellezza di quello che possiedono, superano insieme gli ostacoli, i lutti che colpiscono le rispettive famiglie. E abbracciano, nel profondo, tutto ciò che sperimentano insieme: le cene con gli amici (dove Arianna è costretta a rinunciare ai brindisi), una quotidianità fatta di condivisioni, confronti, baci. E viaggi.

L’Islanda. “Lo scorso anno – ricorda Lucio – Arianna aveva programmato un soggiorno di tre settimane in Islanda. Non era facile per lei sostare così a lungo in una terra lontana, ma Arianna aveva preso accordi con l’ospedale di Reykjavik ed è riuscita a dializzarsi mentre eravamo lì.”

Un pomeriggio qualunque. Venerdì scorso, dopo aver pranzato insieme, Lucio saluta Arianna. Deve raggiungere la biblioteca di Santa Lucia dove lavora sino alle sette di sera. Com’è solita fare, Arianna si affaccia al balcone della loro casa di Bagnolo. Manda un ultimo bacio a Lucio che si allontana osservandola dallo specchietto retrovisore. E’ Arianna la donna con cui Lucio ha vissuto gli ultimi, splendidi, vent’anni. E’ lei la sua metà del cielo. La compagna che aveva cercato nell’inquietudine di un lungo disorientamento. Lucio accende la radio e si sintonizza su Radio Due. Nel palinsesto pomeridiano va in onda la trasmissione “Un giorno da pecora”. Lucio e Arianna, da anni, la seguono insieme: lui mentre è in auto, lei mentre è a casa, intenta a sistemare la cucina. A volte si chiamano al cellulare per commentare quanto hanno appena ascoltato. Ridono insieme: di una battuta, di un commento. Ma forse è un solo un pretesto. Per salutarsi ancora. E ancora. E per sentire la voce l’uno dell’altra. E per dirsi “ti amo”. Ancora. E ancora.

Venerdì scorso, Lucio segue la trasmissione, ma pensa già al lavoro che lo aspetta. Non chiama Arianna durante il tragitto e entra in biblioteca.
Verso le sette riceve una chiamata. E’ l’ospedale di Conegliano. I medici sono preoccupati perché Arianna non si è sottoposta alla dialisi. Non era mai successo prima.
Lucio chiama a casa. Chiama Arianna. I telefoni suonano a vuoto. E allora si precipita a casa.

La radio è accesa. La radio è accesa a tutto volume, quando Lucio entra nell’appartamento. E’ sintonizzata su Radio Due. La tavola, in cucina, non è stata sparecchiata del tutto. I piatti sono ancora nel lavello.
Arianna è a terra. Priva di vita. Gli occhi aperti. Sulle mani ha i guanti che era solita usare per lavare le stoviglie.

Il silenzio. Lucio l’abbraccia. Un’ultima volta. “Arianna era tutto per me – ci confida – e ora non so più chi sono. La consapevolezza che la vita finisca è un pensiero razionale che si annida in ogni persona, in tante coppie. Per me e Arianna era forse un’ombra fuggevole. Chi ci ha conosciuto e frequentato in questi anni vedeva in noi una persona sola. Vedeva due persone che erano diventate un’anima, un corpo, un’entità. E’ anche per questo che vorrei condividere la mia storia e quella di Arianna con gli altri. Vorrei dire che l’amore può tutto. Oltre le apparenze, oltre la quotidianità, le emozioni, le parole. L’amore può trasformare il frastuono in armonia. E’ un’alchimia a cui non dobbiamo rinunciare. Mai”.

I funerali di Arianna Zanatta si svolgeranno martedì, alle 15, nella chiesa di San Pio X a Conegliano. Lucio sarà accanto a lei. Con le sorelle di Arianna, Federica e Alessandra. Con i nipoti. Con la mamma Amelia. E ci sarà tutto l’amore che ognuno di noi può sentire. Ancora. E ancora.

 


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Emanuela Da Ros

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