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18 agosto 2024

Nord-Est

Arsenale della Grande Guerra in casa: scoperte 80 bombe a mano

Possibile legame con l'episodio dello sversamento di tritolo nel Piave

| Ansa |

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Arsenale della Grande Guerra in casa: scoperte 80 bombe a mano

COMELICO SUPERIORE (BELLUNO) - Nascondeva in casa un piccolo arsenale della Grande Guerra, 80 bombe a mano, molti proiettili di artiglieria, fucili, incurante del rischio di esplosione che quei vecchi ordigni, in cattivo stato, potevano rappresentare. Era il patrimonio di 'cercatore' di reperti bellici custodito da un bellunese 60enne, incensurato, scoperto dai Carabinieri a Comelico Superiore (Belluno). L'uomo non si aspettava la visita dei militari dell'Arma, che in queste settimane invece hanno incrementato i controlli sui possessori di armi. Bombe e munizioni erano state trovate dall'uomo nel corso degli anni in alcuni siti del bellunese noti per essere stato teatro di battaglia durante la Guerra del '15-'18. Il 60enne, però, non aveva adempiuto a alcuna delle norme che disciplinano di collezionismo militare; in pratica, teneva in un magazzino sotto la sua abitazione una santabarbara senza alcun controllo; molte delle bombe a mano erano in stato di conservazione, quindi pericolose. E' stato infatti chiesto l'intervento degli artificieri per rimuovere l'arsenale'. L'impressione ricavata dagli investigatori è che l'uomo avesse messo insieme la collezione di residuati bellici pensando ingenuamente che non vi fossero divieti nel tenerli in casa, come fosse un museo della Grande Guerra. Ciò non gli ha evitato la denuncia per detenzione illegale di armi ed esplosivi. Quella del collezionismo militare è del resto una passione piuttosto diffusa in Veneto a ridosso delle aree che furono teatro di grandi battaglia tra esercito italiano e austriaco, e in alcuni siti - è famoso ad esempio quello di Forcella Col dei Bos, tra Lagazuoi e Tofane, a Cortina - è possibile tuttora scorgere durante una semplice camminata i resti di bossoli, granate, ma anche gavette o reticolati arrugginiti. Così la voce dei controlli sui titolari di porto d'armi e sui 'depositi' illegali della Grande Guerra dev'essere girata nei paesi del Comelico, subito dopo l'operazione dei Carabinieri. Al punto che qualcuno potrebbe aver scelto di liberarsi di materiali pericolosi. In un paese vicino a Comelico Superiore, infatti, nei giorni successivi si era assistito ad un'anomala colorazione delle acque del fiume Piave, sulla quale stanno compiendo accertamenti tecnici dell'Arpav. Tra le ipotesi più verosimili, quella che la colorazione possa essere ricondotta ad sversamento di tritolo nel fiume - una quantità modesta secondo fonti investigative - ma indice però della sottovalutazione del rischio da parte di chi effettua queste attività: non c'è dubbio infatti che quel tipo di esplosivo può essere recuperato solo estraendolo da bombe o proiettili militari. Risale all'agosto scorso l'incidente a San Stino di Livenza (Venezia) che costò la vita a Mario Paladin, un collezionista di residuati bellici, ucciso dalla deflagrazione di una vecchia bomba che teneva in casa.

 


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Ansa

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