Caso di lebbra, l'Usl 9: "Paziente sotto controllo, nessun pericolo di contagio"
37enne bengalese resta ricoverato al Cà Foncello, controlli sui 5 famigliari
| Isabella Loschi |
TREVISO - “Sono qui oggi all’Ospedale di Treviso per tranquillizzare tutti i Veneti e le molte mamme allarmate che mi hanno telefonato e inviato mail. La situazione è totalmente sotto controllo”. Lo ha detto questa mattina il Presidente della Regione del Veneto Luca Zaia, durante la conferenza stampa con la direzione strategica dell’Ulss 9 e alcuni specialisti, a seguito del caso di lebbra diagnosticato ieri ad un cittadino bengalese di 37 anni, residente a Quinto di Treviso, ricoverato da metà luglio per problemi cardiaci.
Primari e medici specialisti in malattie rare hanno tranquillizzato l’opinione pubblica in merito a possibili rischi di contagio da lebbra. “Il caso in oggetto – ha spiegato il Direttore Sanitario dell’Azienda Ulss 9, Michele Tessarin - riguarda un paziente giovane adulto, proveniente dal sub-continente indiano e residente in Italia da 8 anni. Ricoverato per accertamenti al Ca ‘Foncello da metà luglio per dolori e gonfiori agli arti inferiori con affaticamento, nel corso del ricovero gli sono state rilevate lesioni cutanee atipiche che hanno portato ad eseguire più biopsie per confermare i sospetti diagnostici. Il paziente è sempre stato assolutamente stabile ed in buone condizioni generali. L’esame istologico ha confermato la diagnosi di “Lebbra Lepromatosa””. “Questo tipo di patologia – hanno spiegato i sanitari – è a basso tasso di infettività e si trasmette solo con contatto diretto prolungato di anni con i soggetti affetti”.
I medici hanno così ritenuto necessario e sufficiente ricoverare solo il paziente in uno stato di isolamento, in una camera singola, e di controllare con una visita dermatologica, così come previsto dalla normativa, le cinque persone che convivono con l’uomo nella stessa abitazione a Quinto di Treviso.
L'ultimo caso di lebbra a Treviso risale ha 5 anni fa, hanno riferito i medici, in generale in Italia la malattia si considera debellata dai primi anni '80. "La lebbra - hanno precisato - è veicolata da un batterio simile a quello della Tbc ma più lento che viene distrutto quasi sempre dai globuli bianchi". L’incubazione della malattie dura in media dai sei agli otto anni e con ogni probabilità il paziente è stato contagiato dalla malattia quando ancora si trovava nel suo paese natale, prima di arrivare in Italia. “Il paziente - ha precisato la direzione dell’ospedale - è stato segnalato al Centro Nazionale di Genova e posto in terapia con tre farmaci come da linee guida nazionali ed internazionali e verrà dimesso dall’ospedale di Treviso tra pochi giorni”.
“Ciò nonostante – ha detto Zaia – dobbiamo prendere realisticamente atto della possibilità, non escludibile a priori, che alcune malattie da tempo debellate possano riprendere vigore anche da noi e la salvaguardia della salute dei cittadini Veneti è un mio obbligo costituzionale. Per questo l’attenzione dell’intero sistema sanitario veneto rimane al massimo, sia sul piano della prevenzione che su quello della profilassi dove e quando necessaria”.