Chi telefona (ancora) per sapere l’ora esatta?
I francesi, da oggi, non lo fanno più. Gli italiani (tradizionalisti) sì. E pagano
| Emanuela Da Ros |
Scagli il primo orologio chi - in passato - non ha mai composto il “16” per conoscere l’ora esatta.
Se non siete proprio millennial di primo pelo avrete usato il telefono - pure quello fisso, pure quello col disco - per sapere l’ora. La me adolescente - che aveva perso chissà dove quell’orologino tanto carino della Prima Comunione - l’ha fatto un sacco di volte. Forse anche solo per sentire una robotica voce amica che aveva una certezza da comunicare: l’ora esatta, appunto.
Oggi sembra fantascienza. Lo smartphone che portiamo con noi anche sotto la doccia (secondo me mio figlio lo fa…e non per rispondere alle mie chiamate) ci fa sapere che ore sono anche quando non ci frega più di tanto. Anche in vacanza, quando il tempo sembra essere al nostro servizio, e non viceversa. Eppure, a quanto pare, il servizio Ora esatta è ancora gettonato. Soprattutto dagli utenti anziani. Il numero da comporre con gli anni si è sbracato: il 16 è diventato 161 e poi 4261. Anche la tariffa ha subito delle variazioni: ora il costo del servizio gestito da Wind è di 16,26 centesimi Iva inclusa, quello gestito da Tim di 30 centesimi.
Ma se in Italia l’Ora esatta tramite telefono continua a sussistere, la Francia ha detto stop. L’operatore Orange da oggi 1 luglio 2022, dopo 89 anni di onorato servizio, manderà in pensione il numero 3699, cioè l’orologio parlante, come lo chiamano a Parigi. Un numero che quando entrò in funzione, nel 1933, ricevette 140 mila chiamate. Tutti volevano sperimentare l’invenzione di Ernest Benjamin Esclangon (1876-1954), direttore dell’Osservatorio di Parigi. A quanto sembra fu lui che studiò un dispositivo in grado di rispondere in maniera autonoma a quell’odiosa e ripetuta richiesta: Che ore sono?