Da San Vendemiano al Congo per sorridere al futuro
In poco tempo i volontari di Costruisci un Sorriso hanno raggiunto importanti obiettivi grazie a una rete di solidarietà impegnata a dare un’opportunità di riscatto ai villaggi congolesi
| Fabio Zanchetta |
SAN VENDEMIANO - L’associazione Costruisci un Sorriso è impegnata nella realizzazione di progetti sociali e attività di volontariato nella Repubblica democratica del Congo, dove una guerra dimenticata e una crisi umanitaria di cui si parla poco negano i diritti fondamentali alla popolazione del luogo.
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Progetti che hanno ricevuto un importante sostegno a livello locale, permettendo così di inviare da San Vendemiano alla città di Goma non solo qualche sorriso, ma la possibilità concreta per centinaia di persone, tra bambini, ragazze madri e adulti, di accedere a servizi di istruzione, assistenza medica e formazione professionale. Goma è il capoluogo della provincia congolese del Kivu Nord, territorio fertile che prende il nome dal lago Kivu ed è ricchissimo di materie prime: idealmente una Terra promessa, ma nella realtà un inferno lacerato dalle guerre civili. Le notizie che giungono fino a noi da queste terre lontane sono frammentarie ed episodiche, ma l’intreccio di conflitti che si sussegue da decenni, tra genocidi, guerriglia e terrorismo, è alla base delle periodiche crisi umanitarie, e per estensione migratorie, che segnano il presente eternamente tragico del continente africano. L’attività dei volontari di Costruisci un sorriso, iniziata nel gennaio del 2020, si rivolge a una delle conseguenze sociali più dolorose di questa situazione di instabilità: la mancanza di servizi educativi e di assistenza sanitaria che affligge i piccoli villaggi attorno alla città di Goma, dove fenomeni di malnutrizione, analfabetismo e diffusione di malattie infettive colpiscono senza pietà soprattutto le fasce più deboli della popolazione.
“Come associazione siamo nati nel gennaio del 2020 – spiega Elsie Peruch, presidente di Costruisci un Sorriso – e alcuni di noi avevano già esperienze di volontariato in quelle zone. Siamo un gruppo ancora in crescita, volontari in toto, non percepiamo alcun contributo o rimborso spese per quello che facciamo”. Proprio la conoscenza di quei luoghi ha permesso di individuare immediatamente un progetto in cui impegnarsi per portare un aiuto concreto: il recupero di una scuola di quartiere diroccata e inagibile in una zona di campagna dove circa metà dei bambini non aveva accesso a una struttura educativa. Il progetto “Boscolac 2020” ha permesso così, in meno di due anni, la costruzione di un vero e proprio complesso scolastico dotato di aule ristrutturate, laboratori per la formazione professionale e anche di un centro medico. “La scuola è gestita in collaborazione con la comunità salesiana locale e aperta a tutti – prosegue Elsie – sia a bambini che adulti, senza distinzione di credo religioso. La mattina è frequentata dai bambini, il pomeriggio e la sera da giovani e adulti, a cui sono dedicati non solo corsi di alfabetizzazione ma anche di formazione professionale”. L’idea infatti è quella di fornire, oltre all’educazione di base, anche talenti professionali da spendere in città, trovando lavoro presso un laboratorio o anche aprendo un’attività in proprio: “Nei laboratori d’atelier si tengono corsi di edilizia, agronomia, idraulica, elettrotecnica e anche di taglio e cucito, perché abbiamo una particolare attenzione a istruire e rendere indipendenti le tante ragazze madri del luogo”. All’avvio del primo anno scolastico, nell’ottobre del 2021, i bambini accolti nelle sei aule ristrutturate erano ben quattrocento, ora si stanno già avvicinando ai seicento: soprattutto a loro, spesso afflitti da malnutrizione e scabbia, è rivolto il centro medico, che sta fornendo gratuitamente assistenza sanitaria e screening sistematici ai più giovani. Al momento la scuola è stata riconosciuta dalla provincia del Nord Kivu, e l’associazione ha già avviato le pratiche per il riconoscimento statale come scuola paritaria. Il successo di questo progetto è stato garantito anche dalla rete di solidarietà che si è creata con altre realtà associative, sia a livello territoriale nella Marca trevigiana che di volontariato direttamente in loco.
Il centro medico,“Marzia nel cuore”, è intitolato a Marzia De Zotti, mancata nel maggio del 2021 a soli 44 anni: la famiglia della donna, sostenitrice fino all’ultimo delle iniziative dell’associazione, ha avviato una raccolta fondi che in poche settimane ha raccolto più di seimila euro da destinare a questo importante progetto. C’è poi una classe della scuola che è stata adottata dall’associazione Non Plus Ultra’s Conegliano e dedicata alla memoria di Paolo Sartori, capotifoseria dell’Imoco scomparso nell’aprile 2020 durante la prima ondata dell’epidemia di Covid. “Adottando una classe della scuola si provvede all’assunzione di insegnati e la fornitura di materiali scolastici – spiega Elsie Peruch – i salesiani che gestiscono direttamente le strutture si sono impegnati ad assumere lavoratori del posto. La nostra volontà è quella di interfacciarci e dare lavoro alle realtà locali”. Rispetto e partecipazione delle comunità e collaborazione tra le varie realtà della solidarietà: sono i valori ispirati all’operato di Luca Attanasio, ambasciatore italiano morto in un attentato nel villaggio di Kibumba, poco distante da Goma, il 22 febbraio 2021 e personaggio a cui guardano con ammirazione le realtà del volontariato che lavorano in Congo. “Luca era una figura unica in un contesto dove le missioni internazionali occidentali spesso non sono ben viste se non osteggiate dalla popolazione – racconta Elsie – era un diplomatico noto per la sua semplicità e umanità, con ottime relazioni con i locali, facciamo ancora fatica a capire il suo omicidio”. “Attualmente stiamo collaborando con la Fondazione Mama Sofia, di cui fanno parte Zakia Seddiki e Salvatore Attanasio, moglie e padre di Luca, che hanno voluto proseguire il suo cammino a favore della popolazione congolese” - presegue Elsie - “La guerriglia dei ribelli del gruppo M23 ha portato a un’emergenza sfollati verso Goma, a cui cerchiamo di dare un sostegno inviando viveri e l’aiuto del medico del nostro centro”. La tragica morte di Attanasio ha dimostrato purtroppo quanto sia ancora lungo e tortuoso il cammino per la pace in Congo, ma la convinzione è che offrire opportunità di istruzione e lavoro sia un’operazione imprescindibile in quella direzione. “Il nostro impegno è nato quando abbiamo visto la sofferenza di tante donne e bambini e constatato quanto i loro diritti umani vengano negati, tra questi quello all’istruzione. Abbiamo fatto nostra la frase di Victor Hugo per cui «Istruire è costruire»”, conclude Elsie.