Dopo tre anni, Sara ha completato gli oltre 7mila km del Sentiero Italia
La giovane castellana, in compagnia di altri quattro amici di "Va' Sentiero", ha attraversato Alpi e Appennini, documentando l'impresa attraverso l'obiettivo della sua macchina fotografica.
CASTELFRANCO - L’hanno definito il "sentiero più lungo del mondo nel paese più bello del mondo". Un incredibile percorso lungo 7.850 chilometri che attraversa in lungo e in largo il nostro Paese, isole comprese. È il “Sentiero Italia” che un gruppo di giovani (e un po’ pazzi) camminatori ha appena completato, dopo circa tre anni, fatti di silenzi, fatiche, acciacchi fisici, sottoposti all’inclemenze del meteo, tra nevicate e temporali.
Un viaggio che ha visto tuttavia il coinvolgimento di numerose persone incontrate durante tutta la durata della spedizione, che hanno ospitato, aiutato o anche solo accompagnato per alcuni chilometri i partecipanti a questa avventura, che ne hanno a loro volta tratto un incalcolabile arricchimento dal punto di vista umano.
L’idea del viaggio è partita nel 2016 da tre giovani, Yuri Basilicò, Giacomo Riccobono e Sara Furlanetto, quest’ultima di Castelfranco, che, venuti a conoscenza da un articolo della CNN dell’esistenza del Sentiero Italia, decidono di intraprendere un viaggio attraverso quello che l’emittente americana ha eletto “il più grande tra i grandi cammini”.
I tre fondano l’associazione “Va’ pensiero” e, dopo tre anni spesi a pianificare le tappe, ricercare fondi tramite crowfounding e sponsorizzazioni e tessere i contatti nei social network, partono da Muggia, sul Carso triestino al confine con la Slovenia, il 1° maggio 2019, in un mondo ancora non sconvolto dalla pandemia. L’avventura si è conclusa a fine settembre al forte San Jachiddu di Messina, dopo aver toccato tutte le Regioni italiane, attraverso cime innevate, boschi incontaminati e borghi ormai abbandonati.
L’obiettivo del viaggio era duplice: da una parte, promuovere il Sentiero Italia, soprattutto tra le nuove generazioni, favorendo la consapevolezza ambientale e il turismo lento, responsabile e sostenibile; dall'altra, valorizzare le Terre Alte attraversate, rispettando le peculiarità locali e ambientali, contribuendo a sostenere il tessuto socio-economico di aree interne in via di spopolamento.
L’incredibile spedizione è raccontata anche dalle preziose foto di Sara Furlanetto, laureata in fotogiornalismo e fotografia documentaristica al London College of Communication, che in questi tre anni ha pubblicato anche un libro fotografico, intitolato “Voci dalle Terre Alte”. Commenta Sara: «Il nostro sogno è che il progetto sia il seme per una svolta nell’approccio dei giovani alla montagna. Siamo consapevoli si tratti di un percorso impegnativo: la montagna stessa è una strada in salita. Ma Walter Bonatti, cui dedichiamo il progetto, disse che “Chi più in alto sale, più lontano vede”. E noi proprio là puntiamo, in alto!».