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19 agosto 2024

Nord-Est

Faceva lavorare migranti irregolari, sequestrata cooperativa 

Indagato padovano per caporalato ed estorsione 

| Ansa |

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Faceva lavorare migranti irregolari, sequestrata cooperativa 

PADOVA - Una cooperativa di Vigonza è stata posta sotto sequestro dalla squadra Mobile di Padova per aver sfruttato migranti irregolari. Il provvedimento, finalizzato alla confisca, è stato eseguito con il supporto dell'Ispettorato del Lavoro nell'ambito di un'inchiesta che vede coinvolto un 48enne padovano, già presidente della cooperativa fino allo scorso dicembre, indagato per violazione di norme in materia di immigrazione, caporalato ed estorsione. Secondo quanto accertato , la cooperativa, pur non partecipando alle gare di appalto per l'accoglienza di migranti, si serviva degli stranieri per lavori di assemblaggio ed etichettatura (anche con l'uso di pressa), senza prevedere retribuzioni, assistenza medica ed infortunistica facendoli vivere in case fatiscenti. Sarebbero stati così sfruttati 19 migranti irregolari (del Mali, Burkina Faso, Senegal, Costa D'Avorio, Guinea), in attesa del rilascio del titolo di soggiorno, in qualità di richiedenti asilo, e per questo assegnati ad una seconda cooperativa, con sede nello stesso stabile-capannone.

Il presidente Il 48enne avrebbe approfittato del loro stato di bisogno per fare loro sottoscrivere un patto formativo di lavoro volontario quantomeno di tre mesi, in caso contrario avrebbero perso l'ospitalità (vitto, alloggio) oltre a non vedere completate le pratiche di regolarizzazione. L'indagine è partita con la perquisizione domiciliare ad un tunisino, espulso nel 2019 e che era stato assunto dalla cooperativa che operava anche all'interno del carcere di Rovigo e aveva un'altra sede operativa a Pianiga (Ve). Dall'analisi della documentazione è emerso che il presidente della coop aveva 'assunto' numerosi stranieri, di cui solo alcuni regolari in Italia.

L'indagine ha poi accertato che la seconda cooperativa gestiva formalmente il Cas (centro per l'accoglienza straordinaria), ma 16 degli ospiti venivano impiegati irregolarmente dall'altra società indagata. Gli stranieri operavano senza paga, con orari fissi, mansioni determinate facendo sottoscrivere, benché non conoscessero la lingua italiana, accordi per un "patto formativo di inclusione sociale" a titolo di "volontariato". Le vittime non si erano opposte per paura di perdere l'ospitalità e il pocket money garantito dalla Prefettura e che veniva gestito dal presidente della cooperativa indagata nonostante l'accoglienza fosse formalmente erogata dalla seconda società.


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