Falde acquifere inquinate: l’Amministrazione di Preganziol risponde unita al No della Regione
Mozione approvata all’unanimità: una chiara risposta da Preganziol alla Regione Veneto dopo il respingimento dell’emendamento del consigliere regionale Zanoni
| Manuel Trevisan |
PREGANZIOL – La mozione discussa nell’ultimo Consiglio Comunale di Preganziol, in cui si chiede all’Amministrazione Comunale tutta di proseguire con la richiesta alla Regione Veneto di stanziare un fondo idoneo per approfondire le cause dell’inquinamento da mercurio nelle falde acquifere, è stata approvata all’unanimità.
Una chiara risposta al recente respingimento dell’emendamento al bilancio regionale proposto dal consigliere del Partito Democratico Andrea Zanoni, che da tempo si batte per la causa.
Anche quest’ultimo rifiuto – l’ennesimo come ci aveva confermato lo stesso Consigliere Regionale – non ha demoralizzato l’Amministrazione di Preganziol, convinta più che mai a proseguire la strada intrapresa fino ad oggi per comprendere l’origine della causa dell’inquinamento (naturale o antropica), e quindi intervenire prontamente.
In questo senso le iniziative intraprese sono state tante: dai monitoraggi annuali con Veritas, Consiglio di Bacino della laguna di Venezia, ULLS e Arpav, agli studi approfonditi come quello recente dell’Università di Ferrara commissionato da Arpav; senza dimenticare l’associazione “Tutela Acque Potabili” nata nel 2011 ma scioltasi nel dicembre del 2020 “nella consapevolezza dell’inutilità di qualsiasi azione coerente con i propri fini statuari”, come scritto nella lettera inviata al sindaco Paolo Galeano.
Tutto questo però non è bastato, e lo scioglimento dell’Associazione forse è una sconfitta per tutti coloro che hanno a cuore l’ambiente e la salute pubblica. Durante il Consiglio viene ricordato, infatti, che “l’acqua è un bene primario per l’umanità ed è una risorsa rinnovabile per il nostro pianeta. È un diritto umano universale ed essenziale per il pieno godimento della vita”.
Per questo è “assolutamente necessario affrontare un ulteriore studio per comprendere la fonte primaria dell’inquinamento, i cui costi saranno in ogni caso più sostenibili di quanto tale inquinamento sia costato alle casse della Regione (che ha già speso 3 milioni di euro)”, come sottolinea il consigliere Andrea Paglia.