Gatto trafitto da freccia: caccia al colpevole
Pier trovato in agonia dalla padrona
CREAZZO - Trafitto. La padrona di Pier ha trovato così il suo gatto: immobile, infilzato da una freccia d'arco, in agonia. G.M., sconvolta dalla terribile scena, ha soccorso il suo affezionato animale, portandolo in una clinica attrezzata di pronto soccorso.
In stato di shock ipotermico, con il dardo che entrava dalla spalla destra e usciva dal fianco sinistro, il gatto è stato sottoposto all'intervento del dott. Andrea Rubin, che è riuscito a salvarlo. A tenerlo in vita, quanto meno. Perché Pier, ora, non sta bene. Oltre al dolore "è terrorizzato da qualsiasi rumore", come spiega la padrona G.M, che ammette di provare gran pena per quell'animale. "Prima dell'incidente - racconta la padron - Pier era tranquillo, spensierato, mentre ora prende ha paura anche del ronzio di una mosca". Ha paura di vivere
Le guardie zoofile, informate sui fatti, hanno cominciato il loro lavoro interrogando i vicini, raccogliendo indizi. Hanno scoperto che la parte della freccia usata per il lancio era stata tagliata, operazione ad hoc per nascondere la propria firma, eseguita sull’animale in agonia. Al momento le guardie Zoofile presenteranno denuncia contro ignoti, ma le indagini proseguono.
"Dall’inizio dell’anno solo in provincia di Vicenza - commenta Renzo Rizzi portavoce Coordinamento Protezionista Vicentino - abbiamo catalogato oltre cento animali d’affezione colpiti dai fucili da caccia, dal veleno, dalle trappole ed ora anche dalle frecce. In riferimento al caso di Pier, la dea Bendata gli ha dato una mano, ma il fatto segnala l’apertura di un’ulteriore preoccupante frontiera, gli animali possono diventare bersagli. Queste armi, Archi e Balestre sono sempre più di moda. Ho potuto notare che in alcuni campi di addestramento al tiro con l’arco, i bersagli soliti sono stati sostituiti da animali finti, dalla volpe, al lupo, agli ungulati .
Ritengo - continua Rizzi - diseducativo e pericoloso questo tipo di approccio, specialmente per i giovani. L’altissimo numero di animali di proprietà vittime di questi atti delinquenziali dimostrano che la prevenzione e la repressione non funzionano, nonostante la legge 189/2004 preveda pene severe, fino a sedicimila euro di sanzione e 18 mesi di carcere per chi uccide con dolo un animale d’affezione.
Alla procura - conclude il portavoce del CPV - chiedo di dotare gli agenti zoofili di tutti gli strumenti previsti, e di trattare questi reati con particolare attenzione, in quanto la morte violenta di un amico a quattro zampe, coinvolge emotivamente negativamente tutta la famiglia, bambini compresi".