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03 febbraio 2025

Valdobbiadene Pieve di Soligo

Gli alloggi costano. "Inquilini, raggruppatevi"

Il Comune chiede alle famiglia di trasferirsi, in un unico condominio

| Stefania De Bastiani |

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| Stefania De Bastiani |

Gli alloggi costano.

PIEVE DI SOLIGO - In tempi di crisi (nera) del mattone, può succedere che un Comune, per risparmiare, chieda ai suoi abitanti di trasferirsi. A Pieve di Soligo, sta succedendo sul serio in questi giorni. Il caso riguarda i condomini dell’Ater, le vecchie “case popolari” di via Sant’Anna e via Toniolo. Dieci palazzine in tutto, ciascuna con quattro appartamenti. E quale sia il problema, lo spiega lo stesso Comune: «Alcuni degli alloggi popolari sono stati riscattati dalle famiglie assegnatarie».

 

In una stessa palazzina, quindi, convivono tre appartamenti assegnati alle famiglie bisognose, e uno di proprietà, acquisito grazie a una legge che negli anni Novanta permetteva di comprare l’alloggio di cui si godeva con canoni di locazione da edilizia popolare. E per le manutenzioni, a carico del Comune, bisogna quindi scendere a patti col legittimo proprietario di quell’unica porzione: «Questa dispersione crea, di conseguenza, notevoli difficoltà di gestione aumentando in proporzione anche i relativi costi».

 

La soluzione? Semplice: «L’ideale sarebbe riuscire ad accorpare le diverse proprietà in un unico fabbricato e ristrutturarlo in blocco, il che permetterebbe di razionalizzare le spese e lavorare secondo adeguate economie di scala». Tutto vero, ma è a questo punto che la sorpresa investe i residenti: «Per realizzare questo, bisognerebbe far spostare le famiglie che abitano le singole unità riscattate in altre sistemazioni». Cari proprietari, siete pregati di mettervi d’accordo e andare a vivere tutti nello stesso condominio. In questo modo il Comune potrà concordare una volta sola gli interventi da eseguire sulla palazzina. Da Pieve di Soligo, fanno sapere di aver «contattato informalmente le famiglie interessate», proponendogli il trasferimento, ovviamente a loro spese. Cosa si sono sentiti rispondere? Uno scontato «no grazie».

 



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Stefania De Bastiani

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