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24 novembre 2024

Treviso

Il coronavirus: questo sconosciuto!

| Pietro Panzarino - Vicedirettore |

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| Pietro Panzarino - Vicedirettore |

Il coronavirus: questo sconosciuto!

TREVISO - A un mese dal precedente servizio, siamo tornati ad intervistare la dottoressa Antonella Viola, che coordina il gruppo di lavoro sul coronavirus, di cui è capofila "La Città della Speranza" di Padova. Rispetto ai virologi, che esaminano le modalità con cui il virus si trasmette, la prof.ssa Viola è una immunologa, che studia la risposta del nostro organismo al virus, per capire il suo comportamento... In genere i coronavirus intaccano specifiche parti dell’organismo umano, per esempio le alte o le basse vie respiratorie, ma il SARS-Cov2 ha un comportamento più complesso.

 

Quali sono i comportamenti che la scienza ha osservato nel nuovo coronavirus?

 

All’inizio, non conoscendo il virus, pensavamo che il coronavirus infettasse solamente le vie respiratorie, invece oggi sappiano che il virus ha un’azione molto complessa, andando a colpire diversi organi, tra cui l’apparato gastro-intestinale, il rene, il cuore, il cervello e i vasi sanguigni, agendo sia in maniera diretta sia indiretta su svariati organi. Oggi sappiamo che i ricettori del virus sono presenti in molte cellule del nostro corpo e quindi sono molte le cellule potenzialmente infettabili. Inoltre il virus, agendo sul sistema immunitario, scatena in una piccola parte di pazienti una infiammazione generalizzata, che noi chiamiamo sistemica, perché coinvolge tutto il corpo, andando a danneggiare vari organi e tessuti, come per esempio il fegato. Aver compreso meglio la patologia Covid -19 è stato senz’altro importante per migliorare la cura dei pazienti che quindi non consiste solo in un aiuto alla respirazione, ma nell’utilizzo di diverse terapie per controllare la formazione di trombi o per spegnere l’infiammazione e quindi permettere al paziente di ripristinare le condizioni di benessere.

 

Allora il suo comportamento si accompagna a sintomi diversi?

 

Senza dubbio, essendo molteplici le azioni del virus, le persone infettate si presentano con sintomi diversi da paziente a paziente. Sappiamo che in molte persone il virus non sviluppa alcuna sintomatologia (asintomatici), in altri si manifesta con sintomi simili all’influenza, accompagnati o meno da alterazioni intestinali, in altri ancora la sintomatologia è più grave, anche a causa dell’infiammazione sistemica. Quindi le terapie comportano approcci diversi che devono tenere conto di punti di vista molteplici, quasi personalizzati per ciascun paziente. Insomma ci sono diversi approcci. Meglio conosciamo gli effetti del virus sul nostro corpo e quindi meglio possiamo gestire i nostri pazienti. Voi state lavorando da circa un mese... Sono disponibili alcuni dati significativi, il numero dei pazienti? I dati non sono ancora disponibili, lo studio è appena iniziato e considerando la variabilità di cui parlavo è necessario analizzare molti pazienti. Per questo motivo ci siamo alleati ad altri gruppi di ricerca italiani ed europei, per poter condividere i protocolli sperimentali e quindi anche i risultati. Il progetto, grazie al coraggioso finanziamento della Fondazione Città della Speranza, è diventato un ambizioso progetto europeo e questo è un ottimo passo verso il suo successo. Stiamo lavorando in questo momento ai protocolli con i colleghi di Milano e i colleghi tedeschi. Abbiamo dovuto riallineare tutti i protocolli, come dicevo, per poter confrontare i dati. A Padova contiamo di analizzare 100 campioni, grazie al prezioso contributo dell’equipe medica della dott.ssa Cattelan. Un grandissimo sforzo considerando l’approccio a singola cellula che utilizzeremo.

 

Per ora posso dire che tutto sta andando bene. Può darci qualche indicazione in merito al finanziamento?

 

Il Progetto è stato finanziato dalla Città della Speranza, che ha messo subito a disposizione € 500.000, ma costerà molto di più. La collaborazione con i colleghi di Milano ci permetterà di abbassare i costi, ma mi piacerebbe che il progetto non gravasse sugli altri impegni della Fondazione e quindi chiediamo aiuto alle persone che vogliono far pervenire donazioni per il progetto Covid. È attivo un conto corrente dedicato (IT62 S058 5660 4801 7757 1442 700) e chi volesse maggiori informazioni al riguardo può consultare il sito www.cittadellasperanza.org. Dai media, giorno dopo giorno, si coglie che le situazioni sono molto varie, che dipendono dalle singole Regioni.

 

Come sta andando il Veneto?

 

La situazione nel Veneto è stata gestita bene, il Veneto è diventato un modello virtuoso di gestione della pandemia grazie all’azione sinergica della politica, dei medici e dei ricercatori. Adesso non bisogna abbassare la guardia e continuare a vigilare. Il Veneto è pronto per la fase 2, per riprendere le attività produttive, proprio grazie all’organizzazione della sanità regionale. Ma è importante che i cittadini siano consapevoli del fatto che non siamo già fuori pericolo e che senza le attenzioni che ormai tutti conosciamo la situazione potrebbe sfuggire di mano. Qualche informazione sui tamponi, quanti ne servono e quanti ne sono stati effettuati... Il numero dei tamponi in assoluto è un dato da cui non è corretto trarre delle conclusioni. Cerco di spiegarmi: non è importante quanti tamponi una regione fa, ma quanti ne fa in rapporto alla diffusione del contagio. Il numero dei tamponi dovrebbe quindi essere sempre rapportato al numero dei contagiati. In Veneto, per esempio, il rapporto in data 6 maggio è di 0,9 il che significa che si trova un positivo ogni 115 tamponi fatti (dati ISS). In Lombardia, nello stesso giorno, si trova un positivo ogni 19 tamponi effettuati. Questo dice chiaramente che la Lombardia non sta facendo abbastanza tamponi.

 

Ma il singolo cittadino può richiedere di essere sottoposto al tampone?

 

No, il tampone viene effettuato sulla base di specifiche priorità. Una persona che abbia febbre può rivolgersi al proprio medico, che in funzione della situazione del paziente decide il da farsi. Quindi non è fattibile fare tamponi a tappeto... No, ci vorrebbero risorse a non finire e già adesso ci sono problemi nel ricevere le risposte tempestivamente. Solo di reagenti un tampone costa intorno ai 30 euro, senza considerare il costo del personale dedicato, che porta il costo intorno ai 60 euro. Faccia i conti di quanto costerebbe fare anche solo una volta il test a tutta la popolazione. Per non parlare del fatto che il singolo tampone fotografa la situazione in quel preciso momento, ma non dice nulla di quello che potrà accadere una settimana dopo. Non è fattibile. Bisogna fare invece i tamponi a specifiche categorie (ricoverati, personale medico....), a chi ha sintomi e ai contatti stretti dei positivi. Sarà importante in questa fase due ottimizzare l’uso dei tamponi, magari combinandolo con i testi sierologici.

 

 Infatti, insieme al tampone, negli ultimi giorni si parla con maggiore frequenza dei test sierologici ...da accoppiare ai tamponi... cosa può dirci?

 

Che mi sembrerebbe un’ottima idea per restringere il campo, identificando meglio le persone da tenere sotto controllo con i tamponi. I test sierologici ora sono stati validati e il loro uso corretto può inidcare chi è stato esposto al virus ed ha sviluppato anticorpi contro di esso. In materia di nuove terapie stanno circolando molte fakenews, secondo le quali le informazioni sono tenute nascoste, perché vorrebbero farci il vaccino....

 

Si riferisce alla terapia con il plasma?

 

Questa non è una novità, non è stata inventata ora dai medici italiani, ma è una terapia vecchia di oltre un secolo ed è stata usata anche in altre infezioni. Si tratta di prendere il plasma, per semplificare la parte liquida del sangue delle persone che sono guarite per curare le persone malate, trasferendo gli anticorpi contro il virus. Diciamo subito che non è un sistema per prevenire l’infezione: il vaccino fa sì che non ci ammaliamo e può essere somministrato a tutti, il plasma dei guariti può essere usato solo per curare persone già malate, e non tutte ovviamente. Inoltre non è una terapia scevra dalle complicazioni, anche molto gravi. Quindi direi che può essere in alcuni casi un approccio terapeutico, una volta che verranno definite procedure, dosi, tempi di somministrazione, interazione con altre terapie... ma certamente non sostituisce il vaccino. Inoltre, ricordiamo che prima di poter dire che funzioni veramente bisogna fare uno studio controllato, come quelli che la comunità scientifica sta facendo per gli anativirali e altri farmaci che si stanno dimostrando efficaci.

 



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Pietro Panzarino - Vicedirettore

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