BORTOLUSSI: IL VENETO NON HA BISOGNO DEL NUCLEARE
Il candidato alla presidenza della regione attacca Zaia sul tema nucleare
"No al nucleare, il Veneto non ne ha bisogno": Giuseppe Bortolussi, candidato del centrosinistra alla presidenza della Regione Veneto, ribatte così all'ad di Enel Fulvio Conti e al governatore uscente Giancarlo Galan.
Per Conti, "il futuro del nucleare è un capitolo che dovremo scrivere a partire dai prossimi mesi", Galan invece ha detto di essere "pronto a studiare insieme ai tecnici l'eventualità di reperire un sito nucleare".
Sullo stesso tema Bortolussi attacca anche la Lega Nord: "A Roma - afferma - Luca Zaia vota in Consiglio dei Ministri il via al nucleare, qui in Veneto tentenna o rimanda una presa di posizione chiara a dopo il voto del 28-29 marzo". Secondo il candidato del centrosinistra, "ogni giorno viene sconfessato lo slogan 'prima il Veneto', qui c'é solo 'prima il business', il 'no' al nucleare non è una questione ideologica, ma ragionata e suffragata da alcuni dati di fatto".
"Le fonti di energia non sono inesauribili e hanno costi elevati - sottolinea - ridurre i consumi e l'impatto delle emissioni inquinanti è possibile: al primo posto c'é il risparmio energetico, una vera e propria sfida per il futuro". "In Veneto - prosegue Bortolussi - si possono e si debbono incentivare le produzioni di energia a basso impatto ambientale.
Con la conversione a carbone della centrale di Porto Tolle, la nostra regione raggiungerà il 90% di autosufficienza energetica". Per Bortolussi, "la parte restante si può ottenere in altri modi: si debbono rimettere in funzioni le centrali, micro e mini, idroelettriche: grazie alle nuove tecnologie e alle nuove turbine, l'efficienza è molto alta".
Bortolussi cita quindi la scuola a Fregona, nel trevigiano, scaldata da una caldaia alimentata a biomasse, e gli altri esempi di centrali a biomasse realizzati nel padovano e nel vicentino, ad Asiago.
Quanto al fotovoltaico, "Padova produce il 60% dei pannelli italiani, e sta incominciando a installarli su edifici pubblici". Il solare, o il geotermico, sono "scelte possibili, vocazioni già presenti che vanno valorizzate e che creano occupazione, studio e innovazione, rispetto per l'ambiente e una regione più vivibile.
Il nucleare, in questo contesto che immagino, non ha senso: è una tecnologia superata. E poi i tempi, almeno 15-20 anni, e i costi sono proibitivi. Le stesse risorse possono essere utilizzate per sostenere le energie rinnovabili".