Covid e rientri, l'esperienza del giovane trevigiano: "Qui in Andalusia green pass dichiarato discriminatorio"
Trasferte e i ritorni nella Marca
| Leonardo Beraldo |
TREVISO – Le vacanze estive sono una buona scusa per tornare a casa dopo un anno difficile sotto diversi fronti. Ne sanno qualcosa i trevigiani lavoratori in paesi esteri che hanno dovuto vivere momenti di totale incertezza, soprattutto durante il periodo della classificazione a zone.
“Nel 2020 sono tornata davvero poco. C'è stato un periodo in cui il Veneto passava dalla zona arancione alla rossa.” dice Eleonora, 30 anni, cresciuta a Fiera di Treviso e adesso stabilitasi a Lugano. “Con quella classificazione la Svizzera metteva la regione tra le aree a rischio, e questo avrebbe significato farsi una quarantena di dieci giorni al ritorno”. La situazione negli ultimi tempi è migliorata: “I collegamenti erano stati ridotti ma ora sono tornati nella norma. Complice il certificato rilasciato qui in Svizzera, simile al Green Pass e riconosciuto in tutta Europa, che evita di dipendere dall'esito di un tampone, mi sento più tranquilla anche nel programmare i ritorni a casa.”
Tommaso, 30 anni anche lui e anche lui di Treviso, residente in Lussemburgo, racconta di qualche inconveniente: “Sì, difficoltà ce ne sono state. Per tornare a dicembre ho dovuto fare un primo tampone, risultato positivo, cosa che mi ha sorpreso, dato che avevo contratto il Coronavirus in forma asintomatica un mese e mezzo prima. Ho poi fatto un secondo e un terzo tampone che hanno dato, fortunatamente, esito negativo. Purtroppo non sono riuscito a prendere il volo prenotato, mi sono dovuto arrangiare con l'autonoleggio.” Occasione da non sottovalutare è lo smart working: “Mi ha permesso di muovermi e lavorare insieme. Sgravandomi dalla presenza in ufficio, le questioni burocratiche relative agli spostamenti sono riuscito a sbrigarle meglio. Il Green Pass? Imperfetto, ma necessario.”
E' invece Giulio, 33 anni, originario di Ponzano Veneto e fondatore del circolo socioculturale Gente di un certo livello, a esprimere la sua contrarietà: “Qui a Malaga, dove lavoro, il Green Pass è stato dichiarato discriminatorio dal tribunale regionale dell’Andalusia. Per quanto riguarda gli spostamenti in aereo, non vedo come possa essere una soluzione. Io dovrò tornare a breve in Italia e farò il tampone. Mi sembra giusto, ma mi sembra giusto si sottopongano al test pure i vaccinati. Se il vaccino non garantisce la copertura dal contagio, per logica non vedo come il Green Pass possa fungere da lasciapassare tra uno Stato e l’altro.”