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25 agosto 2024

Treviso

Pandemia, nella Marca in due anni perse mille aziende del terziario

Gli albergatori: "Abbiamo perso una media dell’80% dei fatturati, la vera ripresa sarà nel 2023", i gestori delle discoteche: "La riapertura ci fa ben sperare"

| Isabella Loschi |

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TREVISO - Dopo due anni di pandemia nella Marca mancano all’appello circa mille imprese del terziario. Se infatti 1.597 sono le nuove nate (dati Format/Confcommercio), altre 2.656 hanno chiuso.
“Siamo rimasti in piedi grazie a pesanti sacrifici ed ora è necessario guardare con maggior fiducia e coraggio al futuro, lo stesso che abbiamo avuto due anni fa col primo, pesante, lockdown. Ora  - dichiara Dania Sartorato presidente Unascom - Chiediamo un alleggerimento chiaro e progressivo delle restrizioni e meno oneri a carico degli esercenti, primo fra tutti il controllo dei green pass, che da adempimento a carico di terzi deve diventare un obbligo personale, con relative sanzioni a carico dei singoli e non gli esercenti”.

Tra i settori più penalizzati, ci sono gli albergatori, oltre 140 in provincia, che hanno pagato la mancanza di turisti nelle città. “Siamo stati tra le categorie più colpite, abbiamo perso una media dell’80% dei fatturati e i ristori non superano il 20%. Sono arrivati col contagocce. Per le città d’arte il 2022 sarà ancora difficile e critico, la ripresa vera arriverà, salvo altre ondate, a partire dal 2023, quando riprenderà a viaggiare la clientela straniera da oltreoceano. Ad inficiare la ripartenza contribuisce la triplicazione delle bollette, le nostre strutture sono grandi e gli aumenti di conseguenza sono devastanti. Certo, guardando ai 2 anni di pandemia, posso dire che il 2021 è andato meglio del 2020, per il 2022 siamo ottimisti, ma quando finirà la cassa integrazione ci sarà il rischio di perdere molte delle nostre migliori risorse”.

Hanno riaperto venerdì scorso, dopo due anni di stop, anche le discoteche e le sale da ballo. “Nonostante tutto non ci siamo mai arresi - conferma il presidente del Silb Renzo Venerandi – Il primo week-end di riapertura ci fa ben sperare anche se la prudenza è d’obbligo. Le fasce di pubblico sono essenzialmente tre: i giovani 16-25 anni, con tanta voglia di divertirsi e di libertà, la fascia 25-40, più cauta ma pronta a tornare in pista, e gli over 40-50, un pubblico affezionato, molto prudente e corretto, che sta lentamente ritornando. La voglia di uscire c’è in tutte le fasce: è un desiderio legittimo, che torna oggi ad imporsi come dimensione importante della qualità della vita, un traino per la ripartenza di un settore importante”.

Infine, gli alimentaristi, i “casoini”, i piccoli eroi della spesa quotidiana- conclude il presidente di Fida Riccardo Zanchetta – “escono da due anni pesanti dove hanno dato il massimo per sopperire alle esigenze della popolazione malata e chiusa in casa. Anche per questo lo scorso anno li abbiamo premiati. Ci siamo tutti messi in gioco per garantire spese, consegne in tempi veloci e serenità alle famiglie e ai quartieri. La gente ha riscoperto il valore del negozio di prossimità e il delivery sta restando, come abitudine, per il 30% dei consumatori. Abbiamo avuto, soprattutto in quest’ultima ondata, situazioni difficili da gestire perché i nostri stessi dipendenti sono stati colpiti dal Covid, quindi ci siamo trovati a dover chiudere anche per 15 giorni senza poter garantire il servizio quotidiano”.  

 


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