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25 dicembre 2024

Oderzo Motta

PONTE DI PIAVE / A RISCHIO IL PROGETTO TANGENZIALE?

Documentazione insufficiente. Il sindaco Zanchetta: «Situazione kafkiana»

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Ponte di Piave - Tangenziale di Ponte di Piave si o no? Si è svolto venerdì a Mestre, nella sede di Veneto Strade, un incontro con gli organi tecnici e quelli istituzionali per fare il punto della situazione del progetto dell’attesa tangenziale per il centro abitato di Ponte di Piave. Particolarmente amareggiato, ma altrettanto combattivo, il sindaco Roberto Zanchetta.

Quale il suo stato d’animo all’indomani della riunione?

«Al rientro della trasferta a Mestre, ho cercato un aggettivo che potesse descrivere quello che provo; direi costernato».

Perché?

«La situazione ha dell’inverosimile e pare degna di un romanzo kafkiano. Ad ogni modo il comune di Ponte di Piave non ha nessuna intenzione di rimanere con il cerino acceso in mano».

Si spieghi meglio.

«La situazione è complessa, andiamo con ordine. Nel maggio 2002 Provincia di Treviso e Comune avviano una complessa attività volta a pianificare una nuova strada di attraversamento del centro urbano di Ponte di Piave. La Provincia redige uno studio di fattibilità poi inserito nella propria programmazione urbanistica e nel cosiddetto piano strategico. In tale studio erano state individuate diverse opzioni al tracciato. Ma in considerazione di alcuni sottopassi ferroviari già costruiti in occasione dell’eliminiazione dei passaggi a livello, spostamento degli argini e relativa ricalibratura, l’attenzione era tutta concentrata su di un solo tracciato, quello a nord-ovest in uscita dal Ponte sul Piave in direzione Oderzo».

Poi?

«La Regione Veneto prendeva atto di tutto ciò, inizialmente faticando non poco a calendarizzare l’opera nel proprio Piano Triennale ma poi arrivando a farla quantomeno comparire nel proprio Piano di Inseribilità, quel piano cioè nel quale si prevedono le opere ma ancora non le si finanziano. Lo scorso anno la nuova infrastruttura, anche a seguito di una mobilitazione di popolo e di tante Amministrazioni comunali, viene posta in testa alla lista delle opere da finanziare. In altri termini, non appena la Regione concretizzasse una qualche possibilità di finanziamento nel territorio trevigiano, questa verrebbe indirizzata al bypass di Ponte di Piave».

Dunque un successo.

«Questo è sicuro, considerato che fino ad allora l’iter era rimasto fermo, senza eccessivi scossoni. L’assessore Chisso ci ha ascoltato e di questo sono grato non solo io ma l’intero comprensorio».

Quindi, ricapitolando, dapprima l’inserimento nel piano triennale e poi la collocazione nel piano di inseribilità. Un progetto costoso?

«Sono previsti circa 10 milioni di euro».

Poi l’iter prosegue e arriviamo ai giorni nostri.

«Un paio di mesi fa, a dicembre, nella sede municipale di Ponte di Piave, si sono riuniti i tecnici della società Girpa, nel frattempo incaricata di redigere la progettazione da parte di Veneto Strade. Con loro anche i tecnici della Provincia esecutori dell’originaria progettazione del 2002, il sottoscritto, alcuni assessori e i tecnici del Genio civile».

E in questo contesto cosa accadde?

«Già, appunto, cosa accadde? Sono insorte non meglio prima palesate problematiche di ordine idraulico e di assetto idrogeologico. Problematiche senz’altro legittime ma sicuramente tardive rispetto ad una progettazione che comunque aveva fatto passi avanti nel silenzio di chi avrebbe dovuto viceversa esprimere qualche parere. A ciò si è aggiunto un ulteriore elemento di complicazione dato dalla follia del nostro apparato burocratico, un evento direi tipico: l’argine calibrato dalle precedenti amministrazioni a seguito delle operazioni di realizzazione del sottopasso improvvisamente sparisce dalle carte. Nel senso che nessuno riesce più ad individuarlo nei documenti perché evidentemente mai segnalato da chi di dovere. E nessuno al Genio Civile riesce a capire di chi fosse la competenza ad effettuare questa segnalazione, oltretutto importantissima. Come se nel mio comune facessi una variante al PRG e i miei tecnici non la formalizzassero nelle relative cartografie, ingenerando conseguenti difficoltà interpretative. Preciso che all’epoca, capofila delle operazioni relative alla soppressione dei passaggi a livello era il Comune di Oderzo ed il relativo materiale è sicuramente disponibile lì, come mi hanno confermato anche gli ex sindaci da Bepi Covre in avanti, i quali ebbero ad occuparsi del complesso iter attinente».

Scherza?

«Affatto. Mi è stato spiegato dai tecnici che in occasione del passaggio delle competenze (2000/2001) fra Magistrato alle Acque e Autorità di Bacino, nessuno ebbe mai a pronunciarsi sui profili autorizzativi di tale argine. Peccato che, nel frattempo, la Provincia era già a buon punto nell’iter progettuale relativo allo studio di fattibilità; inoltre l’Amministrazione comunale di Ponte di Piave giustamente aveva vincolato il proprio PRG in funzione di questo nuovo assetto che avrebbe dovuto assumere la viabilità. Altra illuminante spiegazione datami dai tecnici? Quasi come a Pompei quando la città andò a fuoco, anche qualche anno fa nessuno ebbe modo di esprimersi sulla congruità di quell’argine. Oltretutto l’argine maestro, per poter rendere possibile il prosieguo della progettazione, dovrebbe essere “declassificato”, ma nessuno al momento è in grado di capire quale procedura si debba intraprendere per ottenere tale obiettivo… misteri d’Italia! A questo punto ho alzato le mani e, interpellato per eventuali commenti, ho dovuto fingere di non arrabbiarmi. In realtà la mia indignazione è aumentata parecchio non solo per il mio Comune ma per tutti i cittadini del comprensorio che quel 19 dicembre 2006 hanno sfilato lungo la Postumia per sensibilizzare chi di dovere. In realtà non sapevano che a monte chi di dovere non aveva istruito le carte. Lo dico con rammarico a evidentemente fino ad ora i miei cittadini sono stati presi in giro»

E ora?

«Al di la di proposte minime e di più immediata risoluzione dei problemi, ritengo che comunque la soluzione di tangenziale dell’abitato di Ponte di Piave vada comunque perseguita, sia da questa che dalle prossime amministrazioni. Ne va dello sviluppo del paese e della coerenza con un certo tipo di programmazione urbanistica che in sede di PAT stiamo portando avanti».

 


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