Polemica dopo il funerale della madre: "Il parroco ha impedito la lettura di alcune parole in sua memoria"
Fa discutere quanto accaduto al consigliere comunale Andrea Bambace che ha voluto rendere di pubblico dominio quanto gli è accaduto
CASTELFRANCO – Una vicenda delicata e spinosa quella della famiglia Bambace, de sempre molto stimata in città anche perché la maestra Franca (mamma di Andrea), venuta a mancare di recente, ha insegnato per molti anni presso l’istituto delle Canossiane e le sue tante allieve ancora la ricordano con grandissimo affetto. Purtroppo, però negli ultimi anni rapporti tra i figli, il consigliere comunale e i suoi fratelli si sono incrinati al punto da dover ricorrere alla giustizia ed a detta di Andrea dietro a ciò che gli è accaduto ci sarebbero proprio queste divergenze famigliari.
Ma ecco come ha raccontato l’accaduto il consigliere del M5S: “Un parroco, il nostro parroco, ha impedito senza motivo che le parole scritte da me, seduto ai piedi del letto sul quale mia mamma sarebbe morta da lì a poche ore, venissero lette da chi conosceva bene la maestra Franca perchè aveva loro dedicato gran parte della vita: le sue alunne!... due menti diaboliche hanno, ancora una volta, con vigliacca premeditazione, gestito il pensiero del parroco che mai e poi mai avrei pensato riuscisse a scendere a vili compromessi …”.
Le considerazioni continuano e i riferimenti sono chiari ma ecco una parte del testo censurato al funerale delle maestra Franca: “Mamma e papà, quando sono nata, hanno deciso di chiamarmi Livia, ma tutti voi mi avete sempre chiamato Franca… la maestra, quella brava, la maestra Bambace, quella delle Canossiane. Vi vedo in tanti qui oggi, troppi forse, sapete bene che a me la confusione, la “bolgia”, i rumori forti non sono mai piaciuti… sapete che sono sempre stata una persona abbastanza schiva e riservata, a volte semplicemente timida, mettermi in mostra non è cosa a cui miravo! Ma visto che siete tutti qui per me, vi ringrazio e vi mando un bacio... giusto giusto come facevo con mio marito Rocco, Annalisa, Alessandro e Andrea ogni mattina quando mi alzavo.
“… Annalisa, Alessandro e Andrea, i miei figli, cosi diversi e così distanti tra loro… non so perché, non saprò mai perché tanta differenza tra loro tre… nemmeno Rocco ha mai trovato una spiegazione, mi consolava dicendomi: “non preoccuparti, li abbiamo fatti studiare, hanno un lavoro… lasciali stare, chi vivrà vedrà cosa sono e cosa sanno fare”. Come qualsiasi mamma ero sempre preoccupata per loro, forse di più quando erano grandi ...per loro mi sono privata di quasi tutto e ne sono contenta anche se vi confesso che un paio di scarpe nuove, una borsa, un vestito, il parrucchiere, a volte, mi avrebbero davvero fatto molto comodo ma pazienza è andata così ...”.
Il racconto è lungo e toccante, una sorta di testamento morale privo di polemiche acredini o altro. “Una ex alunna, ormai mamma, avrebbe letto queste poche righe – spiega Andrea Bambace -. Perché il nostro “Don” non ha voluto? Sapevo che sarei stato l’unico figlio ad assistere quasi giorno e notte la mamma nelle sue ultime ore e così è stato …”. Quello del consigliere è uno sfogo in piena regola che ha suscitato tante reazioni in città: da chi solidarizza biasimando chi ha impedito la lettura del testo a chi lo invita con garbo a lasciarsi queste tristezze alle spalle.