Polemica sugli striscioni di CasaPound sulle foibe, il sindaco di Vittorio Veneto chiede una tregua: "E' ora di guardarsi in faccia come una famiglia"
Miatto tenta di stemperare i toni: "Stendiamo un velo pietoso sull'intera questione"
VITTORIO VENETO - Il sindaco Antonio Miatto tenta di spegnere il fuoco della polemica sulle foibe a Vittorio Veneto. Da giorni infatti continua il dibattito suscitato dagli striscioni di CasaPound, uno affisso nella notte tra il nove e il dieci febbraio, l’altro la notte scorsa. Se il primo recitava “Partigiani titini infami e assassini”, quello più recente, comparso fra via Petrarca e via Antonello da Serravalle, rincarava la dose: “Anpi difende i titini? Negazionismo e quattrini”.
L’associazione nazionale dei partigiani ha replicato in entrambi i casi, annunciando anche una denuncia alle forze dell’ordine. “Tutti ci mettono del loro per incancrenire un discorso antico che andrebbe sopito”, ha commentato il primo cittadino. Secondo Miatto andrebbe posto “un velo pietoso sull’intera questione, che non può trovare soluzione se tutti accampano solo i loro diritti”.
In questi giorni, dopo la comparsa degli striscioni, sono arrivati diversi messaggi di solidarietà nei confronti dell’Anpi, e di condanna dei messaggi veicolati dai manifesti. Dalla Cgil di Treviso al gruppo consiliare Partecipare Vittorio-Rinascita Civica, che ha chiesto al sindaco di "condannare questi episodi e di segnalare presso le autorità competenti questi gesti intimidatori", e ha detto di aspettarsi “prese di posizione simili alle nostre da parte di tutte le associazioni e le forze politiche in città”.
“Tutti hanno i loro meriti e tutti hanno sbagliato – ha dichiarato Miatto, riferendosi ai fatti precedenti e successivi alla Seconda Guerra Mondiale -. E’ ora che ci guardiamo in faccia come una famiglia. Non bisogna accampare solo i propri diritti”.
Lo stesso, secondo il sindaco, vale per i monumenti, che non dovrebbero “essere il ricordo di uno solo e non degli altri”.